BRESCIA – Si dice che la vita possa cambiare in un momento. La vicenda di Viktor Galovic ci ha insegnato che, di sicuro, può cambiare in un paio di settimane. Dopo una carriera nelle retrovie, lo scorso luglio il croato d'Italia (si è trasferito nel nostro Paese quando era ancora un bambino) ha vinto il Challenger di Recanati e, subito dopo, è giunto in finale al ricco evento di Braunschweig. Due settimane che hanno dato la svolta alla sua carriera. “Se la svolta non fosse arrivata, a fine anno avrei smesso di giocare – dice Galovic – Il 2017 era un'ultima spiaggia: o la va o la spacca. Per fortuna è andata, adesso cerchiamo di andare avanti così”. Viktor è partito con il piede giusto agli Internazionali Città di Brescia (43.000€, Play-It), superando l'azzurro Lorenzo Frigerio in una partita non così semplice, chiusa con il punteggio di 6-3 6-7 6-2. “Vengo dal torneo di Mouilleron Le Captif, in Francia, dove un campo in Greenset molto ruvido viene montato sopra il legno – spiega Galovic – dunque le condizioni sono molto più lente rispetto a Brescia. Ho fatto un po' fatica a trovare il ritmo, anche se è successo soprattutto nel secondo set, quando ho abbassato l'intensità quasi senza accorgermene. Però devo dire che nel terzo set l'ho ritrovata e non mi sono trovato per niente male. Devo dire che mi aspettavo peggio”. D'altra parte, con un fisico come il suo (193 cm per 88 kg) e un servizio così potente, Galovic può fare sfracelli sui campi ultra-rapidi come il Play-It bresciano. Ne era convinto il suo ex coach, Massimo Puci. A suo tempo, Galovic faceva un po' di resistenza. Oggi come la pensa? “Diciamo che cerco una via di mezzo. Mi piace un campo in duro ma un po' più lento. Qui è difficile giocare, è complicato scambiare e nei momenti di tensione non è semplice essere aggressivo. Più in generale, non ho ancora deciso qual è la mia superficie preferita. A ben vedere, i risultati arrivano dappertutto: vedi la finale a Braunschweig, sulla terra. Insomma, non credo che il mio rendimento dipenda troppo dalla superficie. Ok, non cerco i campi in terra lentissimi… una giusta via di mezzo”.
IL COACH ITINERANTE E LA DAVIS
Vedi giocare Galovic e pensi che non gli manchi nulla per sfondare. La svolta, tuttavia, non arrivava mai. Pure lui era sull'orlo della rassegnazione, fino alle due magiche settimane di luglio. “Non ci avrei messo la firma perché era qualcosa che mi aspettavo. Giocavo bene, lo volevo, era questione di tempo. Avevo avuto segnali importanti nei tornei Futures: ho vinto grandi partite e avevo finalmente trovato la costanza necessaria: in passato giocavo bene un settimana e poi mi perdevo, mentre finalmente quest'anno ho trovato continuità. Però, sì, è stata una sorpresa. Non mi aspettavo di vincere nove partite di fila a livello Challenger. Però avevo la fiducia necessaria ed è andata bene”. Tra le possibili spiegazioni per il salto di qualità c'è la possibilità di avere uno staff finalmente itinerante. A Brescia, per esempio, con lui c'è coach Daniel Panajotti (noto per aver seguito a lungo Francesca Schiavone). Ma quanto è importante avere un coach al seguito, specie per un giocatore che per anni ha viaggiato da solo? “Quest'anno ha fatto la differenza – racconta Galovic – avendo qualche risorsa in più, spesso sono stato accompagnato dal preparatore atletico. È basilare avere una figura di riferimento, non tanto per il consiglio tecnico ma perché sa quello che stai facendo, nonché quello di cui hai bisogno in determinati momenti. È un aiuto di cui non avevo mai potuto usufruire”. E allora sono arrivati i risultati: uscito dalle sabbie mobili dei tornei Futures, ha continuato a giocare discretamente (una vittoria su Nicolas Almagro, quarti a Ortisei) e ha fatto esperienze importanti. Intanto l'esordio in uno Slam, con le qualificazioni allo Us Open, poi la convocazione in Coppa Davis. Dopo aver rappresentato a lungo l'Italia, Galovic ha scelto di giocare per la Croazia. La decisione è diventata definitiva con la convocazione per lo spareggio in Colombia. “Un'esperienza enorme – dice – giocare per una nazione è un grande onore, specie se hai in squadra il numero 5 del mondo. All'inizio è stato un po' pesante perché era un ambiente nuovo, giocatori nuovi, non sapevo bene dove girarmi… però poi mi sono trovato ottimamente. Cilic? Un giocatore determinato e molto ordinato in tutto quello che fa. Osservandolo, credo di aver capito cose importanti”. Nella settimana in cui festeggia il best ranking (oggi è n.213 ATP), Galovic darà l'assalto ai top-200 proprio a Brescia. Al secondo turno se la vedrà con il vincente di Arnaboldi-Berankis.