L'Italia osserva con interesse Polonia-Argentina. A Gdansk è in corso un teatrino da parte dei padroni di casa: hanno preparato un campo ai limiti (l'ITF lo sta valutando) e glissano sulla formazione. Una trasferta da quelle parti sarebbe molto pericolosa.  

Nel rispetto del suo ruolo, Corrado Barazzutti predica massima attenzione in vista del match contro la Svizzera. E' giusto, ma i numeri dicono che il team rossocrociato vale più o meno come quello russo nella finale di Fed Cup 2013. Senza i big, la Svizzera vale un onesto Gruppo I, con tendenza verso la retrocessione piuttosto che verso la promozione. Per questo è normale che l'attenzione sia su Gdansk (o Danzica, se preferite), dove si gioca un enigmatico match tra Polonia e Argentina. Da lì scaturirà l'avversaria nei quarti. Come spesso accade in Davis, c'è un paradosso: nonostante l'Argentina abbia più giocatori e più tradizione, in chiave Italia è forse meglio che vinca proprio l'albiceleste (al netto dell'enigma Del Potro, obviously). Ma com'è possibile preferire una nazione che ha giocato quattro finali (tre negli ultimi dieci anni) a una, la Polonia, che farà il suo esordio nel World Group dopo 152 partite? E' presto detto: il fattore campo. Contro l'Argentina giocheremmo in casa, in pieno luglio (pare che sia già stata individuata una sede: diciamo che è stato strizzato l'occhio al turismo estivo…), mentre contro la Polonia ci attenderebbe una scomoda trasferta, sia per le difficoltà tecniche (si giocherebbe su un campo ultra-rapido) che per la seccatura di dover giocare indoor subito dopo Wimbledon e ad appena tre settimane dalla trasferta olimpica (si giocherebbe dal 15 al 17 luglio). I polacchi hanno qualche problema di formazione e per questo stanno provando a sfruttare al massimo il fattore campo. Il sito della Coppa Davis dice che la serie si gioca sul Rebound Ace (la vecchia superficie dell'Australian Open, sostituita qualche anno fa dal Plexicushion), ma non è proprio così. In due parole, a Gdansk si gioca sul legno. Sopra vi hanno passato un sottile strato di acrilico. Risultato? Il campo è velocissimo, quasi ingiocabile. Gli argentini hanno inoltrato un reclamo ufficiale all'ITF per verificare se il campo rispetta i parametri regolamentari. Vale la pena spiegare come funziona: ogni competizione ufficiale si deve giocare su una superficie approvata dalla Federazione Internazionale, che ha fissato cinque gradi di veloctà, da 1 a 5. (lenta, medio-lenta, media, medio-veloce, veloce). All'interno di questi parametri si può fare più o meno quel che si vuole.


ALTRI STRATI DI ACRILICO IN ARRIVO?

Gli argentini, già scottati da diverse esperienze negli ultimi 12-13 anni (hanno trovato campi rapidissimi in Bielorussia, Slovacchia, Croazia e Repubblica Ceca) sono convinti che il limite sia stato superato. Da Londra hanno immediatamente spedito un tecnico a Gdansk per capire cosa stia succedendo. Nella giornata di martedì, dopo gli allenamenti, è stato effettuato un accurato test del campo sotto lo sguardo del supevisor Stefan Fransson. I risultati si conosceranno oggi ma non ci saranno conseguenze clamorose: se la superficie fosse considerata regolare si andrà avanti così. In caso contrario, bisognerà ripassare tanti strati di acrilico quanti ne saranno necessari per rientrare nel limite. Ciò che ha indispettito gli argentini è il fatto che il tappeto è già stato utilizzato in almeno tre incontri, uno di Fed Cup e due di Coppa Davis. Significa che è ancora più veloce: chi conosce un minimo le superfici sa che un campo nuovo è leggermente più lento, salvo velocizzarsi con l'utilizzo. Giusto 20 anni fa, Yannick Noah commise un errore di questo tipo. In occasione della semifinale contro l'Italia, fece montare un campo nuovo di zecca a Nantes. Si palleggiava tranquillamente e per poco gli azzurri non fecero lo sgambetto ai galletti di Francia. L'anno dopo, forse memore di quell'episodio, Adriano Panatta curò nel minimo dettaglio il match di Pesaro contro la Spagna, ricorrendo anche a un trucchetto. Come vi abbiamo raccontato su TENNISBEST Magazine, la sera prima degli incontri chiese a Gianfranco Zanola (responsabile di Play-It) di lisciare il campo per renderlo ancora più veloce. Non sappiamo se i polacchi saranno così smaliziati, ma non c'è dubbio che la Ergo Arena ospiterà un incontro di scacchi, oltre che di tennis.


L'IMPREVEDIBILE PRZYSIEZNY, L'ESPERTO KUBOT

La Polonia ha enormi problemi di formazione. E' sempre più probabile l'assenza di Jerzy Janowicz: durante la conferenza stampa pre-draw, il suo capitano Radoslaw Szymanik ha spiegato che il loro Number One si trova a Lodz per effettuare ulteriori controlli al ginocchio. Quest'anno Janowicz ha giocato un solo match, a Melbourne, dopodiché si è procurato un infortunio che in teoria richiede più tempo per una pena guarigione. I polacchi, consapevoli della grande occasione, stanno provando a forzare i tempi. Dovessero perderlo, tuttavia, è in rampa di lancio Michal Przysiezny: inizialmente escluso per un problema alla schiena, l'ex n. 57 ATP (giocatore dall'impressionante discontinuità) si sta allenando con i compagni e sembra in perfette condizioni, almeno cliniche. Il suo ultimo match risale a oltre tre mesi fa, al challenger di Bratislava. Detto che il sostituto, il giovane Kamil Majchrzak, non sembra all'altezza, il secondo singolarista dovrebbe essere Lukasz Kubot. Lo ricordiamo bene: 12 anni fa mise paura all'Italia, battendo Filippo Volandri a Livorno e per poco non restavamo in Serie C per un altro anno (ci salvò Potito Starace, con annessi matchpoint annullati a Mariusz Fyrstenberg). Ha poi vissuto una buona carriera, ma da qualche anno ha virato decisamente sul doppio, dove è top-30 nel ranking di specialità. In singolare è oltre la 600esima posizione ma un paio di settimane fa, su richiesta di Szymanik, ha giocato il challenger di Wroclaw e ha mostrato un discreto livello, battendo Hiroki Moriya (reduce dalla semifinale a Bergamo) e perdendo in tre set da Kravchuk. Insomma, vale molto di più della sua classifica. L'Argentina è priva di Juan Monaco e Juan Martin Del Potro: il capitano Daniel Orsanic, ex ottimo doppista, sembra aver rinunciato al doppio convocando Berlocq e Olivo, mentre in singolare schiererà Leonardo Mayer e l'esordiente Guido Pella. Quest'ultimo è un buon giocatore, sta vivendo il miglior momento in carriera, però è un terraiolo puro. Come reagirà su un campo rapidissimo e davanti gli 11.000 della Ergo Arena? Un enigma che si snoderà in un palazzetto bellissimo, costruito nel 2011 e costato la bellezza di 60 milioni ripagati da un mucchio di eventi sportivi e concerti di primissimo livello: l'inaugurazione l'ha firmata Lady Gaga, poi si sono esibiti personaggi di fama mondiale come Lenny Krawitz, Bryan Adams, Iron Maiden e altri ancora. Da qui a luglio succederanno tante cose, a partire dal recupero (completo, si spera) di Juan Martin Del Potro. Ma in questo momento una trasferta in Polonia (con il pieno recupero dei due singolaristi titolari) non sarebbe per nulla agevole. Un pezzo della Davis azzurra, insomma, si disegnerà nel freddo di Danzica, a due passi dal Mar Baltico.