Lo strano mondo di Denis Istomin. L'uomo che ha interrotto il dominio di Djokovic in Australia è allenato dalla madre, ha ricevuto in regalo un frigorifero quando giocò contro Nadal, ha rischiato di perdere nei play-off asiatici contro un carneade indiano, ama la musica classica…e altro ancora.

Vive a Mosca da 10 anni, ma ogni tanto Denis Istomin torna a Tashkent. Chissà come lo accoglieranno. Sette anni fa, quando giocò la sua prima finale ATP (a New Haven) e sfidò Rafa Nadal allo Us Open, la sua federazione gli fece un regalo curioso: un frigorifero con scritto "Best Shot", in onore ad alcune giocate contro Rafa. Dopo il successo su Djokovic all'Australian Open, c'è da aspettarsi che gli regalino un appartamento…o giù di lì. Denis non diventerà mai un numero 1, anzi, potrebbe perdere da Pablo Carreno Busta al terzo turno. Ma per un giorno, un benedetto giorno, è lui il più famoso di tutti. E' il giusto premio per un ragazzo che non si è mai arreso, più forte degli accanimenti del destino. La storia è nota: nel 2001, mentre si recava a un torneo Future in Uzbekistan, è rimasto coinvolto in un incidente stradale. Ha rischiato di morire, ma se l'è cavata con un ginocchio sbriciolato. Lo hanno portato in ospedale e lo hanno ricucito con 80 punti di sutura. E' rimasto in ospedale per tre mesi e mezzo. Secondo la leggenda, un dottore gli disse che non avrebbe mai più giocato a tennis. Il trionfo su Djokovic gli è valso la possibilità di raccontare come andarono le cose, per davvero. “Non ha detto che non avrei più giocato. Semplicemente, non pensava che avrei ricominciato a giocare. E' stato un brutto incidente, ma devo dire grazie a mia madre. Lei ha sempre creduto in me, mi ha semplicemente detto di andare avanti e allenarmi”. E così, tre anni dopo, ha ripreso a palleggiare. Piano piano, è diventato un buon tennista. Qualche risultato degno di nota in mezzo a tanta sostanza, buona per restare a galla.  

I MATCHPOINT DI GUNNESWARAN
Un anno e mezzo fa, il primo (e unico) titolo a ATP, a Nottingham. In 34 partecipazioni Slam, ha raggiunto per due volte la seconda settimana: a Wimbledon 2012 e allo Us Open 2013, quando tolse ad Andreas Seppi la libidine di diventare l'unico italiano di sempre a centrare gli ottavi in tutti gli Slam. Lo batté al terzo turno, prima di cedere a Murray. Poi qualche vittoria di tappa, di quelle che si dimenticano dopo un paio di giorni: David Ferrer a Indian Wells, Stan Wawrinka a Wimbledon. Quello che ha combinato a Melbourne, invece, passerà alla storia. Istomin come Rosol, Darcis, Stakhovsky…buoni mestieranti che hanno avuto il loro quarto d'ora di gloria, come disse Andy Warhol, anche se qualcuno nutre più di un dubbio sulla paternità della frase. “Se pensi di non avere possibilità, non c'è motivo di scendere in campo – ha detto dopo l'impresa su Djokovic – però è irreale, lo ammetto. Se prima del torneo mi avessero detto che avrei battuto Djokovic, avrei risposto: 'Ma sei pazzo o cosa?'. Pensavo fosse impossibile batterlo, soprattutto in cinque set. Non credevo di reggere, né fisicamente, né mentalmente”. Invece lo ha fatto, firmando una favola che è iniziata un mese e mezzo fa, quando si è presentato a Zhuhai per i play-off Asia-Pacifico. E' un evento organizzato da Tennis Australia, con la possibilità di azzannare una wild card per tutti i giocatori asiatici non compresi tra i top-100. In semifinale, Istomin ha annullato tre matchpoint all'indiano Prajnesh Gunneswaran (n.319 ATP). Per una questione di centimetri, è rimasto a galla. In caso di sconfitta, a Melbourne avrebbe dovuto giocare le qualificazioni, rischiando di restare fuori dal main draw dopo 32 apparizioni Slam consecutive. “Non è la prima volta che gioco un play-off, era già capitato nel 2006, quando ero stato ammesso come wild card e ho affrontato Roger Federer. L'anno scorso ho avuto qualche problema fisico e sono uscito dai top-100. E' stato bello poter giocare questi play-off….anzi, grazie all'Australia per averli organizzati!”.

“CHIAMATEMI PURE MAMMONE”
​Spesso ha pescato i più forti, in Australia. Djokovic nel 2010, ancora Djokovic nel 2014…ma quest'anno era diverso. Ha impiegato quattro ore e quarantotto minuti prima di alzare le braccia al cielo, più orgoglioso che felice. “Magari dopo questo successo sarò un po' più famoso in Uzbekistan, anche se non ci torno così spesso”. Insieme a Farrukh Dustov, hanno sfiorato per quattro volte l'accesso al World Group di Coppa Davis (2009, 2012, 2014, 2015). Ci proveranno ancora, anche se è sempre più difficile. Lui non ha mai saltato una convocazione, come fosse una specie di indennizzo per non vivere più nel paese. Questo successo, tuttavia, ha un significato ancora più profondo. E dolce, molto dolce. Istomin è allenato da mamma Klaudiya, sua unica allenatrice da quando gira nel circuito. E' la domanda a cui ha deve rispondere più spesso: “Come si lavora con la madre?” Ovviamente, gliel'hanno fatta anche oggi. “Non penso sia difficile. Quando la famiglia fa parte del tuo team è una bella cosa. Sono fortunato ad avere mia madre come coach. Inoltre è buono non dover pagare un estraneo, resta tutto in famiglia. Abbiamo un grande rapporto, ci capiamo al volo”. Ripete le stesse cose da anni, spesso cavandosela con qualche battuta. Spesso deve spiegare agli uffici dei tornei che la devono accreditare come coach e non come accompagnatrice. "Poi ogni tanto capita di condividere la stanza d'albergo. E' un problema, perché così non posso portarmi le ragazze in camera!”. Fu lui, tanti anni fa, a volerla come allenatrice. Lei faceva già la coach e aveva seguito diversi giocatori. E' una ex tennista, conosce bene il gioco. “Mi allena in modo tradizionale: palleggia con me, cerca di sistemare la tecnica, la tattica, tutto il resto. Mi aiuta sul piano mentale e mi incita a non mollare. La verità è che vuole i miei risultati, non i miei soldi. Lavora con me perché sono suo figlio”. Lo ha educato bene, visto che nel 2011 il buon Denis si è laureato in Educazione Fisica presso l'Università di Tashkent, e ha una passione molto raffinata: la musica classica. Ma ha avuto una bella ispirazione: lo zio Mikhail, infatti, fa il violoncellista negli Stati Uniti. Fedele al suo mondo, forse un po' strano per chi non lo conosce, Denis ha fatto il suo capolavoro. Magari perderà al prossimo turno, ma intanto si è preso il suo posto nella storia del tennis. Chi l'avrebbe mai detto.