Sbarcato a Miami, Rafael Nadal lancia un paio di messaggi importanti: la motivazione si trova nella gioia di fare il proprio lavoro (“altrimenti è meglio pensare ad altro”), mentre ai chi lo vuole imitare suggerisce di divertirsi e godersi la gioventù. A Miami ha raggiunto per quattro volte la finale: curiosamente, una ogni tre anni.

Volendo credere a corsi e ricorsi storici, il Miami Open 2017 dovrebbe essere un appuntamento importante per Rafael Nadal. Dal 2005, infatti, lo spagnolo centra le finale ogni tre anni, con sorprendente regolarità: 2005, 2008, 2011 e 2014. Non ha mai vinto: Miami è uno dei pochi tornei che mancano al suo straordinario palmares. Strano, viste le condizioni tecniche e ambientali abbastanza favorevoli. Quest'anno sta facendo sul serio: a differenza di Indian Wells, al suo fianco ci sono lo zio Toni e Carlos Moyà. Come se non bastasse, nei giorni scorsi ha effettuato un'intensa sessione di allenamento con Grigor Dimitrov, suo potenziale avversario negli ottavi. “Però vincere a Miami non è un'ossessione. Mi piacerebbe inserirlo nel curriculum, ma le possibilità non possono andare avanti all'infinito. Spero di averne ancora qualcuna. Ho giocato quatto finali e in un paio di occasioni sono andato vicino al successo. Quando non sfrutti certe opportunità, non è detto che si ripetano. Io lavoro giorno dopo giorno per continuare ad averne”. A parte la netta sconfitta negli ottavi di Indian Wells contro Roger Federer, il maiorchino è soddisfatto del suo avvio di stagione: in effetti, è secondo nella “Race” stagionale. “Ho iniziato bene, con buone sensazioni. Ho fatto bene in ogni partita, spero di essere preparato per continuare a fare altrettanto”.

PASSIONE E MOTIVAZIONE
Come ogni ispanico, Rafa apprezza il clima e l'ambiente di Miami. “Mi sento molto coinvolto dal pubblico. Si tratta di un torneo di classe mondiale, in cui proviamo ad arrivare ben preparati”. Nonostante giri per il tour da 13 anni, non ha perso un briciolo di passione e motivazione. “Quando devi cercare la motivazione, forse è il caso di dedicarsi ad altro. Per me, la motivazione è essere felice nel fare quello che hai fatto per tutta la vita”. Magari non avrà la brillantezza comunicativa di un Federer, o al limite di un Djokovic, però Rafa trasmette sempre messaggi positivi. E ha fatto altrettanto quando gli hanno chiesto di mandare un messaggio ai tanti bambini (e sono migliaia) che sognano di diventare come lui. “Non devono sognare di essere Rafa Nadal – dice – devono sognare di divertirsi, giorno dopo giorno. Io non ho mai avuto sogni troppo ambiziosi: quando ero piccolo non pensavo di diventare come Sampras, Agassi o i campioni che vedevo in TV. Volevo soltanto allenarmi bene, giorno dopo giorno, e godermi l'infanzia insieme ai miei amici. Sul campo da tennis davo tutto: era l'unica cosa che volevo, però provavo a divertirmi. Un bambino deve pensare al giorno successivo e nulla di più”. L'esordio di Rafa è previsto venerdì, quando sfiderà Dudi Sela, facile vincitore sul qualificato Christian Harrison (fratello minore di Ryan).