Di Andre AgassiPer me “vincere sporco” significa capire come fare a vincere anche se non si sta giocando al meglio. Quando le cose non ti riescono come al solito, bisogna fare qualcosa di più che non semplicemente colpire la palla. Questa è una delle cose più importanti che ho imparato da Brad: come trovare la maniera alternativa di vincere quando è necessario.In Florida, durante il Lipton Championships nel marzo del 1994, gli chiesi se avesse qualche idea su come migliorare il mio gioco. Come potete immaginare aveva parecchie cose da dire. Mi disse subito quello che avrei dovuto fare per vincere più partite. Tutto quello che diceva aveva senso. In sostanza si potrebbe riassumere il suo discorso in una sola parola: “Pensa”. Mi disse “Se giochi con Sampras nello stesso modo col quale affronti Chang, finirai per perdere. Se giochi contro Becker come contro Courier, finirai per perdere. Ciascuno di loro gioca in maniera diversa e la tua strategia dovrebbe essere diversa contro ogni avversario”. Aveva ragione, e applicare le sue teorie al mio tennis ha completamente rivoluzionato il mio gioco.  Stabilisci un piano Brad è convinto che per vincere con regolarità a qualunque livello bisogna crearsi un piano di gioco. Ciò vuol dire che durante una partita bisogna avere una chiara strategia in mente per ciò che ci si prefigge di fare e lavorare affinché il tuo avversario giochi nella maniera che vuoi tu. Pare semplice, ma la chiave per applicarla con successo è avere la strategia giusta o il piano adatto all’avversario. Per riuscirci bisogna fare queste tre cose correttamente: Conoscere i tuoi punti di forza e i tuoi punti deboli Conoscere quelli del tuo avversario Capire come si può arrivare a giocare con i propri colpi più forti sui colpi più deboli dell’avversario.Io non lo facevo mai. Brad quasi non ci poteva credere che qualche volta decidevo dove servire dopo aver lanciato la palla per aria. Per Brad era totalmente inaccettabile, perché lui era uno di quei giocatori che pensava a dove avrebbe servito due settimane prima del lancio di palla.  La strategia Una della prime cose che mi insegnò fu quella di cercare il colpo vincente dopo essermi aperto il campo. Aveva la sensazione che mi piacesse così tanto tirare pallate dal fondo che anche dopo essermi creato aperture molto favorevoli costringendo l’avversario fuori dal campo rimanevo indietro per giocare un altro colpo simile. Brad mi disse: “Quando hai la chance di vincere un punto devi coglierla. Fai un passo avanti e tenta un colpo definitivo”.Mi fece anche ragionare sul mio servizio. Invece di accontentarmi di mettere una prima con rotazione, iniziai a usarlo per impostare il punto. Nella finale dello US Open 1994 contro Stich, Brad e io discutemmo della necessità di alternare le direzioni e le rotazioni del servizio in modo da non mettere a suo agio il mio avversario, impedendogli così di attaccare e di scendere a rete. Funzionò. Tre set a zero per una vittoria in uno Slam.  Trasformare i punti deboli in punti di forza Può sembrare abbastanza elementare, ma è sorprendente come i giocatori limitino il loro talento fisico non utilizzando totalmente le loro capacità mentali. Questo era sicuramente il mio caso. Non ci sono dubbi che l’aspetto mentale era uno dei più deficitari perché credevo di non aver bisogno di usarlo. Pensavo di poter semplicemente scendere in campo e colpire la palla più forte del mio avversario. Gli altri giocatori sapevano che anche quando stavo giocando bene, se solo fossero riusciti a resistere in campo abbastanza a lungo avrei probabilmente regalato la partita. Sono davvero orgoglioso di aver dimostrato a me stesso di poter trasformare quella che era una debolezza in un punto di forza. Finii per avere la sensazione che i miei avversari sapessero di non potersi fidare di me, che anche se non ero in gran giornata non avrei comunque mollato la partita, e questo li faceva desistere un po’ prima, quasi non valesse la pena dannarsi così tanto l’anima. Notai nettamente questa differenza da quando Brad e io iniziammo a lavorare insieme. Riuscivo a percepire il rispetto che gli altri giocatori avevano per me. Sapevano che sarei rimasto in campo al 100%, fisicamente e mentalmente, fino alla fine dell’ultimo punto. Un altro aspetto molto importante per me era che Brad aveva incontrato e battuto tutti gli avversari che mi trovavo di fronte. Sapeva per esperienza personale ciò che potevano o non potevano fare sui punti importanti ed era un maestro nell’inventare una strategia per incastrare i miei punti di forza con i loro punti deboli.  Sopportare i miei errori Nella finale dell’Australian Open 1995 contro Pete, nel primo set stavo mantenendo il mio servizio con una certa disinvoltura, ma non ero riuscito ad approfittare di tre palle break per strappargli la sua battuta. Sul 4-5 però, il mio game di servizio mi scivolò tra le dita. Pete mise a segno un bel colpo, io feci un errore. D’un tratto, ci trovammo 0-30. Poi 15-40. Un mio doppio fallo gli regalò il set. Un doppio fallo per perdere un set in una finale di Slam? Incredibile. Credetemi, ero davvero furibondo: avrei dovuto vincere quel set almeno due volte, invece lo avevo perso con un doppio fallo. Ero fuori di me. Ma qui venne fuori la differenza. Con Brad avevo imparato a trasformare quelle emozioni negative, quella rabbia, in energia positiva. Invece di deprimermi, la rabbia riusciva a farmi alzare il livello. Era come avere una scarica di adrenalina. Come andare in pressing a tutto campo nel basket. Contro Pete in quella finale dell’Australian Open uscii dai blocchi con grande intensità, inseguendo ogni palla, pressando a tutto campo. Combattevo ogni punto e in un attimo ero 6-1 e di nuovo in partita. Vinsi in quattro set.  Vincere sporco Una delle cose più importanti che ho imparato da Brad è stato rimanere in un match quando le cose si mettono male. Secondo lui, nel 5% dei casi succede che il tuo avversario sia in uno stato di grazia e sei destinato a perdere; in un altro 5% dei casi sei tu ad essere in uno stato di grazia e non puoi perdere. Ma nel rimanente 90% delle situazioni, c’è per entrambi un sistema per vincere. Devi solo trovare qual è, mantenendo un atteggiamento positivo. Devi crederci. E grazie a Brad, riuscii a farlo molto meglio. 
Di Andre Agassi

Per me “vincere sporco” significa capire come fare a vincere anche se non si sta giocando al meglio. Quando le cose non ti riescono come al solito, bisogna fare qualcosa di più che non semplicemente colpire la palla. Questa è una delle cose più importanti che ho imparato da Brad: come trovare la maniera alternativa di vincere quando è necessario.

In Florida, durante il Lipton Championships nel marzo del 1994, gli chiesi se avesse qualche idea su come migliorare il mio gioco. Come potete immaginare aveva parecchie cose da dire. Mi disse subito quello che avrei dovuto fare per vincere più partite. Tutto quello che diceva aveva senso. In sostanza si potrebbe riassumere il suo discorso in una sola parola: “Pensa”.
Mi disse “Se giochi con Sampras nello stesso modo col quale affronti Chang, finirai per perdere. Se giochi contro Becker come contro Courier, finirai per perdere. Ciascuno di loro gioca in maniera diversa e la tua strategia dovrebbe essere diversa contro ogni avversario”.
Aveva ragione, e applicare le sue teorie al mio tennis ha completamente rivoluzionato il mio gioco.
 


Brad è convinto che per vincere con regolarità a qualunque livello bisogna crearsi un piano di gioco. Ciò vuol dire che durante una partita bisogna avere una chiara strategia in mente per ciò che ci si prefigge di fare e lavorare affinché il tuo avversario giochi nella maniera che vuoi tu. Pare semplice, ma la chiave per applicarla con successo è avere la strategia giusta o il piano adatto all’avversario. Per riuscirci bisogna fare queste tre cose correttamente:

Io non lo facevo mai. Brad quasi non ci poteva credere che qualche volta decidevo dove servire dopo aver lanciato la palla per aria. Per Brad era totalmente inaccettabile, perché lui era uno di quei giocatori che pensava a dove avrebbe servito due settimane prima del lancio di palla.
 


Una della prime cose che mi insegnò fu quella di cercare il colpo vincente dopo essermi aperto il campo. Aveva la sensazione che mi piacesse così tanto tirare pallate dal fondo che anche dopo essermi creato aperture molto favorevoli costringendo l’avversario fuori dal campo rimanevo indietro per giocare un altro colpo simile. Brad mi disse: “Quando hai la chance di vincere un punto devi coglierla. Fai un passo avanti e tenta un colpo definitivo”.

Mi fece anche ragionare sul mio servizio. Invece di accontentarmi di mettere una prima con rotazione, iniziai a usarlo per impostare il punto. Nella finale dello US Open 1994 contro Stich, Brad e io discutemmo della necessità di alternare le direzioni e le rotazioni del servizio in modo da non mettere a suo agio il mio avversario, impedendogli così di attaccare e di scendere a rete. Funzionò. Tre set a zero per una vittoria in uno Slam.
 


Può sembrare abbastanza elementare, ma è sorprendente come i giocatori limitino il loro talento fisico non utilizzando totalmente le loro capacità mentali. Questo era sicuramente il mio caso. Non ci sono dubbi che l’aspetto mentale era uno dei più deficitari perché credevo di non aver bisogno di usarlo. Pensavo di poter semplicemente scendere in campo e colpire la palla più forte del mio avversario. Gli altri giocatori sapevano che anche quando stavo giocando bene, se solo fossero riusciti a resistere in campo abbastanza a lungo avrei probabilmente regalato la partita. Sono davvero orgoglioso di aver dimostrato a me stesso di poter trasformare quella che era una debolezza in un punto di forza. Finii per avere la sensazione che i miei avversari sapessero di non potersi fidare di me, che anche se non ero in gran giornata non avrei comunque mollato la partita, e questo li faceva desistere un po’ prima, quasi non valesse la pena dannarsi così tanto l’anima. Notai nettamente questa differenza da quando Brad e io iniziammo a lavorare insieme. Riuscivo a percepire il rispetto che gli altri giocatori avevano per me. Sapevano che sarei rimasto in campo al 100%, fisicamente e mentalmente, fino alla fine dell’ultimo punto. Un altro aspetto molto importante per me era che Brad aveva incontrato e battuto tutti gli avversari che mi trovavo di fronte. Sapeva per esperienza personale ciò che potevano o non potevano fare sui punti importanti ed era un maestro nell’inventare una strategia per incastrare i miei punti di forza con i loro punti deboli.
 


Nella finale dell’Australian Open 1995 contro Pete, nel primo set stavo mantenendo il mio servizio con una certa disinvoltura, ma non ero riuscito ad approfittare di tre palle break per strappargli la sua battuta. Sul 4-5 però, il mio game di servizio mi scivolò tra le dita. Pete mise a segno un bel colpo, io feci un errore. D’un tratto, ci trovammo 0-30. Poi 15-40. Un mio doppio fallo gli regalò il set. Un doppio fallo per perdere un set in una finale di Slam? Incredibile. Credetemi, ero davvero furibondo: avrei dovuto vincere quel set almeno due volte, invece lo avevo perso con un doppio fallo. Ero fuori di me. Ma qui venne fuori la differenza. Con Brad avevo imparato a trasformare quelle emozioni negative, quella rabbia, in energia positiva. Invece di deprimermi, la rabbia riusciva a farmi alzare il livello. Era come avere una scarica di adrenalina. Come andare in pressing a tutto campo nel basket. Contro Pete in quella finale dell’Australian Open uscii dai blocchi con grande intensità, inseguendo ogni palla, pressando a tutto campo. Combattevo ogni punto e in un attimo ero 6-1 e di nuovo in partita. Vinsi in quattro set.
 


Una delle cose più importanti che ho imparato da Brad è stato rimanere in un match quando le cose si mettono male. Secondo lui, nel 5% dei casi succede che il tuo avversario sia in uno stato di grazia e sei destinato a perdere; in un altro 5% dei casi sei tu ad essere in uno stato di grazia e non puoi perdere. Ma nel rimanente 90% delle situazioni, c’è per entrambi un sistema per vincere. Devi solo trovare qual è, mantenendo un atteggiamento positivo. Devi crederci. E grazie a Brad, riuscii a farlo molto meglio.