, giocata sullo stesso campo centrale del Queen’s Club. Rivincita nei confronti dell’acerrimo nemico di sempre, Ivan Lendl. Nemico da giocatore, oggi anche da allenatore. Pochi centimetri, una volèe facile facile inopinatamente sbagliata dal suo novello allievo Milos Raonic. Dopo aver vinto il primo set al tie-break, il canadese ha iniziato il secondo con il piglio del fenomeno. Un parziale di dodici punti a uno, di soli vincenti, da far strabuzzare gli occhi. Con John, gigione come sempre, in tribuna che si alza in piedi a raccogliere applausi e inchinarsi al pubblico. Pochi centimetri, sul 3 a 1 40-30 del secondo set, ad un passo dal mettere una serissima ipoteca sulla finale. Nessuno se ne accorge, nemmeno l’arbitro. Tranne Murray, che chiama il challenge e si ritrova sul 40 pari. E comincia a giocare, come il sole all’improvviso, un’altra finale. Raonic si spegne, cede di schianto. Sino a pochi istanti prima stava giocando il match perfetto, al cospetto di un compiaciuto John. Perfetto al servizio, perfetto in risposta, perfetto a rete. Dall’altra parte della rete un Murray nemmeno capace di prendersela con se stesso o di imprecare sotto il cielo.
Eppure è bastato un punto, nemmeno irrimediabile, a cambiare tutto e far sparire dal campo il canadese. Andy piazza un parziale di otto giochi a uno, vince il secondo set e si ritrova due a zero nel terzo. Lo scozzese, in totale trance agonistica, è oramai inattaccabile. Lo sguardo sconsolato e il sorriso autoironico di Milos la dicono lunga. Di chi, oramai, la frittata l’ha fatta da tempo. Il sorriso, il canadese, l’ha dipinto sul volto anche al momento della premiazione, pochi istanti dopo la stretta di mano con Andy. Che per la quinta volta, record per questo torneo, mette le mani sul prestigioso trofeo. Parole affettuose per John, cui dà il merito per i progressi che ci sono stati e quelli che verranno. Parole gentili anche per Andy, con tanto di auguri per la festa del papà (che nel Regno Unito si festeggia la terza domenica di giugno). Insomma, l’ha presa bene. Sorride anche Andy, che vorrebbe tanto ringraziare Ivan Lendl, non fosse che il l’allenator prodigo ha abbandonato la tribuna pochi istanti dopo la fine dal match. Una premiazione, una volta tanto, divertente al netto dei soliti, noiosi e dovuti, ringraziamenti. Con quella di oggi, sono dieci sconfitte in finale, su diciotto disputate, per Raonic. La seconda di quest’anno. Per Murray è il secondo titolo stagionale dopo quello incassato al Foro Italico. Ma quel che più conta è che entrambi si ritroveranno a Wimbledon con al proprio fianco due leggende di questo sport. Se Lendl è stato fondamentale e potrebbe esserlo ancora per Andy, ci sono i presupposti affinché anche Milos possa trovare l’ispirazione per dare una svolta alla propria carriera.
Andy Murray (GBR) b. Milos Raonic (CAN) 6-7 6-4 6-3