In dodici mesi sono cambiate tante cose. Quando è uscito il tabellone dello Us Open 2017, Simona Halep doveva rispondere a un mucchio di domande. Sarebbe mai diventata numero 1 WTA? Avrebbe mai vinto un torneo del Grande Slam? I dubbi c'erano, legittimi. Inoltre, l'urna di New York (il sorteggio della nuova edizione si terrà oggi alle 20 italiane) le aveva fatto un dispetto, mettendole contro la regina della comunicazione, Maria Sharapova. Ne è venuto fuori un gran match, uno dei più belli dell'anno, che però le è costato l'immediata eliminazione. E sono spuntati altri punti interrogativi. L'avvio del 2018 non ha contribuito a spazzarli via, giacché è arrivata a tanto così dal vincere l'Australian Open, peraltro dopo aver combattuto per tutto il torneo con un problema a una caviglia. Ma lo sprint decisivo l'ha infilato una giocatrice che aveva dovuto rispondere più o meno alle sue stesse domande: Caroline Wozniacki. Le quasi tre ore di partita l'hanno spedita a smaltire la delusione in ospedale, poiché ha avuto bisogno di 4 ore per riprendersi da un principio di disidratazione. “Voglio vincere, eppure continuo a perdere. Ma sto ancora aspettando, forse la quarta finale sarà quella buona” disse a Melbourne. Tra le sue fortune, c'è stata quella di non perdere la fiducia di coach Darren Cahill, che pure nel 2017 l'aveva lasciata per un paio di mesi, salvo poi riprenderla perché era rimasto impressionato da un ritrovato atteggiamento positivo. “Avevamo lavorato su una serie di strutture per cercare di aiutarla a migliore, ma continuava a intralciarsi. Quindi non sapevo se fosse un blocco dovuto a me o più legato a lei – avrebbe spiegato Cahill quando il sodalizio è ripreso – fondamentalmente era un problema con me, aveva bisogno di sentire una voce nuova”.
FINALMENTE SLAM
La perseveranza le ha consentito di conquistare il numero 1 WTA, lo scorso ottobre. Rimaneva l'obiettivo Slam: prima del Roland Garros ha raggiunto una buona finale a Roma, ottenendo vittorie di prestigio contro Osaka, Garcia e Sharapova (succosa rivincita) prima di cedere a Elina Svitolina. Per ovvie ragioni tecniche, il Roland Garros è il torneo che le si addice di più. Finalista nel 2014, nel 2017 si era trovata in vantaggio 6-4 3-0 contro Jelena Ostapenko, prima che la lèttone chiudesse gli occhi e tirasse la bellezza di 54 colpi vincenti. Di nuovo in finale, ha trovato Sloane Stephens e ha vissuto una scenario opposto. L'americana si è trovata a due game dal successo (6-3 4-4). In quel momento, Simona ha pensato che non ce l'avrebbe fatta. Quel pensiero l'ha liberata e le ha permesso di rimettere in piedi la partita. “Tra me e me, mi sono detta che non ce l'avrei fatta neanche questa volta. Ma andava bene, dovevo solo continuare a giocare. Quando ho iniziato a vincere game in successione, ho pensato che l'anno prima mi era successa esattamente la stessa cosa. Ero avanti di un set e di un break, poi ho perso. Quindi mi sono detta che c'era una chance di rimonta e vittoria”. Il suo successo ha scatenato un Paese intero, la Romania, che l'ha accolta come una principessa al ritorno in patria, destinandole addirittura uno stadio di calcio.
"SE NON TI ARRENDI, SE LAVORI, SE CORREGGI I TUOI DIFETTI…"
Trovare la risposta vincente ai quesiti che l'avevano attanagliata per anni le ha tolto qualche energia, tanto che a Wimbledon ha giocato così così. Ma sul cemento americano ha ripreso a vincere, trionfando a Montreal (ancora contro la Stephens, campionessa in carica dello Us Open) e raggiungendo la finale a Cincinnati. Con saggezza, ha rinunciato al torneo di New Haven e si è presentata a Flushing Meadows con 17 vittorie nelle ultime 19 partite, splendente numero 1 e favorita del torneo. Abbiamo sostenuto per anni che il tennis femminile non ha una vera regina. Simona non possiede il carisma di Serena Williams e non buca lo schermo come Maria Sharapova, ma è una numero 1 legittima. Si è presa lo scettro a suon di risultati e ha messo tra sé e il gruppo un buon distacco. Vanta oltre 2.000 punti di vantaggio su Caroline Wozniacki nella classifica WTA, e 1.878 su Angelique Kerber nella Race che porterà al Masters di Shenzhen. “La pressione è scomparsa, il mio sogno si è avverato – dice la Halep – adesso non sono più travolta dal pensiero di vincere uno Slam. È bello trovarsi in questa situazione”. E allora, occhio alla numero 1. Sul cemento del Queens vanta una semifinale nel 2015 (KO con la Pennetta) e i quarti nel 2016, quando si inceppò con Serena Williams. Il resto, è storia recente. In una scintillante sessione serale, le due si sono prese a metaforici schiaffi per due ore e mezza e si impose la giocatrice che – all'epoca – aveva più self confidence. Molti pensarono che quella partita avrebbe rilanciato la russa e magari disarcionato la rumena da certe speranze. È successo esattamente il contrario. “Non credo che essere la n.1 mi porterà una maggiore pressione – dice Simona – prima era molto più grande perché tutti dicevano che non avrei mai vinto uno Slam perché ero debole mentalmente. Ma adesso ce l'ho fatta, dimostrando che se non ti arrendi, se lavori, se correggi i tuoi difetti, puoi essere in grado di realizzare i tuoi sogni”. E comunque, con la Sharapova numero del seeding, il sorteggio fa un po' meno paura.