Da Errani e Pennetta, passando per Fognini e Quinzi, tutti i nostri atleti di punta parlano al loro coach in lingua spagnola. La stessa Federazione Italiana si è affidata ad un altro argentino (Infantino) per migliorare il proprio staff. Ma anche i coach italiani … di FABIO COLANGELO

di Fabio Colangelo – foto Ray Giubilo

Dopo anni decisamente bui per il tennis italiano si può finalmente apprezzare una vistosa e piacevole ripresa. A fare da traino è stato il movimento femminile che ha regalato, e continua a farlo, grandissime soddisfazioni. Federation Cup a ripetizione, titoli e finali al Roland Garros, tre giocatrici nella top 10, sono risultati di valore assoluto.

Gli uomini non sono riusciti in tali imprese, ma dopo anni in cui il nostro numero uno era fuori dai top 50, e la squadra di Davis arrancava tra la serie B e la C, sono arrivate soddisfazioni da non sottovalutare. In Davis siamo tornati a giocarci un posto tra le prime 4, Seppi e Fognini hanno vinto titoli e sono entrati tra i primi 20 del mondo, e Quinzi sta dimostrando coi fatti di avere tutte le qualità per arrivare almeno al livello dei due sopracitati, con la speranza generale che possa anche spingersi oltre.

Dietro ai successi c'è sempre un gran lavoro del giocatore in primis ma anche del suo staff. Analizzando superficialmente si potrebbe quasi dire che il segreto sia la lingua spagnola. Pennetta, Errani hanno raggiunto i loro traguardi con coach spagnoli. Fognini continua a ringraziare l'iberico Perlas per la sua maturazione. Quinzi è seguito da un argentino.

La stessa Federazione Italiana si è affidata ad un altro argentino (Infantino) per migliorare il proprio staff. Senza discutere la bravura e la qualità degli allenatori di lingua castigliana, abbiamo però avuto la dimostrazione che si possono raggiungere grandi risultati anche con allenatori nostrani, a patto che ci sia pazienza e fiducia nel lavoro che si sta intraprendendo.

La fretta spesso è cattiva consigliera, e i fatti dimostrano che chi ha perseverato ha avuto ragione. Andreas Seppi e Roberta Vinci, come Filippo Volandri anni fa, hanno ottenuto grandi risultati grazie al lavoro con i loro storici allenatori italiani.

Spesso si e' parlato di mancanza di allenatori di livello in Italia. Se è vero che in certi frangenti si sono fatti degli errori, in altri l'eccessiva fretta nel volere il risultato da parte del giocatore e del proprio entourage ha portato a decisioni quantomeno discutibili. Cercare il meglio anche fuori dai confini nazionali è legittimo, ma la qualità non è solo all'estero. Bisogna solo avere rispetto e fiducia dei coach nostrani come la si da agli stranieri.