Il test completo della Wilson Pro Staff RF 97 Autograph. Racchetta per soli (super) agonisti…A CHI LA CONSIGLIAMO
Al super (super) agonista, che gioca con pochissima rotazione, sempre in avanzamento, all’attacco perpetuo, che sa usare bene il back, il gioco di volo, la sensibilità, che ha un braccio allenato, con i colpi che gli escono facili e con un set-up delle corde che preveda il budello e la possibilità di cambiarlo spesso. Insomma, Roger Federer o giù di lì.
LA CORDA IDEALE
Nessun dubbio: budello naturale o ibrido con budello naturale. Se volete eliminare un vostro (antipatico) avversario, fatelo giocare un’oretta montata con una 4G o similare e per un mesetto lo vedrete solo con dei grossi impacchi al braccio. Il telaio è molto demanding, la corda deve quantomeno aiutare in uscita di palla e nella resa delle rotazioni (quel poco di top, quel molto di back). Abbiamo perfino preferito la versione full natural gut per una maggior tenuta di tensione, ma volendo imitare Roger al 100%, bisogna optare per il budello mixato con l’Alu Power, magari con il monofilo sulle orizzontali come ha scelto di fare Roger (“Perché? L’ho provata così e mi è piaciuta. La prima partita l’ho persa contro Gaudenzi a Roma, non un grande inizio (ride n.d.r.) ma poi ho vinto Amburgo e tutto è andato per il meglio”. Comunque, corde super sensibili e tensioni basse (anche 19-20 kg), ricordandosi di cambiarle spesso.
GIUDIZIO FINALE
Spero che gli amministratori delegati delle varie filiali Wilson siano stati avvisati per tempo, prima di trovarsi una serie di manager sull’orlo di una cirsi di nervi, visto che a 24 ore dal lancio della nuova racchetta di Roger Federer, il testimonial in causa ha annunciato che il suo corpo gli ha consigliato di riposarsi fino alla prossima stagione.
Abbiamo assistito a lanci abortiti ben più gravi a Cape Canaveral, ma nel piccolo mondo del tennis, difficilmente si ha memoria di un telaio tanto atteso soprattutto perché utilizzato (e in questo caso anche in parte disegnato) da un dato personaggio, che poche ore dopo ha annunciato una lunga pausa agonistica, di almeno cinque mesi. Ma dopotutto Federer negli ultimi anni ha giocato qualche scherzetto alla Wilson, come quando fece scalare di un anno l’uscita del suo nuovo telaio fin quando non ne trovò uno talmente convincente da sostituire la sua mitica Pro Staff Original. Il tutto, nella consapevolezza che, pur con l’allargamento a 97 pollici quadrati, si tratta pur sempre di una delle racchette commercialmente più difficili, non fosse che l’aurea che avvolge RF riesce a convincere anche dei 4.3 che valgono un 4.6, che tutto sommato non è così ingiocabile.
In ogni caso, avremmo voluto attendere l’esordio di Roger alle Olimpiadi per proporvi il nostro test completo. Dato che questo non avverrà, ecco le nostre opinioni.
Il telaio è identico nelle sue caratteristiche tecniche all’ultimo modello. Cambia la grafica, certamente molto curata, con un mix di opaco e lucido nero, impreziosito da scritte argentee. Lo stesso Federer ha partecipato quale assistant designer alla creazione di quello che potrebbe essere l’ultima versione della sua racchetta (Claudio Mezzadri, ben introdotto nel sistema svizzero ha detto che l’intenzione di RF è continuare ancora due anni): ne è uscito un telaio elegante, forse un po’ troppo funereo ma che ben si adatta allo spirito (super) agonistico che rappresenta.
Perché una cosa deve essere chiara: se questa racchetta la usa solo Roger Federer, un motivo ci sarà. Il telaio è solo per professionisti o quasi. Un noto coach ci ha detto (“Potrebbe andar bene solo se sei un seconda categoria che ha uno stile simil-Roger. Ma deve essere un seconda categoria buono buono). Muovere i circa 360 grammi della racchetta incordata è roba per pochi. Certo, i primi minuti, quando il braccio regge, si palleggia centrale e si colpisce la palla ‘iena e precisa, sembra che tutto fili piscio. Quando poi ci giochi due set, la palla va e soprattutto arriva sporcata, ogni tanto finisci in recupero e il match supera l’ora e mezza (con la viglia o la necessità di tornare a giocare il giorno dopo), allora capisce che nel mazzo delle decine di racchette che offre il mercato, puoi trovare qualcosa più efficace per il tuo gioco.
L’ovale è stato mantenuto (se Dio vuole) a 97 pollici quadrati, il profilo a 21,5 mm (che già non sono 19…) e il bilanciamento a 31,5 centimetri, un buon compromesso col peso, anche se non sufficiente a renderla facile da muovere. L’inerzia, cioè l’attitudine alla spinta, è chiaramente notevole: 332 punti. In buona sostanza, se il braccio è allenato, giocate sempre in forcing e controllando lo scambio, avete gesti puliti, colpi (quasi) totalmente piatti, al massimo un back di rovescio e centrate lo sweet spot nove volte su dieci, allora potete cavarvela. Però se volete più top spin, se tutto sommato il back (sontuoso con la RF) vi esce anche con la Burn e non riuscite, sempre e contro tutti, a giocare in forcing, soprattuytto più la partita va avanti, allora meglio rivolgersi altrove.
E qui sta il punto. Il 95% degli appassionati italiani non dovrebbe giocare con questa racchetta. Gli adepti del fuoriclasse svizzero dovrebbero conservarla come una reliquia, altri utilizzarla per qualche specifico allenamento, quando ci si vuole obbligare a picchiare più forte e con maggior precisione. Oppure se fate parte della schiera dei tennisti-masochisti, quelli che vogliono di mostrare di esser bravi nonostante la racchetta, che il merito è loro, che la palla è finita a due dita dalla riga perché hanno tocco, sensibilità e precisione. Anche questo, pur nel suo estremo, è un motivo valido per provare (ogni tanto) a utilizzare la RF.
IN LABORATORIO
Dati sostanzialmente identici alla versione precedente, anche se l’aspetto estetico è più elegante, agonistico e “cattivo”. Lunghezza tradizionale, ovale da 97 pollici, incordata il peso sfiora i 360 grammi per un bilanciamento di 31,5 e un’inerzia, leggi attitudine alla spinta di 332 punti: notevole. La rigidità si avvicina a quota 70, con un profilo a 21,5 millimetri e uno schema di incordatura da 16 x 19. Insomma, roba per super agonisti.
TEST IN CAMPO
Lorenzo, 45 anni, classifica 3,4
Ah, la sensazione di giocare il back alla Roger, di piazzare la volée di diritto come lui… il problema è riuscirci. Se giochi con qualcuno contro il quale mantieni sempre l’iniziativa, ci puoi anche provare, ma se devi anche un po’ remare…. saluti. E poi comunque torni alla Burn, alla Pure Drive, alle racchette di questo genere, e capisci che puoi spingere con un quinto della fatica, e peccato se qualche volta perdi controllo. Ma almeno riesci a far saltare la palla, giocare senza problemi per più giorni di fila o con facilità anche se son dieci giorni che non tocchi la racchetta. Insomma, la racchetta deve essere un’amica, non il contrario. Sarà meno affascinante ma più interessante la versione più leggera.
Riccardo, 46 anni, classifica 4.1
La PS 85 è stata sempre il mio riferimento, quindi con la 97 mi trovo bene perché sono abituato a telai pesanti, con ovale piccolo, a giocare piatto o back e spingere sempre a dovere. Certo, la versione più leggera si adatterà meglio al mio livello.
Fabio, 34 anni, classifica 2.7
Ripeto come ogni volta: la RF va bene per un seconda categoria (ma buono buono) che ha un tipo di gioco alla Federer. Ne conosco tanti, ma così, pochini…
Aldo, 60 anni, classifica 4.4
(al terzo minuto…) Ma che è?
Giorgio, 28 anni, classifica 3.2
Il back esce bene e certamente colpire pieno, con i piedi a posto, il peso sulla palla, è una goduria per precisione e la sensazione che si prova. Anche perché uno si immagina Roger… Però finisce lì, perché ci sono tante al tre racchette che aiutano di più, compresa questa nella versione più leggera.
Giacomo, 56 anni, classifica 4.2
Ah, cosa darei per usare la racchetta del mio Roger. Però, meglio torni ai miei 290 grammi, fin quando riesco a muoverli.
Luca, 50 anni, classifica 3.5
Io butto e la ributto. Con la RF tiro piano, corto e dopo mezz’ora il braccio non regge più. Torno alla mia Burn, thanks!
Francesca, 21 anni, classifica 2.7
Bella sensazione quando palleggi perché gioco solo piatto e la palla ti arriva sempre rpecisa. Poi se ci vai in partita e devi giocare in recupero o non sei in posizione di spinta perfetta, fatichi a far uscire la palla, colpire fuori dallo sweet spot è un attimo e in generale non fai camminare la palla. E poi alla lunga è dura.
Diego, 45 anni, classifica 3.1
Credo di giocare un bel tennis, ma per questa servono i professionisti. Quelli veri.
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