AUSTRALIAN OPEN – Semfinale Radwanska-Cibulkova. La polacca mette a nudo le carenze della Azarenka e la umilia alla distanza. La slovacca approfitta di una disastrosa Halep.
le fasi salienti dei successi di Cibulkova e Radwanska
Di Riccardo Bisti – 22 gennaio 2014
Una semifinale Slam tra Agnieszka Radwanska e Dominika Cibulkova: chi l’avrebbe mai detto? Pochi, ma il tennis è bello anche per questo. E adesso Na Li diventa la grande favorita dell'Australian Open. Ma ormai siamo all’anarchia pura e può succedere di tutto. Pensate a cosa sarebbe successo se Lucie Safarova avesse sfruttato il suo match point contro la cinese…oggi è stato il gran giorno di Agnieszka Radwanska, elegante polacca dal tennis leggero e fantasioso, tanto da far innamorare Andy Murray, uno dei pochi tennisti uomini ad apprezzare il tennis femminile. Gli piace quel gioco un po’ sonnolento ma pieno di soluzioni. Piace molto meno a Victoria Azarenka, bicampionessa del torneo, schiantata alla distanza fino 6-1 5-7 6-0 finale. Oltre alla gioia per il successo (prima semifinale in uno Slam diverso da Wimbledon), la polacca sarà particolarmente contenta del modo in cui è maturato. Nel primo e nel terzo set ha letteralmente giocato al gatto col topo, mettendo a nudo le carenze tecniche della Azarenka. La bielorussa è fortissima, ma è una delle giocatrici che vanno più in difficoltà quando viene cacciata dalla sua confort-zone. Con i nervi è riuscita a strappare il secondo set, ma ha perso il match in avvio di terzo, quando ha sciupato quattro palle game nel gioco inaugurale. Una di queste ha visto un passantino stretto della polacca in risposta a un colpo a botta sicura. Da mal di testa. Gliel’hanno anche fatto vedere subito dopo il matchpoint. “E’ semplicemente frutto di 20 anni di allenamento” ha detto la Radwanska, sempre piuttosto moderata nelle esultanze.
Dentro di sè, tuttavia, sarà stata felicissima. Battere la Azarenka non è una semplice vittoria contro la numero 2 del mondo, da cui aveva perso 13 volte su 16, ma è la rivincita su una rivale che non ama. Un paio d’anni fa, le due erano state protagoniste di una polemica a distanza. Si cominciò proprio all’Australian Open, quando la polacca disse la sua sull’eccessivo grunting di alcune giocatrici, a suo dire troppo rumorose. “Non credo che sia necessario gridare così forte. Per questo, se la WTA volesse intervenire, non sarebbe male”. Ovviamente la Azarenka si sentì chiamata in causa. La diatriba deflagrò qualche settimana dopo a Doha, quando la Azarenka ostentò un infortunio alla gamba sinistra durante la loro semifinale, salvo poi vincerla in due set. E vinse anche il torneo. “Ho perso molto rispetto per lei. Credo che a questi livelli non si debbano vedere certe scene” disse Aga. La vicenda si è sgonfiata, ma la ricordano ancora. Lo testimonia la gelida stretta di mano e la frettolosa uscita dal campo di Vika. Era imbufalita. Nel quinto game del terzo set è stata umiliata in tre occasioni. Prima si è fatta trovare impreparata su un disperato recupero di Aga, e ha affossato la volèe. Poi ha perso un punto molto spettacolare, in cui ha avuto tre occasioni di passare l’avversaria a rete, invece la ha consentito di fare il fenomeno e chiudere con una veronica e tre volèe. Infine, non è stata in grado di chiudere un punto in cui aveva un netto vantaggio. Ed è stata infilata da un passantino in corsa. Una resa incondizionata che tolto il sorriso anche a Redfoo, appollaiato in tribuna giocatori con un’improbabile maglietta con scritto “Team Vika”. Se l’effetto è questo, farà bene a non indossarla più.
Nel match inaugurale, è bastata appena un’ora a Dominika Cibulkova per spazzare via Simona Halep con un durissimo 6-3 6-0. Non c’è stata partita, salvo una piccola reazione della rumena dall’1-4 al 3-4 nel primo set. Poi è stata un fantasma. Il perchè lo ha spiegato lei in conferenza stampa: “Non c’ero mentalmente. Prima della partita ero agitata, svuotata, e non ho espresso il mio tennis. Ho pagato l’inesperienza, spero di avere altre chance in futuro”. Si è sentita l’assenza di un coach, anche se lei non pensa sia una necessità assoluta. “Non dico che ho bisogno di un coach. Ho certamente bisogno di essere più rilassata prima di scendere in campo”. Nel frattempo, tuttavia, la manager Virginia Ruzici ha preso contatto con Wim Fissette, ex allenatore di Clijsters e Lisicki. I due si incontreranno la prossima settimana a Parigi e vedranno se ci sono le basi per iniziare un lavoro. “Non l’ho ancora conosciuto” ha tagliato corto la Halep, visibilmente delusa. Grande gioia per la Cibulkova, in cerca di una continuità che le è sempre mancata. Anche per questo, non è mai entrata tra le prime 10. “Ok, sono la più piccola del tour, ma ho altre qualità. Mi muovo molto rapidamente, sono aggressiva, potente, ho ottimi colpi da fondocampo”. Con queste armi, ha centrato la seconda semifinale Slam in carriera dopo quella del Roland Garros 2009. “Ma allora ero troppo giovane. Adesso sono molto più esperta. Più matura, direi”. Per battere la Radwanska, da cui ha perso 6-0 6-0 nella finale di Sydney, dovrà esprimere tutte queste qualità. Altrimenti sarà dura.
AUSTRALIAN OPEN 2014
Singolare femminile – QUARTI DI FINALE
Eugenie Bouchard (CAN) b. Ana Ivanovic (SRB) 5-7 7-5 6-2
Na Li (CHN) b. Flavia Pennetta (ITA) 6-2 6-2
Dominika Cibulkova (SVK) b. Simona Halep (ROM) 6-3 6-0
Agnieszka Radwanska (POL) b. Victoria Azarenka (BLR) 6-1 5-7 6-
La grande gioia di Dominika Cibulkova
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