Jack Sock aveva vissuto un finale di 2017 da sogno, col titolo al Masters 1000 di Parigi Bercy, l’ingresso nella top-10 e la qualificazione alle ATP Finals, con tanto di semifinale. Ma nell’anno nuovo le cose stanno andando in maniera ben diversa. In quattro tornei ha vinto appena un incontro: fra i primi 80 del mondo un solo giocatore ha fatto peggio di lui.In un colpo solo si era preso il titolo al Masters 1000 di Parigi-Bercy, la top-10 e la qualificazione per le ATP Finals di Londra, dove sarebbe poi arrivato a un set dalla finale. Ma lo scatto che sembrava aver cambiato la carriera di Jack Sock, proiettandolo da una settimana all’altra in una dimensione tutta nuova e consacrandolo come il miglior tennista americano del post-Roddick, non ha ancora trovato conferme nel 2018, iniziato con un rendimento ben diverso. Il numero uno USA non solo sembra aver perso lo smalto di quelle due splendide settimane di novembre, ma il suo tennis pare aver subito un’involuzione anche rispetto ai mesi precedenti, che lo vedevano stabilmente fra i primi 20 del mondo. Nei primi due mesi dell’anno nuovo il 25enne di Lincoln ha raccolto una sola vittoria, spiacevole primato che fra i primi 80 del mondo può peggiorare soltanto Florian Mayer, l’unico ancora a secco di successi. E se Milos Raonic – l’altro fermo a una vittoria – è quantomeno giustificato da una condizione da ritrovare e da un fisico che continua a creargli problemi, Sock non ha alcuna scusante, e l’impressione è che dietro alla crisi di risultati ci sia anche un pizzico di responsabilità del diretto interessato. I più maliziosi sostengono che invece di sfruttare la condizione di massima fiducia di fine anno per lavorare ancora più duramente, Sock si sia un po’ seduto sugli allori, confermando le voci che non lo indicano propriamente come uno dei più grandi lavoratori del circuito. Tant’è che dopo una trasferta australiana con due sconfitte su due (la prima che ha fatto discutere anche per l’atteggiamento), ha rinunciato al primo turno di Coppa Davis per svolgere un ulteriore blocco di preparazione. “Jack – aveva detto Jim Courier per giustificarne la mancata convocazione – si è trovato in una posizione che non gli ha permesso di avere il tempo necessario per svolgere la preparazione di cui aveva bisogno, così non è nella sua migliore condizione”.
PERICOLO INDIAN WELLS E MIAMI
Da lì la scelta di fermarsi per quasi quattro settimane e allenarsi duramente, con l’obiettivo di ritrovare la forma. Quando si è presentato a Delray Beach, dove doveva difendere il titolo di dodici mesi fa, Sock ha detto che non vedeva l’ora di lasciarsi alle spalle il mese di gennaio, ma febbraio non è finito affatto meglio. Il top-10 del Nebraska è riuscito solamente a togliere lo zero dalla casella delle vittorie, superando al primo turno in Florida il qualificato australiano John-Patrick Smith, numero 225 del mondo, ma poi ha rimediato altre due sconfitte, contro altrettanti giovani della nuova generazione USA. Prima si è arreso al gigante Reilly Opelka, poi ha salutato al primo turno anche l’ATP 500 di Acapulco, dove l’avevano omaggiato in extremis di una wild card, toccando la cifra record di sei top-100 (poi scesa a cinque per il forfait di Nadal). Tuttavia, il suo torneo è durato un solo incontro, perso per 7-5 7-6 contro Ernesto Escobedo. Lo scorso anno di questi tempi aveva già conquistato due titoli, ad Auckland e proprio a Delray Beach, ai quali aveva attribuito un’importanza fondamentale nella costruzione della sua miglior stagione in carriera. “È vero che i punti più importanti li ho ottenuti fine anno – disse – ma è stato fondamentale iniziare la stagione in quel modo. Dopo due mesi di stop non sai mai cosa può succedere quando torni in campo”. Una frase profetica, in negativo, per ciò che è accaduto l’anno successivo, che per il momento lo costringe a rivedere un pochino i suoi piani. “Sapendo a che livello posso giocare – diceva sempre a fine 2017 –, da me stesso mi aspetto un grande risultato in un torneo del Grande Slam. Sono salito al numero 8 del mondo e ora il mio obiettivo è di provare a prendermi il numero uno”. Discorsi che sembravano già esagerati a novembre, e lo sono ancor di più oggi, con i Masters 1000 di Indian Wells e Miami alle porte. Una bella occasione per rialzarsi, ma anche un pericolo da evitare, visto l’obbligo di difendere prima una semifinale e poi un quarto. A lui il compito di scegliere la strada da imboccare.