“Più potere ai professionisti”. È ciò che si legge nelle proposte di modifica allo statuto della Federazione spagnola: l’intenzione è di costituire un comitato giocatori, con potere decisionale sulla scelta dei capitani di Coppa Davis e Fed Cup. Dopo il caso Leòn, pare abbiano imparato la lezione.A ognuno il suo. Mentre in Francia le parole di Michael Llodra hanno mosso un polverone contro Jo-Wilfried Tsonga, reo – a detta del connazionale – di avere troppo potere decisionale in tema Coppa Davis, la Spagna si avvicina a un cambiamento totalmente opposto, che darà ai giocatori molto più peso nella scelta di chi andrà a guidare le nazionali. Una rivoluzione quasi obbligata dopo l’ammutinamento dei migliori contro Gala Leòn, scelta nel settembre del 2014 per sostituire Carlos Moya dopo la sconfitta in Brasile, ma sollevata dall’incarico prima del successivo match, il luglio scorso contro la Russia. Da Rafael Nadal a Feliciano Lopez (uno dei più accaniti) tutti si sono scagliati contro la decisione dei vertici RFET di mettere alla guida del team una persona senza grandi rapporti con i giocatori, punta di un iceberg ben più grande, che ha portato addirittura alle dimissioni del presidente federale Josè Luis Escanuela, in carica dal 2009 ma dimissionario il luglio scorso, dopo essere stato inibito dal proprio ruolo. Al caso Leon, che era destinata a passare alla storia come il quinto capitano femmina di un team di Davis e invece ci è entrata perché cacciata ancor prima dell’esordio in panchina, la Federazione – guidata ad interim da Fernando Fernández-Ladreda – ha messo una pezza con Conchita Martinez (già alla guida della Fed Cup dal 2013), e a quanto pare ha capito l’errore. Lo dimostra uno dei punti della proposta di modifica dello statuto federale, firmata dal nuovo presidente nazionale e dai presidenti delle varie federazioni territoriali (Catalana, Valenciana, Galiziana), che verrà discussa fra una decina di giorni. Nella lettera si legge dell’intenzione di “costituire un Comitato di giocatori, che comprenderà necessariamente tre uomini e tre donne fra i primi cinque spagnoli del ranking mondiale, e sarà tenuto a esprimersi sulle nomine dei capitani e sul piano sportivo della Federazione”.
 
OBIETTIVO TRASPARENZA
L’attuale direttivo ha inviato una richiesta al CSD (Consejo Superior de Deportes) perché autorizzi lo svolgimento delle elezioni federali nel primo trimestre del prossimo anno, ma procederà con la discussione delle nuove proposte già il prossimo 12 dicembre, quando saranno sottoposte all’assemblea federale. Oltre alla costituzione del comitato dei ‘pro’ (per il quale al momento sarebbero eleggibili Nadal, Ferrer, Lopez, Bautista e Garcia-Lopez fra gli uomini; e Muguruza, Suarez-Navarro, Arruabarrena, Dominguez-Lino e Torro-Flor fra le donne), le proposte più significative riguardano l’ampliamento da 100 a 180 dei membri dell’assemblea che comprende giocatori, club, federazioni territoriali, tecnici e arbitri, la riduzione dei mandati da presidente a un massimo di due, la crescita da 20 a 30 dei membri del Consiglio Federale, e l’obbligo per l’assemblea di riunirsi entro i primi sei mesi di ogni anno, per approvare il bilancio del precedente. In più, il ranking nazionale andrà aggiornato in maniera trimestrale, e sempre sul sito della RFET dovranno comparire gli elenchi di allenatori e ufficiali di gara certificati. Facendo un paragone con l’Italia, eccetto la pubblicazione trimestrale del ranking (la FIT lo fa due volte l’anno), il nostro sistema pare decisamente più avanti. Come emerge praticamente da ogni punto della proposta spagnola, l’obiettivo principale è la trasparenza. C’è la seria intenzione di fare chiarezza dentro a un sistema che negli ultimi mesi ha mostrato tante ombre e più di una crepa, venute a galla proprio con la promozione della Leòn, per la quale il Consiglio Superiore dello Sport ha anche aperto un procedimento contro alcuni dirigenti federali. Chissà che proprio il caso Leòn, che tanto ha fatto discutere, non diventi il punto di partenza per individuare mele marce e falle nel sistema, e ridare dignità a un Paese che vanta alcuni dei più grandi campioni, ma a livello federale pare tutt’altro che invidiabile.