I numeri non tradiscono: il francese è più bravo a giocare le finali rispetto al connazionale Gael Monfils, che ne ha perse 17 su 22. Il derby transalpino a Marsiglia non fa eccezione e Simon si aggiudica una finale combattuta, chiusa solo al tie-break del terzo set.Era la migliore finale possibile, quella al torneo ATP di Marsiglia tra Gael Monfils e Gilles Simon. Due francesi in terra francese. Due beniamini del pubblico che assiepa numeroso e festante il Palais des Sport. Due grandi amici, da tempo, che condividono financo lo stesso allenatore. Finale che si è rivelata emozionante, ricca di pathos e colpi di scena, fino all'ultimo scambio. Alla fine è Simon a prendersi il dodicesimo titolo in carriera su diciassette finali. Nella stessa città dove, otto anni or sono, aveva colto il primo. Il risultato conferma che questo giocatore, non molto incline all'empatia e la spettacolarità, riesce quasi sempre a spuntarla quando arriva in finale. L'esatto contrario dello sconfitto. Eterno sconfitto. “Deve ancora nascere chi sia in grado di battere Gerulaitis 17 volte di seguito” ironizzava su se stesso il compianto campione americano. Chissà quando nascerà, invece, chi riuscirà a perdere più di diciassette finali. Proprio come accaduto a Gael Monfils. Diciassettesima sconfitta, appunto, su ventidue finali disputate. Quasi una sentenza. Nemmeno i precedenti contro Simon gli sorridevano. Gilles aveva vinto quattro dei cinque scontri diretti, l'ultimo all’Australian Open 2013. Sa essere letale con il suo gioco logorante, mortifero e monotono, in perfetta antitesi con la ricerca ossessiva del colpo spettacolare e ad effetto. E son proprio queste carte che si gioca, Gael, nei primi scambi. Accorcia gli scambi, ruba il tempo all'avversario e lo sorprende. Il break arriva subito, sull'1 pari. Ma è un effimero quanto flebile vantaggio. Gilles ha superato la fase di rodaggio e comincia a macinare il suo solidissimo quanto sfiancante piano di battaglia. Recupera il break e, imperturbabile, non si fa più sorprendere. Sul 3 pari annulla tre palle break e aspetta i set point lungo il fiume. Che arrivano, sul 5 a 4, in un game di servizio che Monfils gioca in modo disastroso.

AL FOTOFINISH LA SPUNTA SIMON
Simon potrebbe infierire, ma decide di prendersi una pausa di riflessione. E si concede a Monfils, che inscena la sua versione migliore. Quella tanto folle quanto spettacolare. Quella che strappa gli applausi a scena aperta. E che, in un tennis con regole diverse, forse avrebbe potuto regalargli ben altri successi. Sei giochi a uno, il resoconto impietoso della seconda frazione. Si va al terzo. Tutto da rifare. Ma ecco che Gilles ritorna in mezzo a noi. Si desta. E parte subito a spron battuto. Tiene il servizio, lo strappa a Gael, stordito e sorpreso dal risveglio dell'avversario. Il match si fa ora davvero entusiasmante. Colpi da chapeau si alternano a errori madornali. C'è il controbreak di Monfils, immediato. C'è lotta all'ultimo scambio fino a giungere al tie break. Che, dopo un illusorio minibreak ottenuto da Gael in apertura, scivola velocemente nelle mani di Simon. Prima 5-3, poi il 7-4 finale. Per poi sedersi, in silenzio per minuti interminabili, fino al momento della premiazione. Lasciando intravedere anche un filo di emozione. In fondo è un essere umano anche lui.
 
ATP MARSIGLIA – Finale
Gilles Simon (FRA) b. Gael Monfils (FRA) 6-4 1-6 7-6