US OPEN – I giovani non emergono: subito fuori Grigor Dimitrov e Jerzy Janowicz. Passano ma non convincono Raonic e Tomic. L’impietoso paragone con 10 anni fa.
Sofferente a una schiena, Jerzy Janowicz ha tirato appena tre ace
Di Riccardo Bisti – 27 agosto 2013
Il sito dello Us Open si è posto la domanda, con un pizzico di ironia. “In che anno Grigor Dimitrov vincerà la sua prima partita in questo torneo?”. Lo scherno è legittimo: su Dimitrov sono (erano?) riposte molte speranze di chi resterà orfano di Roger Federer. La gestualità, nuda e pura, li accomuna. I risultati, sempre meno. In realtà, fino a un paio d’anni fa, Dimitrov stava rispettando la tabella di marcia. Poi è rimasto indietro. Nessuno ipotizzava che potesse ricalcare la carriera del campione di Basilea, ma neanche il disastro di questo Us Open, dove ha colto la terza sconfitta al primo turno in altrettante partecipazioni. Dimitrov si è arreso a un carneade, il modesto portoghese Joao Sousa, con il punteggio di 3-6 6-3 6-4 5-7 6-2. E’ una sconfitta che fa rumore, non solo perchè Dimitrov aveva lo status di testa di serie, ma perchè tutti si aspettavano un terzo turno contro Novak Djokovic, rivincita del match di Madrid che sembrava (sembrava…) averlo consacrato. Invece registriamo l’ennesima batosta, giunta sotto gli occhi di una Maria Sharapova presente a New York solo da spettatrice. Dimitrov ha commesso sette doppi falli, mentre il numero 95 ATP ha giocato con attenzione e solidità, sorprendendo in risposta. Adesso può giocarsela contro Nieminen, nella speranza di poter affrontare Djokovic al terzo turno. Il più contento di questo risultato sarà proprio il serbo, che vede un ostacolo in meno fino all’atteso quarto di finale contro Juan Martin Del Potro.
La pessima giornata della “New Wave” del tennis maschile è stata accentuata dalla brutta sconfitta di Jerzy Janowicz, battuto dal qualificato argentino Maximo Gonzalez, altro prodotto dell’immensa “cantera” di Tandil, che noi ricordiamo per aver battuto Andreas Seppi a una vecchia edizione del Roland Garros. Per Gonzalez, reduce dalle qualificazioni, era il primo match dell’anno nel circuito ATP dopo che si era dedicato esclusivamente ai challenger. A differenza di Dimitrov, il polacco ha l’alibi di una cattiva condizione fisica, confermata dai terrificanti dati al servizio. Neanche il peggior Janowicz tirerebbe la miseria di tre ace in tre set, conditi da 11 doppi falli. Un problema alla zona lombare della schiena lo ha debilitato. Forse non era neanche in grado di giocare, ma l’assegno del primo turno (32.000 dollari) è ancora molto allettante, anche se sei uno dei giovani più interessanti del circuito. Meno di un anno fa, Janowicz rivelò di aver dovuto rinunciare alla trasferta in Australia per assenza di fondi. Memore di questo, come avrebbe potuto rinunciare a un guadagno così facile? E pazienza se ha commesso 53 errori gratuiti e concesso 16 palle break a un pedalatore argentino. Insomma, il risultato non ha una grossa valenza tecnica anche se ridimensiona un giocatore che quest’anno ha raccolto punti soprattutto nei grandi tornei (su tutti, la semifinale a Wimbledon). Il sito dello Us Open si chiede se questa sconfitta è un motivo di preoccupazione per Janowicz, oppure si tratta di un incidente di percorso. Siamo propensi per la seconda, anche se andrà valutata l’entità di un infortunio che potrebbe rallentarne la crescita.
Più in generale, i giovani stanno faticando ad emergere. Prendiamo Bernard Tomic, classe 1992, di cui si parla molto (forse anche perchè viene da un paese importante come l’Australia) ma che continua a deludere. Negli ultimi 12 mesi, gli articoli su di lui hanno riguardato soprattutto vicende extra-tennistiche. Prima gli eccessi di velocità con la macchina, poi le risse sui tetti dei palazzi, infine la polemica riguardante papà John (peraltro non ancora conclusa). In tutto questo, Bernie ha giocato bene soltanto a Wimbledon. E allo Us Open ha rischiato di perdere contro il terraiolo Albert Ramos. Al secondo turno, non avrà vita facile contro Daniel Evans. Alla fine, l’unico affidabile risulta Milos Raonic, che un paio di settimane fa ha raggiunto la sua prima finale Masters 1000 (al torneo amico di Montreal) e ha azzannato un posto tra i primi 10. Allo Us Open ha pescato il nostro Thomas Fabbiano, vincendo in tre set (6-3 7-6 6-3 lo score), ma non è azzardato dire che i colpi migliori li abbia tirati il pugliese, che peraltro è appena un anno più grande di lui. Raonic è riuscito a emergere perchè è dotato di un servizio-bomba, un fisico già formato e una sorprendente maturità per chi deve compiere ancora 23 anni. Se non migliora in tutte le zone del campo, tuttavia, rischia di non arrivare mai in cima. C’è un dato, scovato da Andrea Nizzero sul sito della FIT, che fa riflettere. 10 anni fa, ai tempi dello Us Open, la top-10 era composta da ben cinque giocatori nati negli anni 80 (Juan Carlos Ferrero, Andy Roddick, Guillermo Coria, Roger Federer e Lleyton Hewitt). Oggi ci sono quattordici "novanta"…tra i primi 100, e soltanto quattro tra i top-50 (Raonic, Janowicz, Dimitrov e Pospisil). Le ragioni sono molteplici. La prima, probabilmente, riguarda la sfrenata fisicità del tennis odierno. Tuttavia, non siamo convinti che sia tutto qui. Probabilmente c’è anche dell’altro. A partire dai demeriti di alcuni ragazzi citati in questo articolo.
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