Da quando Garbine Muguruza ha assunto Sam Sumyk, è tornata a splendere. E a vincere. La spagnola si è aggiudicata il Premier Mandatory di Pechino ed entra a pieno titolo tra le top-players. Se qualcuno pensava che la finale a Wimbledon potesse essere un caso, la splendida campagna cinese (finale a Wuhan e, appunto, vittoria a Pechino) ne certifica la qualità. E adesso può permettersi atteggiamenti da top-player, dando forfait al torneo di Hong Kong. Meglio così: qualche giorno di riposo e poi destinazione Singapore, dove potrebbe anche essere la favorita numero 1. Riavvolgiamo il nastro: Sam Sumyk ha abbandonato Victoria Azarenka dopo una lunga partnership e si è accasato con Eugenie Bouchard. I risultati sono stati disastrosi e la separazione non proprio indolore. Tempo due mesi ed eccolo nell'angolo di Garbine, che nel frattempo aveva terminato la collaborazione con Alejo Mancisidor. Subito finale a Wuhan ed ecco la prima vittoria, battendo in finale Timea Bacsinszky col punteggio di 7-5 6-4. Con questo successo, Garbine salirà al numero 4 WTA ad appena un punto dalla terza posizione di Maria Sharapova. C'è un pizzico di delusione per la Bacsinszky, che ha visto sfumare le chance di accedere alle WTA Finals. Forse le avrebbe meritate. Se l'è giocate con un'estate disastrosa, culminata in quattro sconfitte consecutive tra Toronto, Cincinnati, New Haven e Us Open. In un primo set colmo di break, la svizzera è salita 5-2 ma non ha avuto la capacità di chiudere. La Muguruza ha trovato la giusta aggressività e ha firmato cinque giochi consecutivi. Sotto 2-0 nel secondo, si è rimessa rapidamente in sesto e ha chiuso con agio anche il secondo.
GARBINE, A SINGAPORE PER VINCERE
Per Garbine è il secondo titolo in carriera ed è il più bel regalo di compleanno per i 22 anni, compiuti giovedì. La spagnola è la più giovane a vincere un torneo così importante dal 2011, quando una 21enne Petra Kvitova si era aggiudicata le WTA Finals. La Bacsinszky si consola con l'ingresso tra le prime 10 e ha commosso la gente con il suo discorso post-premiazione. “Vorrei dedicare questo torneo a qualcuno in particolare. Arrivo da molto, molto lontano. Due anni fa avevo praticamente smesso e quell'uomo laggiù, il mio coach Dimitri, mi ha aiutato ogni giorno. Hai portato Wawrinka tra i primi 10 e oggi ce l'hai fatta anche con me. Grazie”. Da parte sua, Garbine ha espresso una viva soddisfazione per il risultato. “In questo momento il ranking WTA vede solo tre giocatrici davanti a me. E' una bella sensazione, vuol dire che sto facendo le cose nel modo giusto”. Sulla finale ha ammesso di essere scesa in campo un po' nervosa. “Venivo dalla finale di Wuhan e mi ero detta che avrei dovuto vincere. A volte non è il pensiero giusto, però che vuoi farci…”. C'è la sensazione che tra le Under 25 sia proprio lei la più affidabile, la possibile numero 1 del futuro. Questo ruolo avrebbe dovuto essere della Kvitova, che però si è fermata sul più bello e ha mostrato importanti lacune fisiche e mentali. E poi adesso c'è Sumyk: “Sono molto felice di lavorare con lui. Dopo questi tornei asiatici decideremo cosa fare in futuro. Mi piace il modo in cui stiamo lavorando, è molto professionale e sa cosa bisogna fare: per è me è importante avere qualcuno che sappia cosa devo e non devo fare”. Adesso, per esempio, c'è un Masters da vincere. Tra assenti e colleghe incerottate, Garbine può davvero dire la sua.
PREMIER MANDATORY PECHINO – Finale
Garbine Muguruza (SPA) b. Timea Bacsinszky (SUI) 7-5 6-4