Malgrado l’eliminazione fra primo e terzo turno di tutto il quartetto di Coppa Davis, ci hanno pensato Benoit Paire e Adrian Mannarino a portare la Francia alla seconda settimana di Wimbledon. Il primo, che si dice maturato, sfiderà Murray, il secondo Djokovic. Entrambi credono di avere delle chance.Il bello di avere sette giocatori fra i primi cinquanta del mondo è che non sempre tocca affidarsi ai soliti noti. Così, malgrado lo scivolone di Richard Gasquet al primo turno, la caduta di Lucas Pouille al secondo, e l’addio di Jo-Wilfried Tsonga e Gael Monfils al terzo, la Francia ha trovato comunque il modo di piazzare due giocatori alla seconda settimana di Wimbledon. Lassù in cima, pronto a sfidare Andy Murray, c’è Benoit Paire, mentre dalla parte opposta del tabellone, accoppiato al nome di Novak Djokovic, c’è quello di Adrian Mannarino. Due che altrove al team di Coppa Davis avrebbero l’abbonamento, invece sono nati in Francia e in nazionale non ci hanno mai messo nemmeno il naso, ma nell’edizione 2017 dei Champioships possono finalmente godersi una meritata rivincita. Sia contro una Federazione che non li ha mai visti di buon occhio (anche se non hanno fatto nulla per far cambiare idea a chi di dovere…), sia contro per quello stereotipo secondo il quale tutti i giocatori francesi sarebbero ben impostati e dai colpi scolastici. Eppure, agli ottavi di Wimbledon stavolta non c’è il rovescio fatato di Gasquet, ma il diritto artigianale di Paire, e invece del tennis pulito di Pouille c’è quello sgraziato di Mannarino, con un diritto con l’impugnatura da circolo, ma anche un rovescio piattissimo perfetto per i prati. Il 29enne mancino di SoisysousMontmorency ha vinto tre partite in rimonta, l’ultima superando per 6-2 al quinto Gael Monfils, e si è conquistato la seconda settimana a Londra per la seconda volta dopo il 2013, a conferma del suo ottimo feeling con l’erba.
“SE LUI GIOCASSE MALE…”
A inizio settimana aveva fatto discutere una sua “spallata” a un raccattapalle durante un cambio di campo, aggiustata con delle scuse a metà (“non è stata volontaria, ma non ho mai capito chi è più importante: se ci fossero solo i raccattapalle si potrebbe giocare il torneo?”), ma poi l’attenzione è tornata al campo. Contro Monfils ha giocato alla grande quarto e quinto, e a parole sembra pronto per un gran match contro Djokovic. “Quando gioca male, molto male, il suo livello è da top-20 – ha detto in conferenza stampa –, e se io gioco particolarmente bene posso valere quella classifica. Vedremo”. Paire, invece, una volta tanto sta facendo parlare solamente la racchetta, visto che a Wimbledon ha già dato negli anni scorsi. Nel 2013 mancò gli ottavi di finale perdendo contro Lukasz Kubot e sfasciò tutte le racchette nel tragitto dal campo agli spogliatoi, lasciando agli uffici dell’All England Club buona parte del prize money, mentre un paio d’anni più tardi ha detto chiaramente (ma non ai Champiosnhips) di trovare l’erba una superficie di m***a. Tuttavia, anche se continua a sostenere che mentalmente è la superficie più dura per lui, perché si gioca sui dettagli e basta poco per farsi sfuggire il match, quest’anno si direbbe gli stia piacendo, visto che è arrivato in semifinale a Stoccarda e per la prima volta ha vinto tre incontri a Wimbledon, battendo in tre set due avversari pericolosi come Pierre-Hugues Herbert e Jerzy Janowicz. La chiave? La maturità, dice. “Ora so cosa voglio – ha raccontato davanti ai giornalisti –, so perché sono su un campo da tennis e so perché devo dare sempre il 100% e godermi in ogni momento. Su questi campi ho buttato via tante partite, ma ora sono più maturo e non voglio più fare certe cose”.
LE (ENORMI) AMBIZIONI DEL NUOVO PAIRE
A differenza di Mannarino, Paire potrà anche giocare sul Centre Court, e contro il Murray visto nel match con Fognini qualche chance potrebbe passare. “Sarà una grande esperienza – ha spiegato il gigante di Avignone – e non ho intenzione di scendere in campo solo per giocare. Voglio vincere e penso di avere delle possibilità”. Paire ha la fantasia per tirare fuori un match interessante, e Fognini gli ha mostrato che la smorzata – se giocata bene, e lui sa come farlo –può diventare un’arma preziosissima. Murray ha detto che è difficile affrontare Fognini perché non ha punti deboli nel gioco, mentre Paire di diritto fa molta fatica, però serve meglio, e proprio su quello dovrà fare affidamento. “Se servo bene ho il tennis per dargli fastidio. In ogni caso sono pronto a dare il massimo qualsiasi cosa succeda. È raro arrivare alla seconda settimana di un torneo del Grande Slam in queste condizioni fisiche. Io avevo raggiunto gli ottavi solamente una volta, nel 2015 allo Us Open, ma ero cotto e Tsonga mi aveva battuto nettamente. Qui ho perso solo un set in tre incontri, e sono tutti andati via abbastanza velocemente. Mi sento in gran forma e grazie a due giorni di pausa sarà come iniziare un nuovo torneo. Spero di riuscire a giocare rilassato e non farmi prendere dall’ansia di dover giocare sul Centre Court contro il numero uno. Rispetto a prima ho imparato a stare più tranquillo e a non farmi prendere dalla fretta quando le cose non funzionano bene. Sono qui e voglio provarci: il mio obiettivo è battere Murray sul Centrale”. Ad ambizioni è già un vincitore.