ROLAND GARROS – Svetlana Kuznetsova si conferma fenomenale a Parigi: vince un match durissimo contro la Kvitova, firmando la 44esima vittoria sugli ultimi 53 match. Ivanovic fuori con la Safarova.
Di Riccardo Bisti – 31 maggio 2014
C’è un rapporto speciale tra Svetlana Kuznetsova e il Roland Garros. Mascherato da una carriera di alti e bassi, il feeling con questo torneo ha proporzioni incredibili. Dal 2004 è sempre arrivata nella seconda settimana salvo che nel 2010, quando perse al terzo turno contro Maria Kirilenko. Ma doveva difendere il titolo conquistato l’anno prima, aveva una pressione particolare. Per il resto, uno spettacolo: il trionfo del 2009, una finale (2006), una semifinale (2008), tre quarti e tre ottavi. Adesso gli ottavi sono diventati quattro (con la prospettiva di andare avanti!) grazie allo splendido successo contro Petra Kvitova. Il successo della fatica, del coraggio, della voglia di vincere. Di quei quintali di retorica forgiati in Spagna, dove “Sveta” è diventata prima una giocatrice e poi una campionessa. E’ stata quasi commovente nel rincorrere le saette scagliate dalla ceca. Anche dopo tre ore di gioco, sotto un sole cocente, continuava a ruzzolare nella spazzatura pur di restare nello scambio. Fosse stata una partita di basket, avrebbe stravinto la gara dei rimbalzi, tenendo vive azioni già morte e sepolte. E' un successo che vale perché la Kvitova ha giocato piuttosto bene, desiderosa di riscatto dopo le sofferenze personali che le hanno fatto perdere qualche chilo (e non è detto che sia un male…). Il problema della ceca è sempre stato un agonismo così così. Stavolta era carica, agitava il pugnetto, sentiva che poteva essere il torneo giusto, soprattutto dopo l’uscita di un mucchio di favorite. In fondo, dopo l’eliminazione delle prime tre teste di serie, soltanto Simona Halep le stava davanti tra le giocatrici rimaste in gara.
PETRA, LA PISTOLA NON BASTA
Ma non aveva fatto i conti col coraggio di “Sveta”, la donna del Roland Garros. Dal 2004 a oggi, ha vinto 44 partite su 53 nel tempio di Bois de Boulogne. Anche nei momenti bui aveva fatto grandi cose, come il 6-1 6-2 rifilato alla Radwanska un paio d’anni fa (poi fu bloccata da una grande Errani) o il partitone dell’anno scorso contro Serena Williams, quando fu l’unica ad andare vicino a batterla. Se non ci fosse stata Justine Henin di mezzo, avrebbe intascato un paio di titoli in più. Il suo tennis è perfetto per Parigi: gambe formidabili, grinta fuori dal comune e un topspin esasperato, soprattutto con il dritto. Armi che le sono servite nel terzo set, quando la Kvitova ha messo i piedi dentro il campo e lucidato la colt. Tirava a tutta: avrebbe vinto contro chiunque, invece la Kuznetsova rimandava di là tutto il possibile, a volte anche l’impossibile. Alla terza, quarta, quinta accelerazione, Petra finiva per sbagliare. Eppure teneva duro, cancellava tre palle break sul 3-4, teneva il servizio e poi saliva prima 5-4 e poi 6-5. Sembrava fatta. Ma Sveta non ha mollato e ha continuato a muoversi per il campo come una ruspa, incurante dei cinque game persi ai vantaggi. Sapeva che ne avrebbe colto i frutti, ed è andata proprio così. Complimenti al suo coraggio, premiato da un ottavo in cui partirà favorita contro Lucie Safarova.
LUCIE, LA CECA CHE NON TI ASPETTI
Mentre sullo Chatrier si consumava il “drama”, sul campo Lenglen, la Safarova infilava l’ennesima sorpresa battendo un’irriconoscibile Ana Ivanovic con un doppio 6-3. Lucie aveva vinto gli ultimi quattro precedenti, ma aveva perso l’unico sulla terra battuta. E la Ivanovic delle ultime settimane sembrava “da corsa”. Invece Lucie ha giocato molto bene, affidandosi alle sue fiondate di dritto che hanno disinnescato l’artiglieria della Ivanovic. Per Lucie è un grande risultato: non raggiungeva gl ottavi addirittura dal 2007. “Sapevo di averla battuta le ultime quattro volte, ma con lei è sempre difficile – ha detto – che bello tornare negli ottavi dopo così tanto tempo”. Quando la Ivanovic ha cancellato una palla break sul 3-3, al termine di un super-scambio di 17 colpi, si pensava che il match girasse a suo favore. Invece Lucie ha ugualmente messo il turbo. Il match sembrava chiuso sul 6-3 3-1, quando sono arrivati gli ultimi fuochi della Ivanovic. Tanti temevano che la Safarova crollasse sul più belo, come le è capitato tante volte in carriera (l’ultima in Australia, dove arrivò a pochi centimetri dal successo su Na Li). No, stavolta ha tenuto con agio l’ultimo turno di battuta e ha potuto gioire con un sorriso a 32 denti. E adesso cercherà di vendicare l’amica Petra.
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...