Le ultime stagioni non sono state semplici per Janko Tipsarevic. Il 32enne serbo (ne compirà 33 a giugno) è sistematicamente vittima di guai fisici, che ne stanno rallentando il ritorno nel tennis che conta. Quest'anno aveva iniziato bene, vincendo due Challenger consecutivi a Bangkok. Rientrato nel circuito ATP, ha passato un turno soltanto a Quito, poi è andato fuori all'esordio sia a Buenos Aires che a Rio de Janeiro. Da allora si è fermato e ha saltato anche il recente match di Davis tra Serbia e Spagna. Fuori dal campo, tuttavia, continua a sparare sentenze interessanti. Non molti tennisti parlano apertamente dei colleghi, per questo è ancora più gustoso quando qualcuno lo fa. In un'intervista con la TV serba Sport Klub, l'ex top-10 ha parlato – tra gli altri – di Rafael Nadal e David Ferrer. “Ferrer fumava, poi ha smesso 3-4 anni fa – dice Tipsarevic – ricordo che, prima del nostro match alle ATP World Tour Finals, eravamo al bagno e lui aveva una sigaretta in bocca. Inoltre, molto tempo fa Nadal mangiava un vasetto di nutella e beveva tre litri di Coca Cola ogni giorno. Il tutto quando era numero 2 o numero 3 del mondo”.
“DOPING? MENO DI QUEL CHE SI PENSA”
Parlando a cuore aperto, è andato anche oltre il mondo del tennis. “Un terzo dei giocatori del Bayern Monaco fuma. Lo so perché sono stato al ristorante con loro. E' vero, ci sono cose che non sono le migliori per un'atleta. Io non allenerei mai qualcuno che beve o fuma, ma ognuno ha il suo percorso”. Tuttavia, negli ultimi anni, i fenomeni di questo tipo si sono drasticamente ridotti. Oggi i giocatori stanno attenti a quello che mangiano, investono su se stessi. “E non c'è modo di restare a lungo con un coach, preparatore atletico o fisioterapista se fumi un pacchetto di sigarette al giorno. Ecco perché i 'vecchi' ottengono buoni risultati”. Tipsarevic ha poi detto la sua su uno degli argomenti più dibattuti: il doping. Il serbo è convinto della bontà dei test. “Sono veri, lo so perché sono venuti a casa mia, ovunque si possa immaginare. Credo che il dibattito sul doping sia stato gonfiato a dismisura. Esiste, ma in piccole percentuali. Sono sicuro che i migliori non ne fanno uso. Questa è la mia teoria”. Tipsarevic ha poi spiegato come funzionano i vari passaggi: un campione di sangue o urine viene inviato alla WADA. Per questo, ritiene che non ci siano coperture di nessun genere. Nessun addetto, secondo Tipsarevic, si prenderebbe mai la responsabilità di nascondere un campione positivo. “Non ci sarebbero benefici, sarebbe un rischio ridicolo senza nessun guadagno. Per una cosa del genere si potrebbe anche andare in prigione”.