L'EVENTO – Presentato il Bilancio Sociale della FIT. Il presidente Angelo Binaghi ha svelato dettagli e andamento dei vari “asset” federali. Adesso conosciamo l'esatto ammontare di parecchie spese. “Vogliamo imbastire un tavolo comune per crescere insieme” (Foto Costantini – FIT) 

ROMA – Per chi, come noi, predica da sempre trasparenza e informazione corretta, la presentazione del Bilancio Sociale FIT era un appuntamento-cult. Pronto già da qualche settimana, avrebbe dovuto essere presentato lo scorso 12 settembre a Genova, ma l'incredibile finale tutta italiana allo Us Open femminile ha costretto a un rinvio. L'ex bar del tennis del Foro Italico, dunque, ha ospitato un evento in cui è stata distribuita una copia del bilancio, un volume di 160 pagine con impaginazione elegante e tanti aspetti-extra, come alcune interviste a giocatori (Jasmine Paolini e Federico Gaio, che hanno parlato dell'assistenza ricevuta), ufficiali di gara, addetti ai lavori e giornalisti (Vincenzo Martucci ha raccontato il clima che si respira nella sala stampa degli Internazionali BNL d'Italia). Al motto di “efficienza, crescita e trasparenza”, Angelo Binaghi ha descritto i vari settori citati nel volume: Settore Organizzativo, Settore Tecnico, Internazionali BNL d'Italia e Comunicazione. E' apprezzabile lo spirito con cui è stato redatto il Bilancio: “Prima di tutto vogliamo far capire come e perché agiamo in questo modo. L'idea è imbastire un tavolo comune con i nostri stakeholder (elencati nel dettaglio: ovviamente ci sono anche i giornalisti) ed eventualmente capire insieme le cose che possono essere migliorate”. Non solo trasparenza, dunque, ma l'idea di lavorare insieme per crescere ancora.

 

SETTORE ORGANIZZATIVO

La FIT è ormai prossima a sfondare il muro dei 300.000 tesserati. E' innegabile che il numero complessivo sia stato aiutato dall'obbligo di tesserare tutti i soci dei circoli affiliati, anche chi effettivamente non gioca a tennis. Tuttavia, la crescita dei tesserati agonisti (89.000 lo scorso anno, già 93.000 nel 2015) certifica il buon momento del settore, anche se Binaghi si è detto ancor più soddisfatto dei tesserati non agonisti, perché a suo dire rappresentano il notevole incremento dei bambini nelle 1.600 scuole tennis sparse sul territorio. Dai 5.000 del 2001, oggi sono più di 60.000. E il numero delle tessere-socio è più o meno uguale da tre anni. Sul piano economico, il Settore Organizzativo versa 1.600.000 euro, di cui circa 400.000 destinati agli organizzatori dei tornei challenger. Lo scambio prevede il contributo federale in cambio della gestione delle wild card, destinate dalla FIT ai giocatori italiani più meritevoli e/o in forma. Ogni anno, la FIT organizza oltre 6.000 tornei di qualsiasi livello, con oltre 350.000 partecipazioni e circa 14.000 squadre iscritte ai vari campionati (quest'ultimo dato è già aggiornato al 2015).

 

SETTORE TECNICO

E' quello che ci sta più a cuore: da qui nascono le speranze per il futuro del tennis italiano. Se è vero che il top-10 lo manda il padreterno, come decantava Paolo Galgani, la FIT può comunque dare una mano allo sviluppo. Purtroppo il Centro di Tirrenia non ha prodotto un solo top-100 ATP in quasi 12 anni di attività (anche se – durante la nostra visita – serpeggiava un certo ottimismo), ma è interessante l'approccio di Binaghi al tema. “Come prima cosa dobbiamo evitare di fare danni, poi eventualmente garantire assistenza e servizi”. Nel 2014 sono stati elargiti circa 2 milioni e mezzo di euro, così suddivisi: oltre un milione per il decentramento dell'attività (in particolare i Centri Tecnici Periferici di Palazzolo, Vicenza, Foligno e Bari), 780.000 come "prestiti d'onore" e circa 400.000 come contributo all'attività internazionale dei top-players. Il resto, percentuale intorno al 5%, va alle nazionali giovanili. E' molto interessante in discorso dei contributi ai giocatori e vale la pena approfondirlo: nel 2014, la FIT ha versato 780.966€ come “prestiti d'onore”, ovvero contributi che poi dovranno essere restituiti solo nel caso il giocatore diventi un tennista professionista. Il prestito copre le spese per alberghi, pasti e remunerazione degli allenatori. Se il giocatore sfonda nel tour, dovrà restituire il 20% dell'eccedenza in caso di guadagni superiori ai 95.000€ annui. Non ce la dovesse fare, nulla gli sarà richiesto e resterà un investimento a fondo perduto. Oltre a questi, ci sono 199.000€ versati (tramite i club) ai ragazzi fino ai 16 anni. Questi sono direttamente a fondo perduto. Nel 2014 ne hanno beneficiato in 44, con un massimo di 10.000€ a ragazzo. I tennisti italiani di alto livello, tra l'altro, hanno la fortuna di ottenere rimborsi FIT per l'attività internazionale. Se ne era parlato nei giorni scorsi per la vicenda dei contributi destinati a Potito Starace e usufruiti, per un torneo, da Giancarlo Petrazzuolo e non da Umberto Rianna. Il processo sportivo ha stabilito l'assoluzione per Starace e una sospensione di 3 mesi e 500 euro di multa per Rianna. Crediamo che il “contributo attività” sia molto importante: non sono molte le federazioni al mondo che aiutano così tanto i migliori giocatori nella loro attività. Abbiamo voluto approfondire con Binaghi il discorso dei contributi e dei prestiti d'onore: essendo il tennis uno sport molto costoso, sono fondamentali. Abbiamo chiesto se c'è la possibilità di rivederli al rialzo, e magari avere un quadro più dettagliato dei singoli beneficiari. “Per fortuna non abbiamo problemi di investimenti – ha detto Binaghi – c'è grande sensibilità su questi punti, tanto che in passato abbiamo inviato i nostri tecnici a studiare il funzionamento di altre federazioni, in particolare Spagna e Francia. Già allora scoprimmo di investire di più rispetto agli altri. Non è detto che un aumento dei contributi si traduca in un aumento della qualità, anzi, potrebbe essere controproducente. Insomma, non vorremmo creare un sistema di tipo assistenzialista. Siamo comunque pronti ad analizzare di nuovo l'argomento e magari aumentare i destinatari. Intanto posso dire che ci stiamo occupando degli italiani all'estero, in particolare abbiamo un canale preferenziale con l'Argentina. Ci sono due giovani che hanno scelto il passaporto italiano (Bahamonde e Ciurletti, non senza qualche polemica, ndr). Tuttavia stiamo monitorando il resto dell'America Latina e qualche ragazzo negli Stati Uniti. Si tratta di italiani a tutti gli effetti”. Ad essere onesti, nel caso di Bahamonde non è proprio così, ma di certo la FIT non vuole farsi sfuggire i tanti atleti di origine italiana sparsi in giro per il mondo. Binaghi ha citato i casi dei vari Coria, Calleri, Sabatini e Nalbandian, tutti con antenati italiani che però hanno fatto la fortuna dell'Argentina. Il presidente FIT ha mostrato massima disponibilità all'idea di pubblicare i dettagli dei singoli contributi. “Nessun problema, anzi credo sia giusto. Non vedo problemi di privacy, ed anzi per ogni giocatore abbiamo una cartella con segnalati tutti i contributi e le wild card ricevute”. Sempre nell'ottica della trasparenza, abbiamo già chiesto questi dati e abbiamo incontrato un'apprezzabile disponibilità.

 

INTERNAZIONALI BNL D'ITALIA

Della ventilata ipotesi di andare via da Roma abbiamo parlato diffusamente in altra sede. Prima delle varie domande, Binaghi aveva ricordato gli obiettivi più importanti di un torneo che ha vissuto una crescita importante negli ultimi anni. Gli obiettivi sono chiari:
– Aumentare il livello della manifestazione, il che vorrebbe dire ottenere l'agognato Mini-Slam dall'ATP. La scelta dovrebbe essere fatta nel 2017 per poi diventare operativa nel 2019.
– Una forte crescita in termini di promozione.
– I ricavi. Attualmente l'utile si attesta sui 7 milioni (3.800.000 circa nel 2014), ma l'obiettivo dichiarato è raggiungere i 10 milioni. Nel 2014, gli Internazionali BNL d'Italia hanno fatto registrare un giro d'affari di 22.365.678€. Nel percorso di crescita, è stata fondamentale la riqualificazione del Parco del Foro Italico: in effetti, oggi è molto più bello e accogliente rispetto a 10 anni fa. Lo testimoniano anche le evidenze fotografiche inserite nel volume.

 

COMUNICAZIONE E RENDICONTO ECONOMICO

Quando parla di SuperTennis TV, Binaghi è doppiamente orgoglioso. “Credo sia l'investimento più profittevole nella storia del tennis italiano. Ci ha consentito di crescere e ampliare gli interventi in tutti i settori, con tante ricadute positive come la crescente popolarità del tennis”. Ricordando gli ottimi dati d'ascolto (“E pensare che qualche anno fa eravamo contenti quando facevamo 2-3.000 spettatori di ascolto medio…” ha detto. Ad agosto 2015, l'ascolto medio è stato di 17.174 unità, ndr), ha sottolineato che il primo progetto riguarda il potenziamento del segnale sul digitale terrestre, in modo da penetrare in sempre più case. Secondo gli ultimi dati, SuperTennis è visibile dal 77% dei nuclei familiari. A chiudere, ha ricordato che il nuovo fatturato FIT supererà con agio i 50 milioni di euro. Nel 2014, il prodotto-FIT valeva 39,9 milioni di euro con spese destinate al 90,7% ai costi operativi e al 5,7% per salari e stipendi. L'utile d'esercizio si è attestato su 1.301.477€, superiore rispetto ai 382.513 dell'anno precedente. La suddivisione delle spese (o meglio, dei costi operativi) è stata così suddivisa.

 

19,2 milioni per l'organizzazione di manifestazioni nazionali e internazionali (cifra quasi interamente destinata agli Internazionali BNL d'Italia)

5,4 milioni dedicati alla promozione sportiva (cifra quasi interamente dedicata a SuperTennis, il cui costo – argomento ultradibattuto – si attesta, dunque, intorno ai 5 milioni, circa il 12% del fatturato complessivo, che diventa il 25% a voler escludere gli Internazionali).

2,6 milioni di interventi per gli atleti.

1,7 milioni per allenamenti e stage.

7,3 milioni per altri costi operativi, più o meno equamente suddivisi tra costi per attività sportiva e costi per il funzionamento dell'intero apparato.

 

Il volume si chiude con la certificazione pervenuta alla FIT lo scorso 31 agosto alla società di revisione Ernst&Young, che dopo le sue verifiche indipendenti ha certificato che tale bilancio è stato svolto e redatto nel modo corretto. La nuova FIT riparte da qui: il dibattito è appena cominciato.