LE PAROLE DELLE FINALISTE – Ha evitato di parlare di Grande Slam per due settimane, ma dopo la vittoria Serena non ha potuto sottrarsi. “Quando ho iniziato a pensarci? Poco dopo la premiazione. Sono tre anni di fila che vinco a New York…”Capelli sciolti, solito sorrisone a 32 denti e tanta voglia di condividere la gioia per il suo ultimo trionfo. Serena Williams si è presentata così in conferenza stampa, dopo aver indossato per la sesta volta la corona di regina di Wimbledon, ma soprattutto aver aggiunto il terzo mattone al progetto Grande Slam. Quelle due parole che se accostate diventano qualcosa di sacro, che sui campi del circuito non si vede dal 1988. Allora fu Steffi Graf a completare il poker d’assi più famoso del mondo, ventisette anni dopo ci riproverà Serena, e vien da pensare che ci riuscirà. Sicuramente, se lo merita al 100%, per mettere l’ultima ciliegina su una torta che di spazio non ne ha quasi più, nonostante continui a crescere di anno in anno, Slam dopo Slam. Prima degli Australian Open erano diciotto, qualche mese dopo sono ventuno, e non è finita qua. Per tutto il torneo non ha voluto sentir parlare di Grande Slam, ma dopo il successo la campionessa americana non ha più potuto sottrarsi. “Quando ho iniziato a pensare a New York? Non in campo, non durante la premiazione, ma diciamo poco dopo. È normale. Però sono pensieri positivi. Ho vinto gli Us Open per tre anni di fila, spero che questo non sia quello in cui la striscia s’interrompe. Voglio far bene di nuovo, ma come sempre non sarà facile. A ogni torneo del Grande Slam ci sono 127 giocatrici che non vogliono vedermi vincere. Nulla di personale, ma semplicemente perché vogliono farcela loro. Andrò a New York per dare il massimo. Se sono riuscita a completare di nuovo il Serena Slam (4 Slam di fila, ma non nello stesso anno solare,ndr), significa che posso completare l’opera”. Dodici mesi fa era triste, dopo aver perso presto nei primi tre Major, un anno dopo rieccola con tutti i titoli in bacheca. “Sono dodici anni che ci riprovo, e non ce l’ho mai fatta. Un paio d’anni fa non avrei mai pensato di riuscirci di nuovo. Detenere tutti i quattro titoli del Grande Slam è incredibile”.
NIENTE APPAGAMENTO, SI GUARDA AVANTI
Ma qual è il segreto di Serena Williams? A sentire le tanta attività fisica, con sport diversi, danza contemporanea in primis, per tenersi in forma al 100%. Proprio lei che fino a una certa età non conosceva il significato del termina palestra, eppure vinceva comunque. “Mi sento meglio ora rispetto a quando ero più giovane. Certo, ho più dolori e quant’altro, ma sento di poter dare di più di una volta. Non mi è mai piaciuto fare attività fisica oltre al tennis, ma ho capito che è necessario per stare bene. Faccio un po’ di tutto, ci sono un sacco di sport che aiutano a star bene”. Ecco spiegato come diventare la più longeva vincitrice Slam di sempre. “Veramente? È fantastico. Non mi fa sentire vecchia. Con tutte le nuove tecnologie d’allenamento, le carriere degli sportivi sono sempre più lunghe”. Quella di Garbine Muguruza, invece, è solo all’inizio, ma promette benissimo, e i complimenti di ‘Serena’ sanno molto di investitura. “È una grande giocatrice. Mi aveva già battuto, ha fatto grandi cose in questo torneo, è scesa in campo per vincere e ha dato tutto”. In effetti, in un paio di frangenti è riuscita a metterla sotto. “Stava giocando molto bene, fortunatamente sono riuscita a capire quale problema risolvere. Lo stesso è successo dal 5-1 del secondo set: lei ha continuato a rispondere bene, io ho ripreso a servire male. Già dall’allenamento di stamattina mi sono accorta che qualcosa non andava”. Ce l’ha fatta comunque, e al termine del match quasi non si è accorta di aver vinto. “Non ne ero sicura. Non sapevo se avrei dovuto andare a servire di nuovo. Ero molto concentrata. Non ho sentito 'game, set, match', ero confusa. Mi sono detta: ‘hai vinto o no?’”. Il bello viene ora, con lo Us Open da vincere e la consapevolezza (o quasi) di non poter sbagliare. “Devo cercare di stare concentrata al massimo e non pensare a quello che ho già fatto. Se mi volto, trovo tanti motivi per essere appagata. È una cosa che non voglio fare. Un giorno, quando mi ritirerò, potrò guardarmi indietro e dire ‘dai, ho fatto un buon lavoro’”.
MUGURUZA: UN TORNEO PER CRESCERE
Wimbledon ha confermato la tendenza dei primi mesi dell’anno, ma come detto e ripetuto dovrebbe aver consacrato Garbine Muguruza, una delle sicure protagoniste degli anni a venire. Oggi le è andata male, ma può soltanto sorridere, ancora di più se guarda all’edizione del 2014, quando perse addirittura al primo turno. “Sono venuta qui con una mentalità diversa. Non ho mai amato l’erba, ma ho continuato a dire a me stessa che l’erba mi piaceva, che avrei potuto giocarci bene. L’ho fatto ogni giorno, ha funzionato”. Serena non le ha dato scampo, ma la spagnola è riuscita comunque a fare il suo match, mostrando di non avere troppo timore. Atteggiamento ideale per arrivare. “Con Serena è così, basta perdere un paio di punti per perdere il match. Ho provato ad allungare gli scambi, sentivo che con quello schema avrei avuto una chance, ma non ci sono riuscita. Però sono contenta di come ho giocato. In campo mi sono sentita libera. Da questo torneo e questa finale esco più forte. Sono state due settimane colme di emozioni, nelle quali ho imparato tante cose. Ho imparato che anche una campionessa come Serena soffre la pressione, e sentirmi dire certe cose da una leggenda del suo calibro è senza dubbio un onore. Mi ha aiutato a sentirmi meglio dopo la sconfitta”. A giudicare da come ha reagito al KO, ha capito benissimo che questa non sarà la sua ultima finale Slam. “Non sono delusa, lascio questo torneo con tante motivazioni in più, anche a livello umano. Sono state due settimane dure, ho passato tanto tempo a cercare di rimanere concentrata, tranquilla nonostante stessi vivendo una realtà per me nuova, diversa. Non ho mai pensato ai risultati ottenuti, ma sempre a quello che mi attendeva il giorno dopo. Un comportamento che mi ha aiutato a crescere”.
Circa l'autore
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...