L'epica vittoria di Kim Clijsters contro Na Li vista dalla cabina di commento di Eurosport. Se hai una possibilità su mille, giocatela lo stesso. DI FEDERICO FERRERO
Kim Clijsters è stata più forte di un infortunio alla caviglia
Di Federico Ferrero – 23 gennaio 2012
Pensavo ai 23 minuti live di Atom Heart Mother dei Pink Floyd mentre Sam Smith chiedeva a Kim Clijsters: ma che ti è venuto in mente di fare su quel match point? Mamma col cuore atomico. La mucca che ti guarda in copertina. La storia che piacque tanto ai Pink da renderla protagonista del loro disco del 1970 riguardava una ragazza incinta cui avevano impiantato un pace maker atomico.
Già, che le era saltato in testa? Non lo so, ha risposto. Forse ho pensato che lei si trovasse più lontana dal campo di quanto in realtà non fosse. Non lo sa: e ti credo, che non lo sa. Vincere così è come avere una seconda possibilità nella vita, l'ultima volta in Australia non poteva finire in quella maniera: negli ottavi di finale, con la caduta nel primo set e la caviglia dolente (non la destra, quella del matrimonio del cugino nel 2011, l'altra), presa a pallate da quella che gioca il suo stesso tennis, allo specchio (parola di Li Na).
Sul sei a due del tiebreak la gente era pronta a sfollare dal centrale salutata mamma Kim. Che però ha scritto un altro finale per la serata, per Lorenzo e me in cabina a Eurosport era la mattinata e il suo recupero alla David Copperfield ha funzionato meglio degli alcaloidi: ci ha svegliato di botto dal torpore di un match qualunque, anche bruttino. Queste storie epiche, come epico è il successo di Kim Clijsters su Li Na, ci piacciono. Vorremmo tanto ci insegnassero che tutto è possibile, che basta la volontà per ottenere quello che si vuole. Ovviamente non è così: Clijsters ha vinto perché la Li ha sbagliato una palla che un terza categoria scarso avrebbe spaccato in due; ha vinto perché la cinese ha passato il terzo set a litigare col marito dandogli la colpa della sconfitta imminente; ha vinto perché è la Clijsters e non una Zahlavova qualunque. Però c'è un piccolo segreto, in quegli occhi umidi che somigliano un po' all'occhiata bovina della mucca dei Pink Floyd: mamma Kim ci ha ricordato che tocca a noi fare tutto il possibile perché le cose vadano come vorremmo. Non basta, d'accordo. Ma se hai una possibilità su mille, anche se in cuor tuo sai che è finita, giocatela lo stesso: chi sei, per sapere che non sia proprio quella di oggi la giornata che non somiglia a una qualsiasi delle altre 999?
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