Clamorosa sconfitta per Roger Federer, battuto dall’americano per la terza volta su 24 scontri diretti. Implacabile nel terzo set, Roddick ha messo a tacere chi lo dava per finito.
Kevin Anderson, Xavier Malisse, Denis Istomin, Philipp Kohlschreiber, Flavio Cipolla e Pablo Cuevas. Non si tratta dei consigli per una scommessa multipla. Sono alcuni dei giocatori che hanno battuto Andy Roddick negli ultimi 12 mesi. Fuori dai primi 10, poi dai primi 20, infine addirittura dai primi 30, la carriera dell’americano sembrava finita, destinata a un inesorabile declino nonostante debba compiere ancora 30 anni. E invece il miracolo contro Roger Federer, oltre a costituire una clamorosa sorpresa, potrebbe rilanciarne le azioni. In due ore di grande tennis, soprattutto nel terzo set, Roddick si è imposto con il punteggio di 7-6 1-6 6-4 e vola negli ottavi a Miami. Più che i punti, per lui conta il balsamo psicologico per la vittoria contro la sua bestia nera. I due si erano affrontati 23 volte, con Roddick vincente in due sole occasioni: a Montreal nel 2003 (era la sua magica estate) e proprio a Miami nel 2008. Per il resto solo batoste, alcune molto dolorose. Su tutte la finale di Wimbledon 2009, persa 16-14 al quinto. A parte il passaggio a vuoto nel secondo set, per una sera Roddick è tornato quello di 7-8 anni fa. Ingiocabile al servizio (notevolissima la percentuale di prime palle) e molto aggressivo con i colpi da fondocampo. Riusciva a tenere il ritmo indiavolato imposto da Federer. Ha meritato la vittoria, perché al momento di chiudere il braccio non ha tremato. Sotto 15-30 nell’ultimo game, si è ricordato di essere un campione e ha chiuso con un servizio vincente. Edoardo Bennato e Gianna Nannini l’avrebbero definita una “notte magica”.
Prima del match, Roddick aveva ammesso quasi con rassegnazione: “Federer è stato il più grande ostacolo della mia carriera. Il suo tennis si sposa troppo bene con il mio”. Vero. Se non ci fosse stato lo svizzero, avrebbe portato a casa almeno altri 4-5 Slam. Ma con i “se” e con i “ma” non si scrive la storia. Semmai ci si ricorda di alcune battute dell’americano quando era numero 2 del mondo. “Prima di parlare di una vera e propria rivalità tra me e Roger, beh, dovrei cominciare a batterlo qualche volta”. E poi: “Vorrei odiarlo, ma è una persona troppo per bene e non ce la faccio”. I due si stimano, si è visto anche al momento della stretta di mano. L’esibizione del Madison Square Garden, vinta da Roddick, sembrava un episodio. Federer era strafavorito, in virtù delle 40 vittorie negli ultimi 42 match. Se c’era un giocatore contro cui non ci si aspettava una sua sconfitta, beh, era proprio Roddick. Federer non ha giocato male. Le statistiche erano tutte a suo favore: stesso numero di ace, e un bilancio migliore tra colpi vincenti ed errori (43 a 26 contro il 30-19 di Roddick), ma ha sciupato troppe occasioni. Dopo aver dominato il secondo, ha perso l’occasione di prendere il largo in avvio di terzo set. Nel terzo game, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato il break di Roddick. C’era ancora tempo per rimediare, ma il Kid del Nebraska ha tenuto con antica autorità gli ultimi quattro turni di battuta. Per Federer è una delle sconfitte meno amare in carriera, che non scalfisce quanto di buono fatto negli ultimi mesi. Per Roddick, al contrario, è una rivincita contro chi lo dava per finito. “Vogliono sbarazzarsi di me – aveva detto un mese fa a Delray Beach – ma ci sono giocatori che hanno appena due anni meno di me e il mio stesso ranking che vengono ancora definiti ‘emergenti’. Non dimenticate che da qui a Wimbledon ho appena 120 punti da difendere…”. Miami è il torneo giusto per ricominciare a mettere fieno in cascina. Negli ottavi se la vedrà con Juan Monaco, che nell'ultimo match di giornata ha battuto in rimonta Gael Monfils. E' finita 4-6 6-3 6-4 con l'argentino capace di vincere gli ultimi quattro game.
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