La splendida vittoria a Indian Wells corona la carriera di Elena Vesnina. C'è qualche somiglianza con la vecchia impresa di Flavia Pennetta, che un anno e mezzo dopo avrebbe vinto lo Us Open. “Tarpischev diceva che io ero una buona doppista. Invece mio marito, che non conosceva il tennis, aveva detto che…”

Quando ha vinto il torneo di Indian Wells, Flavia Pennetta aveva 32 anni. Un anno e mezzo dopo, avrebbe vinto lo Us Open. Chissà se Elena Vesnina, 31 anni ad agosto, ci ha pensato quando ha sollevato il trofeo del BNP Paribas Open. Chissà se ha pensato alla possibilità di imitare Flavia e vincere un torneo del Grande Slam. In fondo, l'anno scorso ha raggiunto la semifinale a Wimbledon. Intanto si gode il titolo più importante della sua carriera, laddove aveva effettuato il suo primo viaggio negli Stati Uniti. Aveva 16 anni. “Non ero nemmeno entrata nelle qualificazioni, ma mi dissi che avrei voluto vivere qui. Ero ospite di una signora anziana, molto gentile, aveva due macchine e un giardino con aranci e pompelmi”. In questo paradiso terrestre, l'anno scorso aveva perso al primo turno delle qualificazioni contro Julia Boserup. Adesso ha coronato 12 mesi molto importanti, i più belli della sua carriera. Finale a Charleston, semifinale a Wimbledon e grandi risultati in doppio, dove è una delle migliori giocatrici del tour: oro olimpico a Rio e vittoria alla WTA Finals insieme a Ekaterina Makarova. A Indian Wells ha battuto Angelique Kerber, Venus Williams, Kristina Mladenovic e Svetlana Kuznetsova. Il suo successo ha fatto piacere a tutti: è stata una favola sorridente, con protagonista una ragazza benvoluta nello spogliatoio. “Il tennis è incredibile – ha detto la Vesnina – credo che la mia storia possa essere un esempio per tante ragazze che perdono nelle qualificazioni e pensano che sia la fine del mondo. Non ho mai perso la fiducia, ho cercato di mantenere le sensazioni che avevo vissuto quando vinsi delle buone partite, non dimenticarle e tenerle il più a lungo possibile. Adesso ho vinto, ed è un miracolo per tutti. Anche per me!”. Lo dice con il sorriso…un sorriso che andrà avanti per due giorni, senza sosta.

TRA TARPISCHEV E IL MARITO HA RAGIONE…
Per lei è una piccola rivincita nei confronti di Shamil Tarpischev, presidente della federtennis russa. Anche di recente, nonostante Elena fosse tra le top-20, l'aveva liquidata come “buona doppista”. “Ok, sto giocando la finale ma sono una doppista – ha ironizzato la Vesnina – ho parlato di questa cosa con la Makarova, e siamo giunti alla conclusione che non sono solo una doppista. Ok, ho avuto qualche problema in singolare, ma perché ho avuto un problema alla spalla che mi ha condizionato per un anno dopo aver vinto lo Us Open di doppio. L'ho voluta giocare a tutti i costi, anche se molti avrebbero pensato che avrei dovuto fermarmi. Era sempre uno Slam da mettere in bacheca. E comunque il doppio mi ha aiutato col singolare”. I grandi risultati in doppio le hanno fatto capire che, forse, chi le stava accanto non aveva torto. Il suo team le diceva che era una giocatrice completa, senza veri punti deboli. “Mio padre mi ha detto che devo credere in me e non abbattermi dopo le sconfitte. Mio marito non sapeva nulla di tennis: quando ha visto giocare un paio di top-10, mi ha detto che ho il gioco per battere le migliori”.

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​Quando era fuori dai top-100, Elena non ha mai perso la fiducia. Non ha perso la memoria delle situazioni positive. "Il mio problema era di natura fisica, al massimo giocavo bene un mese ma non era abbastanza. Nel tennis di oggi ci vuole costanza”. Costanza, certo, ma anche intelligenza. La Vesnina lo ha dimostrato cambiando tattica nella finale contro Kuznetsova. All'inizio, insisteva sul dritto dell'avversaria e veniva spesso infilata. A un certo punto ha cambiato, focalizzandosi sul rovescio. E ha saputo tirare spesso il colpo giusto al punto giusto. “Avevo giocato quattro partite di sera, sotto i riflettori. Per questo non è stato facile giocare una finale alle 11 del mattino…di solito una finale va nel tardo pomeriggio”. Per ottimizzare il suo gioco con il caldo dell'ora di pranzo, ha fatto tirare le corde un paio di chili in più. E ha funzionato. La festa è stata completa, poiché il match è stato trasmesso, in extremis, dalla TV in chiaro. “Meno male! Purtroppo in Russia viene trasmesso poco tennis, ma è andata bene. L'ho saputo dal nipote della commentatrice Anna Dmitrieva, bravissima, il Federer dei commentatori. Mi ha mandato un messaggio e ne sono stata molto felice, perché non è semplice che il tennis vada in prima serata”. Elena ce l'ha fatta, centrando l'impresa più difficile: per una notte, ha tolto ogni copertina a Maria Sharapova.