Sempre più giocatori ammettono di non nutrire nessuna passione per il tennis e di giocare soltanto per soldi. Impressionano le dichiarazioni della 17enne Destanee Aiava, che si è confessata ancora prima di entrare tra le top-100. “Voglio comprare una casa ai miei genitori, ma il tennis non è come pensa la gente. Mi sono stufata di sentirmi dire che dovrebbe piacermi”.

“Magari mi capita di controllare a fine giornata ed esclamare 'Wow, oggi ho vinto un sacco di soldi!'. Va bene, ma non è il motivo per cui gioco a tennis”. Sono passati circa 25 anni da quando un giovane Pat Rafter, alle prime esperienze nel tour, raccontava le motivazioni che lo spingevano a giocare. Da allora sono cambiate tante cose. Anche in Australia, dove la cultura sportiva dovrebbe essere ai massimi livelli. Ma se ci sono un Nick Kyrgios che ha ammesso candidamente di non amare il tennis e di giocare “solo perché altrimenti non saprei che fare” e un Bernard Tomic che sbeffeggia chi lo critica ostentando le sue ricchezze, spuntano le dichiarazioni della 17enne Destanee Aiava, giocatrice dal sicuro avvenire, frutto di un incrocio di razze (la mamma è samoana, il padre è neozelandese di origini maori). Impegnata al torneo ITF di Canberra, dove ha perso in finale contro la connazionale Olivia Rogowska, ha candidamente ammesso di giocare a tennis solo per soldi. Si era parlato di lei a inizio anno, quando è diventata la prima giocatrice nata negli anni 2000 a vincere una partita nel circuito WTA (a Brisbane), nonché la prima a giocare nel main draw di uno Slam (l'Australian Open, agguantato vincendo i play-off locali). Quest'anno ha scalato circa 300 posizioni e si è accomodata al numero 147 WTA (oggi è n.169), pronta a firmare il salto tra le grandi già a partire dall'anno prossimo. D'altra parte, è l'unica a guadagnare in famiglia: dopo 3 anni, un certo tipo di vita non la diverte più. Ed ecco la frase shock: “Gioco ancora a tennis per via del denaro”.

CRUDA ONESTÀ
"Sono cresciuta in un ambiente povero, la mia casa era grande come una cabina. Mi sono abituata a uno stile di vita povero e vorrei raggiungere il lusso. I soldi sono la motivazione per cui gioco: ognuno di noi desidera un migliore stile di vita per il futuro. E i soldi aiutano. Non posso mentire, voglio finirla, penso che l'onestà sia la cosa migliore: è la luce in fondo al tunnel ed è quello che voglio. Quando avrò raccolto soldi a sufficienza, smetterò di giocare”. Certe parole sorprendono se pronunciate da una ragazza di 17 anni che non ha ancora vinto né dimostrato nulla. Le motivazioni agonistiche dovrebbero essere al massimo. Al contrario, i suoi sembrano discorsi da chi è a fine carriera. Ma Destanee non si vergogna. “L'anno prossimo compirò 18 anni e mi vorrei comprare una casa in modo da essere indipendente, ma i miei genitori sono separati e mi piacerebbe comprarne una a entrambi. Sono stati di grande aiuto per la mia carriera e senza di loro non sarei qui, per questo vorrei ridare indietro il più possibile. Sono molto motivata a giocare per loro: in questo momento le uniche entrate arrivano da me, dunque ci sono molte aspettative. Sì, questa è la ragione per cui sto ancora giocando”. Nei giorni scorsi, la Aiava ha giocato sugli stessi campi dove aveva iniziato Nick Kyrgios, altro emblema di crudele onestà nelle dichiarazioni e nei comportamenti, fin quasi all'autolesionismo. Non a caso, Destanee lo ha preso a esempio, almeno per l'onestà. “Nick è stato il primo ad ammettere che il tennis non è come la gente pensa. Mi sono un po' stufata di sentir dire che dovrei godermi i viaggi e che dovrei amare lo sport. La realtà è che il gioco è completamente diverso da come lo percepite. Quando sei in campo hai molta pressione e tante aspettative: vorrei soltanto mostrare a tutti che non è bello come sembra”. Le somiglianze con Kyrgios non finiscono qui: come lui, anche la Aiava è una grande appassionata di basket. “Non ci posso giocare per evitare infortuni, ma adoro guardarlo. È uno sport di squadra, c'è un bell'ambiente e lo trovo molto rilassante da guardare”. L'onestà va sempre apprezzata, ma viene da domandarsi se una carriera animata dal solo fuoco del Dio Denaro possa avere la stessa efficacia – a parità di qualità – di chi nutre una sincera passione.