Tramandare il rovescio a una mano: è quello che proverà a fare Margarita Gasparyan, 18enne che ha voluto giocarlo a tutti i costi. “Ci sono voluti 4 anni per abituarmi”.
La Gasparyan a colloquio con coach Demekhin
 
Di Riccardo Bisti – 17 ottobre 2012

  
E' stata una folgorazione. Mosca, primo turno, spalti vuoti. Da una parte l’esperta Lucie Safarova, solida top-20. Dall’altra un volto nuovo, sconosciuto. Un UFO improvvisamente entrato nei radar. Ma è il caso di segnarsi questo nome, nelle teste ma anche nei cuori: Margarita Gasparyan. Il ranking WTA la vede al numero 227. E’ la ventesima russa, nemmeno la più giovane. E' ancora un cucciolo (è nata il 1 settembre 1994), ma Irina Khromacheva le sta davanti (è n. 185) ed è più giovane di otto mesi. Eppure gli organizzatori hanno scelto lei per una wild card. Ha perso con onore (6-3 4-6 6-2 lo score), ma questa ragazza è un diamante. Tira un meraviglioso rovescio a una mano, di quelli che profumano di storia. Si mette di fianco, fa l’ultimo passo con la gamba destra e scaglia un colpo tanto efficace quanto balsamico. Si, balsamico. Perché se spulciamo la classifica WTA, tra le prime 100 troviamo solo quattro giocatrici che non ricorrono alla mano sinistra. Due italiane (Roberta Vinci e Francesca Schiavone) e due spagnole (Carla Suarez Navarro e Lourdes Dominguez Lino). Dalle sue parti, tra la steppa e la metropoli, insegnano un tennis diverso. Corri e tira, tira e corri. Ancora più rigido di quello teorizzato da Nick Bollettieri. In effetti avevano impostato così anche Margarita. Eppure… “Io ho sempre voluto giocare il rovescio a una mano, ma per lungo tempo ho utilizzato il colpo a due mani. Per cambiare e adattarmi al nuovo movimento ci sono voluti quattro anni. Ma è il mio colpo migliore”.
 
Margarita ha una delicata aria acqua e sapone. E’ una bella ragazza, dalle lunge leve e l’atteggiamento giusto. Non strilla, ma si vede che ci tiene. Al suo fianco c’è Sergei Demekhin, coach-Brad Pitt che qualche anno fa aveva condiviso i momenti migliori nella carriera di Vera Zvonareva (i due hanno cessato di collaborare nell'aprile 2011: da allora, la carriera della Zvonareva è un disastro). Un coach giovane e preparato, che prima del match contro la Safarova ha voluto catechizzarla a lungo. E hanno avuto una fitta conversazione anche dopo: “Mi ha detto che ho giocato bene, ma continueremo a lavorare per sistemare quello che non va”. A parte il calo di concentrazione che le è costato il terzo set, la Gasparyan ha mostrato tante belle cose. E il carattere non le manca, nemmeno fuori dal campo. “Possibile che a Mosca ci siano sempre gli spalti vuoti? Guardo gli altri tornei e sono pieni di gente, perché alla Kremlin Cup non è così?”. Ha appena 18 anni ma ragiona come si deve. “Ho perso per motivi psicologici. A questi livelli non devi pensare a chi hai di fronte. Devi solo scendere in campo e giocare, senza pensare all’avversaria”. Quando le hanno chiesto gli obiettivi, ha detto che non ha senso parlare di numeri. “Vorrei semplicemente giocare l’Australian Open, adesso ho ancora un paio di tornei entro la fine dell’anno”. Un posto nelle qualificazioni non glielo toglie nessuno. Quest’anno ha giocato pochi tornei, alternando l’attività junior (due anni fa ha vinto la Fed Cup Junior) a quella WTA. Ma ha vinto quattro tornei ITF da 25.000 dollari: tre a Mosca, in primavera, e uno qualche settimana fa a Yoshkar-Ola. Ha giocato poco fuori dalla Russia, ma è giunto il momento di tentare il salto di qualità.
 
A parte Carla Suarez Navarro (classe 1988), le migliori interpreti del rovescio a una mano non sono più giovanissime. Sulle graziose spalle di Margarita, dunque, ci sarà una pressione ancora maggiore. Tra le più giovani è l’unica, insieme a Naomi Broady, a tirare questo colpo. Ma la gigantessa britannica ha già 22 anni e e non è mai andata oltre il numero 185 (oggi è 274). Insomma: è possibile che sarà la sola Margarita a dover tramandare alle nuove generazioni la bellezza e l’efficacia di un colpo in via d’estinzione. Il tennis femminile (ma anche il maschile…) ha preso una direzione molto chiara, in cui il rovescio a una mano è diventato raro come i papiri, i documenti in greco antico o le particelle di sodio in una nota marca di acqua minerale. Chissà se si rende conto di avere un compito così importante. Il fatto che abbia voluto giocarlo a tutti i costi è un bel segnale. Noi la seguiremo, sperando che riesca a sfondare. Se ce la farà, potrebbe diventare una giocatrice-chiave nella storia del tennis. Non crediamo di esagerare.