Neanche la decima finale è quella buona: il francese cede per il terzo anno di fila a Kuala Lumpur. Vince Nishikori, più freddo di lui nei momenti importanti. Julien cercherà di consolarsi con la Coppa Davis.

Di Riccardo Bisti – 28 settembre 2014

 
Chissà se Julien Benneteau avrebbe preferito vincere un titolo ATP, oppure è contento di aver trionfato in doppio a Roland Garros. In coppia con Edouard Roger Vasselin, quest’anno ha firmato un’impresa che rende meno dolorosa la maledizione delle finali. Ormai è vittima di un complesso, è inevitabile che sia così. Quando è sceso in campo contro Kei Nishikori a Kuala Lumpur, sapeva che gli occhi sarebbero stati tutti su di lui. Aveva giocato nove finali e e le aveva perse tutte, comprese le ultime due al torneo malese. Nonostante il giapponese sia più forte di lui, si pensava che la legge dei grandi numeri gli avrebbe dato una mano. Invece no, niente da fare. Decima finale e decima sconfitta, record assoluto dell’Era Open. Benneteau condivideva il triste primato con due connazionali: Pat Dupre e Cedric Pioline. Il primo si è salvato in extremis, vincendo la decima e ultima finale a Hong Kong nel 1982. Da par suo, Pioline si riscattò vincendo a Copenaghen e da allora cambiò registro, vincendo cinque delle ultime otto. Si tolse persino la soddisfazione di vincere un Masters 1000, addirittura in territorio francese (già, perchè il Country Club di Monte Carlo si trova in Francia e non nel Principato di Monaco). Per una volta, gli occhi erano su di lui e non su Kei Nishikori, braccato dai giornalisti giapponesi manco fosse un imperatore. Per un giorno, invece, anche gli occhi a mandorla erano su Benneteau. Lo sono stati ancor di più quando il francese ha preso un break di vantaggio nel primo set e lo teneva con i denti, cancellando una palla break dopo l’altra. Sembrava che il destino, i famosi pezzi del puzzle, si fossero finalmente messi al loro posto. E invece no, la pazienza di Nishikori ha pagato fino a premiarlo col 7-6 6-4 finale. “La partenza è stata difficile, lui giocava molto aggressivo – ha detto Nishikori – io ho aspettato la mia opportunità, ho avuto tante palle break e non ne ho sfruttata neanche una. Nell’ultimo game lui ha avuto quache incertezza e ne ho approfittato. Nel secondo set era più stanco di me e io ho alzato il livello, anche se non ho espresso il mio miglior tennis”. Cercherà di mostrarlo a Tokyo, dove è attesissimo dal pubblico locale e dove due anni fa fece impazzire di gioia i giapponesi.
 
MENO MALE CHE C'E' IL DOPPIO
A Benneteau restano i cocci e la grande delusione. “Per me è stata una grande settimana, e comunque in finale ho giocato la mia migliore partita – ha esalato Benneteau, cercando di mascherare la delusione – semplicemente Kei è stato più bravo nei momenti chiave, soprattutto a fine primo set. Ho avuto tante occasioni, ma contro certi giocatori non puoi permetterti di fallirle. Dovevo giocare il mio miglior tennis e ce l’ho quasi fatta”. E’ proprio quel “quasi” che rischia di diventare una maledizione per l’allievo di Loic Courteau, che pure guarda al futuro e cerca di essere propositivo. “Sono comunque felice per il mio livello. E’ dura tenere la giusta intensità in ogni punto, in ogni game. Devo migliorare per essere più solido”. Come Robredo (classe 1982, lui è del 1981), Benneteau non ha nessuna intenzione di mollare e vede margini di miglioramento nel suo tennis. Ammirevole. Per sua fortuna c’è il doppio, dove non è vittima di alcuna maledizione. Anzi, ha vinto 10 finali su 15 e dove potrebbe togliersi la soddisfazione più bella in novembre, quando la Francia ospiterà la Svizzera nella finale di Coppa Davis. Per ora, capitan Clement ha puntato su Tsonga e Gasquet sia in singolare che in doppio, ma Julien farà parte del quartetto e non è detto che contro i fenomeni Wawrinka e Federer non cambi strategia. E Benneteau è il primo della lista. Magari sul piano individuale si ricorderanno le delusioni (anche se vanta una semifinale Masters 1000, un quarto a Roland Garros e una bella vittoria su Federer a Bercy), ma quando deve condividere le gioie si è tolto belle soddisfazioni: non solo il trionfo a Parigi, ma anche un bronzo olimpico e due Masters 1000. Se poi dovesse arrivare anche la Davis, magari da protagonista…il record negativo passerebbe in secondo piano. Nel frattempo Nishikori incassa il sesto titolo in carriera, il terzo stagionale (dopo Memphis e Barcellona) e avanza una candidatura sempre più credibile per le ATP World Tour Finals. Sarebbe il primo asiatico a qualificarsi, ma adesso c’è da concentrarsi su Tokyo. Un torneo che vale quanto uno Slam, almeno per lui.
 
ATP KUALA LUMPUR – FINALE
Kei Nishikori (GIA) b. Julien Benneteau (FRA) 7-6 6-4