Sarebbe imminente un progetto per coprire il Campo 1 di Wimbledon (già predisposto alla copertura). Il business degli Slam non può più dipendere dal fattore climatico.
Nubi minacciose sul Campo 1 di Wimbledon.
Tra qualche anno, potrebbe non essere più un problema
Di Riccardo Bisti – 23 marzo 2013
E’ un periodo di svolte epocali. Mentre Us Open e Australian Open stanno gonfiando il montepremi come un bancomat (e il Roland Garros farà altrettanto, anche se a cifre inferiori), a Wimbledon gli ingegneri sono a lavoro per migliorare le strutture dell’All England Club. A breve dovrebbe arrivare il via libera per costruire un tetto retrattile anche sul Campo 1, dopo che il Centre Court era stato coperto nel 2009. Secondo le indiscrezioni che trapelano da Church Road, i soci del club avrebbero già deciso di coprire gli 11.500 posti del secondo stadio nell’ottica di un progetto “Wimbledon 2020” che vada oltre i progetti iniziali. Alcune fonti sostengono che il progetto sarà svelato nei primi giorni di aprile e che i lavori potrebbero iniziare già in luglio, subito dopo l’edizione 2013. Il Campo 1 ha più di un vantaggio rispetto al Centrale, costruito negli anni 20. Nato nel 1997, è stato pensato per la costruzione di un tetto. E’ come un computer con Windows 7, ma pronto per l’upgrade al nuovo sistema operativo. Per questa ragione, le esigenze logistiche e (soprattutto) i costi non saranno enormi come per la maxi-opera sul campo centrale, che ha obbligato a giocare un’edizione (quella del 2007) a “cielo aperto”. Le migliorie di Wimbledon non si fermeranno qui: è stato impostato un progetto per modificare la zona dietro il palco reale, nonchè un aggiornamento per costruire alcuni coperti nei dintorni del Centre Court. Inutile dire che alcuni campi indoor sarebbero fondamentali per salvaguardare almeno gli allenamenti.
La copertura del Campo 1, ovviamente, ha un’importante valenza strategica. Il tetto sul Centrale ha salvato le TV, certe di avere almeno un match in diretta. La novità consentirà di offrire almeno due partite (sempre più emittenti offrono l’opzione multicanale per Wimbledon), nonchè di offrire riparo (e tennis) ad almeno 27.000 spettatori a prescindere dalle condizioni meteorologiche. Resterebbero fuori i soli possessori del biglietto “ground”. Tuttavia, il progetto presenta alcuni problemi. In primis, il volume d’aria necessario per garantire respiro all’erba anche in condizioni indoor. Per il Campo Centrale, fu costruita una nuova centrale energetica sotterranea. Il lavoro è riuscito benissimo, ma è costato più di 100 milioni di sterline, anche se qualche “spione” ha detto che si è avvicinato ai 150 milioni. Fare altrettanto per il Campo 1 costerebbe di meno, ma l’eventuale esborso potrebbe bruciare l’utile destinato alla federtennis inglese. In altre parole, il successore di Roger Draper (dimissionario a settembre) partirebbe con un budget molto limitato.
Del tetto sul Campo 1 si parla da tempo. Un anno e mezzo fa, il presidente dell’All England Club, Philipp Brook, disse che una seconda copertura sarebbe un evento “auspicabile”. Brook ha vinto un’importante battaglia diplomatica, allungando di una settimana la distanza tra Roland Garros e Wimbledon: ad oggi, il primo turno di Londra si gioca 15 giorni dopo la finale di Parigi. Dal 2015, le settimane-cuscinetto passeranno a tre. Gli va dato atto di muoversi con disinvoltura nella sottile linea tra tradizione e innovazione. In tempi di crisi, il marchio Wimbledon continua a generare utili: i diritti TV portano in cassa un mucchio di soldi, così come la vendita dei biglietti che garantisce un record dopo l’altro. L’argomento della copertura dei campi negli Slam è sempre più vivo: all’Australian Open hanno già due campi coperti: la Rod Laver Arena e l’Hisense Arena, ma non si fermano qui. Nel 2014 sarà pronta la nuova Margaret Court Arena, con 7.500 posti a sedere e un tetto retrattile tutto nuovo. Al Roland Garros, la copertura del Campo Chatrier è uno dei punti cardine del progetto che dovrebbe essere realizzato entro il 2018. Tuttavia, un tribunale amministrativo di Parigi ne ha bloccato la realizzazione per motivi burocratici e ambientali, ma il presidente FFT Jean Gachassin resta convinto di portare avanti l’iniziativa. Comunque vada, il nuovo Roland Garros non potrà fare a meno di un tetto. Il problema è ben presente anche allo Us Open: il maxi-investimento per restrutturare Flushing Meadows non prevede alcuna copertura (anche se il nuovo Louis Armstrong sarà pensato e costruito anche per questa esigenza), ma proprio in questi giorni è emersa la possibilità di coprire l’Arthur Ashe grazie a un nuovo materiale, più leggero, che potrebbe permettere all’impianto di sopportare il peso di un tetto. Gli inglesi hanno aguzzato le orecchie e hanno pensato bene di non restare indietro. Ci sarà una ragione, se non hanno mai perso una guerra.
L’Hisense Arena di Melbourne è stata concepita e costruita con un tetto retrattile
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