Non tutti sanno che la prima settimana di ottobre è festa nazionale in Cina. Anche per questo, i tornei di Pechino e Shanghai sono collocati in questo periodo. La crescita è enorme e il piano marketing sta funzionando: gli organizzatori sono riusciti a tramutarli in eventi turistici, capaci di attirare spettatori da tutta la Cina. E quando avranno un campione…

Il weekend finale del China Open coincide con l’avvio del Masters 1000 di Shanghai, il più ricco tra i nove supertornei del circuito ATP. E’ il momento più intenso, il periodo in cui la Cina è il centro del mondo tennistico. Non è un caso che avvenga in questo periodo dell’anno. La prima settimana di ottobre, infatti, è Festa Nazionale. Le attrazioni turistiche si rifanno il trucco e c’è folla un po’ dappertutto, non solo presso la Grande Muraglia. La chiamano “Golden Week” e non tutti i cinesi ne vanno pazzi, anche perché si crea una grande confusione. E’ diventata (anche) la settimana del tennis nel 2009, quando i calendari ATP-WTA si sono piegato alla forza dello Yuan. Shanghai ha smesso di ospitare del ATP Finals ed è diventato un Masters 1000, mentre Pechino si è preso lo status di Premier Mandatory tra le donne e di ATP 500 tra gli uomini. La struttura pechinese, eredità delle Olimpiadi del 2008, è impressionante. Sulle prime c’era l’ambizione di creare un quinto Slam: in questi casi, la cosa più semplice è copiare dai migliori. E allora gli emissari cinesi hanno preso pagine e pagine di appunti allo Us Open, da cui hanno ripreso tanti aspetti, dalle tecniche di sponsorizzazione al colore dei campi. Nel 2006, il China Open è stato il primo torneo al di fuori degli Stati Uniti ad utilizzate Hawk-Eye. La tradizione, tuttavia, ha resistito: il sogno di fare uno Slam è rimasto tale, mentre è accresciuta l’attenzione verso il profitto. Ad esempio, nel 2015 Pechino ha raccolto 244.557 spettatori. Siamo lontani dalle cifre dello Us Open, che ne fa quasi il triplo (anche se quest’anno c’è stato un piccolo calo), ma il gap potrebbe anche ridursi. In particolare, i cinesi si stanno costruendo una cultura tennistica. Sono partiti da zero, 23 anni fa, con la primissima edizione del torneo di Pechino (vinto da Michael Chang), e adesso si stanno lentamente abituando ai rituali del tennis, pur senza rinunciare alle loro caratteristiche.





“Il China Open prova a creare un’atmosfera adatta alle famiglie in vacanza, non solo per le partite di tennis – ha detto il direttore Zhang Jumhui – in media, il nostro pubblico resta sul posto per 5 ore e il 23% degli spettatori arriva da fuori Pechino. Sempre più famiglie cinesi sono disposte a investire qualche soldo per questo tipo di eventi, e così il China Open è diventato una specie di attrazione turistica”. Più in generale, l’economia cinese sta vivendo un ottimo periodo. La classe media è sempre più ricca, rendendo il tennis sempre più popolare. I praticanti sono circa 15 milioni, neanche troppi su un totale di un miliardo e trecento milioni di abitanti, ma sono in crescita costante. I cinesi hanno capito che il tennis è un’ottima scorciatoia per per promuovere l’immagine della città. In quanti conoscerebbero posti come Gstaad, Umago, Winston Salem o Los Cabos se non ci fosse un torneo ATP? I cinesi pensano che il torneo di tennis possa essere addirittura il “biglietto da visita” di una città. Ne sono convinti anche a Wuhan, città natale di Na Li, dove sono riusciti a strappare un importante Premier Five a Tokyo e hanno costruito – dal niente – un bell’impianto da 225 milioni di dollari. Più in generale, ci sono sempre più tornei ATP-WTA da quelle parti. Le donne sono state le prime a crederci, con gli eventi di Guangzhou, Wuhan, Pechino, Tianjin, Hong Kong, Zhuhai e Shenzhen. Ma anche l’ATP ha capito che il mercato è florido: quest’anno, oltre a Pechino e Shanghai, ci sono anche Shenzhen e il neonato Chengdu, che ha scippato la licenza a Kuala Lumpur. Insomma, la crescita è reale ma c’è ancora molto da fare. Molti fan devono ancora imparare le regole del tennis e c’è ancora qualcuno che si esalta troppo quando la palla sfiora la rete o i tennisti giocano un pallonetto difensivo. Il fatto che tutti gli eventi importanti siano racchiusi in poche settimane non aiuta, ma d’altra parte non possiamo aspettarci un maxi-torneo in Cina durante la stagione europea. Però, intanto, la “Golden Week” è diventata una piccola-grande tradizione. Un’occasione d’oro per il tennis cinese, in attesa di trovare un campione uomo che possa emulare le gesta di Na Li.