WIMBLEDON – Splendida vittoria per l’altoatesina, che supera in rimonta Lucie Safarova con il punteggio di 4-6 6-4 6-4. La sfortuna è finalmente alle spalle? Eliminate Ivanovic e Wozniacki.
Esagerano nel dire che è stata la migliore Knapp di sempre? Chissà. Di certo l’azzurra entra a pieno titolo tra le (belle) sorprese di Wimbledon 2013. E’ entrata in tabellone per un pelo, si pensava che l’obiettivo principale fosse il ritiro del prize money, invece Karin si è calata nel clima dei Championships con sorprendente agio. Nella sua travagliata carriera, la Knapp aveva giocato 11 prove del Grande Slam. Solo due volte aveva raggiunto il terzo turno, entrambe al Roland Garros. Nel 2007 era una stella nascente, nel 2008 sembrava pronta a raccogliere l’eredità di Pennetta e Schiavone. Poi il destino ha deciso di fargliela pagare. Poco prima delle Olimpiadi di Pechino, un controllo CONI trovò qualcosa che non andava nel suo cuore. L’hanno fermata ed è iniziato un calvario, fatto di operazioni e lunghe attese. Condite con un’importante scelta di vita: il taglio col passato (e il vecchio coach Marco Boesso, con cui era entrata tra le top 40) e la scelta di spostarsi in Lazio con i fratelli Piccari, Francesco e Alessandro. Il primo sarebbe diventato anche il suo ragazzo. In questi anni, mentre perdeva l’inflessione tedesca e assumeva un curioso accento romano, Karin ha dovuto lottare anche con un infortunio al ginocchio. Oggi ha 26 anni e i problemi sembrano alle spalle, almeno quelli fisici. C’è da ritrovare il livello, inseguire a piedi un treno che è passato qualche anno fa. Sarà difficile salirci di nuovo, forse non ci riuscirà mai. Ma Karin si gode l’attimo di popolarità e la vedremo al terzo turno contro Michelle Larcher De Brito, che ha clamorosamente battuto la Sharapova. Una conquista, un piccolo premio alla sua seconda carriera, in cui il livello e i risultati sono tornati a intermittenza.
Prendiamo il 2013, anno in cui ha alternato buone vittorie a sconfitte inattese. Per questo, Karin si trova ancora lì, nel limbo delle top 100. Si è presentata a Wimbledon senza grosse ambizioni. L’aveva giocato due volte (2007 e 2012), perdendo sempre al primo turno. Invece si è trasformata in una furia "ceca". Prima ha contenuto le bordate di Lucie Hradecka, poi ha cancellato un’altra Lucie, quella Safarova che Errani e Vinci avevano già punito in Fed Cup. Ma sui campi veloci è un’altra storia. Lei stessa ce lo aveva insegnato lo scorso anno, sempre in Fed Cup. Karin ha giocato una partita di cuore e intelligenza, dalla prima all’ultima palla, su un campo 12 gremito e sotto gli occhi degli emissari FIT Corrado Barazzutti e Sergio Palmieri. Ha giocato sempre in affanno, sempre in rincorsa, ma è stata più forte della sfortuna che ha regalato il primo set alla Safarova con un paio di nastri fortunati. Nel secondo, sotto 2-1 e servizio, Karin ha trovato la parità e ha infilato la zampata decisiva nel decimo game, vinto da 40-15 sotto. Ancora più emozioni nel terzo, in cui la Safarova è salita 3-1. Il controbreak arrivava nel sesto game ed era sigillato da un paio di super-rovesci. Il primo era un passante in corsa che esaltava pure lei, solitamente molto contenuta nelle esultanze. Sulla palla break, un altro rovescio anomalo la portava sul 3-3. A quel punto, Karin era un fiume in piena: sul 4-3 aveva altre due palle break, cancellate da due servizi della ceca, ma il decimo game era ancora una volta quello buono. Un doppio fallo della Safarova sanciva il 4-6 6-4 6-4 finale.
La Knapp ha giocato bene sul piano tattico, facendo la differenza con il rovescio. Di solito, la Safarova fa male alle avversarie con il dritto mancino. Una fiammata lungolinea che lascia fermi. L’azzurra, semplicemente, le ha impedito di tirarlo. Spingeva forte con il rovescio incrociato, in avanzamento. La Safarova non poteva giocare il suo colpo e si rifugiava nella semplice soluzione incrociata. Inoltre Karin sbagliava poco e si muoveva piuttosto bene per i suoi standard atletici. Un piccolo capolavoro che le consegna 140 punti WTA e un sostanzioso assegno. Adesso tornerà tra le prime 90 e questo risultato può offrirle lo slancio per una seconda carriera. Chissà. Nel frattempo, oltre al ritiro della Azaarenka, il tabellone femminile ha generato due sorprese di media portata: sono finite fuori Ana Ivanovic e Caroline Wozniacki. La prima è stata sconfitta dalla giovane Eugenie Bouchard (vincitrice del torneo junior nel 2012) con un doppio 6-3, mentre la danese ha raccolto appena quattro giochi contro la rediviva Petra Cetkovska.
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