Neanche dieci mesi fa, Jelena Ostapenko ha fatto un mezzo miracolo nella finale del Roland Garros. Sotto di un set e di un break contro la favorita Simona Halep, ha rimesso in piedi il match e artigliato un clamoroso successo. Per questo, la lèttone non si è fatta trovare impreparata contro “cenerentola” Danielle Collins nella semifinale del Miami Open. E non si è disunita quando l'americana ha preso un break di vantaggio, ha servito sul 6-5 nel primo set e si è procurata un setpoint. Sapeva, la Ostapenko, che il match le avrebbe sempre dato una chance. Giocando una delle sue migliori partite, Jelena si è imposta 7-6 6-3 e ha messo fine all'incredibile corsa della ragazza della Florida. “Sto lavorando sulla mia mentalità: ho bisogno di fiducia per essere più solida” ha detto la Ostapenko, che è appena entrata tra le top-5 ma non sempre ha mantenuto il rendimento mostrato al Roland Garros. In particolare, le è mancata la continuità: magari giocava un match stupendo, poi si disuniva nel successivo. Non ha avuto problemi di questo tipo a Miami, dove ha vinto cinque partite in due set, compresi due test significativi contro Petra Kvitova ed Elina Svitolina. Inoltre, ha vinto tutti i cinque tie-break giocati. Si tratta di segnali importanti, anche in prospettiva. Probabilmente inizia a sentirsi il lavoro con David Taylor, il coach che ha affiancato la madre nello staff di Jelena. L'australiano, tuttavia, non ha modificato l'impostazione aggressiva del suo tennis. Tante giocatrici utilizzano la soluzione in lungolinea solo come ultima spiaggia, come tentativo di tirare un vincente. Per lei, invece, è un modo per costruirsi il punto, per costruirsi nuove opportunità, sentieri tattici nuovi.
COLLINS DA RIVEDERE
La Collins ne è stata vittima per quasi tutto il match, ma ha comunque buone ragioni per recriminare. Recuperato immediatamente un break di svantaggio (la Ostapenko era salita 3-1), ha fatto match pari per tutto il primo set, sia pure aiutata dai tanti errori gratuiti dell'avversaria, trovando il break sul 5-5. Sul 6-5 e 40-30 ha avuto un setpoint, sciupato con un rovescio sparacchiato in rete. È legittimo pensare che il suo match sia finito lì: inesistente nel tie-break, è andata subito in svantaggio nel secondo e non è più riuscita a ricucire lo strappo. “Mi aspettavo un match complicato – ha detto la Ostapenko – ho solo provato a lottare duramente su ogni punto, e credo che questa mentalità mi abbia dato una mano”. In finale troverà Sloane Stephens, in una sfida tra due vincitrici Slam dell'anno scorso. Vincitrici a sorpresa. “Sloane è una grande giocatrice e penso che sarà una buona partita”. Dovesse vincere, la Ostapenko diventerebbe la più giovane trionfatrice a Miami dai tempi di Victoria Azarenka. Chi ama la retorica avrebbe preferito una finale tra Collins e Azarenka, ma per il torneo è meglio così. La Collins viene da due mesi in cui ha giocato su una nuvola: starà a lei confermare di meritarsi il livello che si è conquistata a suon di risultati. È ancora un po' acerba ed possibile che sia arrivata in semifinale sfruttando una serie di circostanza favorevoli, come ad esempio la cattiva prestazione di Venus Williams nei quarti. Però ha avuto il merito di esserci e di farsi trovare pronta ogni volta che ha avuto un'occasione. La finale si giocherà sabato alle 19 italiane (diretta SuperTennis) e sarà il primo scontro diretto tra le due. I bookmakers vedono leggermente favorita la Stephens.
WTA PREMIER MANDATORY MIAMI – Finale
Jelena Ostapenko (LET) b. Danielle Collins (USA) 7-6 6-3