Con quel carattere un po' chiuso, è difficile vederla sorridere. Però l'urlo di gioia c'è stato, dopo la grande vittoria contro Maria Sharapova. Tre mesi fa la Lettonia gioiva per Jelena Ostapenko, vincitrice al Roland Garros, adesso si gode i grandi risultati di Anastasija Sevastova, capace di entrare nelle “Last Eight” dello Us Open per il secondo anno consecutivo. Ma se nel 2016 fu una sorpresa, confermarsi è ancora più complicato. Lo ha fatto alla grande sull'Arthur Ashe, dove ha tranciato le illusioni di Maria Sharapova, schiantandola alla distanza col punteggio di 5-7 6-4 6-2. Ne siamo certi: per un attimo, Masha ha sperato di vincere il torneo. Tra bravura e fortuna, il tabellone si era spalancato. Non aveva fatto i conti con la Sevastova, talento puro, sensibilità fuori dal comune. Con un atteggiamento meno dimesso, avrebbe ben altra popolarità. Invece si limita a farsi seguire da un piccolo team, guidato dal fidanzato Ronald Schimdt, e raramente si lascia andare a sorrisi travolgenti. Si è riuscita ad aprire soltanto con lui, e insieme hanno creato un piccolo miracolo sportivo, nato dalle ceneri di un ritiro annunciato il 12 maggio 2013, quando il suo fisico un po' gracile non ne poteva più. È tornata un anno e mezzo dopo, dopo aver provato a studiare marketing (senza successo). È ripartita daccapo, da zero, in silenzio. Oggi è la tennista del momento dopo una partita vinta con un mix tra tranquillità e personalità. D'altra parte, sbraitare e gesticolare non è certo sinonimo di carattere.
L'AMORE PER NEW YORK
Anastasia aveva un piano e lo ha portato avanti fino in fondo. “Ho mantenuto un atteggiamento positivo, anche quando ero in svantaggio nel primo set. Se non lo avessi fatto, avrei perso 6-1 6-1 – ha detto dopo il match, indossando il cappellino dei New York Giants – stavo molto bene fisicamente, mentre sul piano tecnico sapevo che non avrei potuto buttarla fuori dal campo. Per questo avevo un piano: farle tirare il dritto in corsa, giocare tanti slice e tenere una buona percentuale di prime palle. Il servizio era fondamentale: sapevo che, se avessi servito bene, avrei avuto una chance”. La sconfitta della Sharapova è un sollievo, per non dire una gioia, per gran parte dello spogliatoio. Si sa che tante colleghe non la amano. I giornalisti hanno provato a strappare una frase polemica anche alla Sevastova: respinti con perdite.”So che molte giocatrici avrebbero avuto motivazioni particolari contro la Sharapova, ma non è il mio caso. La rispetto molto, giocavo i tornei Under 14 quando lei vinceva Wimbledon”. C'è un legame particolare, tra la Sevastova e New York. Lo mostra con i gesti, ancor più che con le parole. L'anno scorso indossava sempre il cappellino degli Yankees, mentre quest'anno ha scelto i Giants. Vista la sua provenienza (la Lettonia ha grande tradizione cestistica), le hanno detto che sarebbe stato più appropriato quello dei Knicks: “Lo so, ma non mi piace il loro cappellino” ha risposto, con un sorriso. Parlando del suo paese, si è fatta seria. “Il segreto del tennis lèttone? Non abbiamo soldi. La verità è che non è cambiato niente rispetto a quando mi allenavo da piccola. Sono rimasta nella mia città fino a 14 anni e d'inverno mi allenavo nella palestra di una scuola, sul legno. Per i restanti sei mesi avevamo i campi in terra battuta. Adesso è uguale: un solo circolo con sette campi, e neanche una struttura indoor”.
“OGNI TANTO LA OSTAPENKO SALUTA…”
L'amore per Liepaja, la sua città, è comunque vivo. Lo testimonia il cappellino indossato dal fidanzato. Con il suo tennis quasi poetico, proverà a fare un passettino in più battendo Sloane Stephens (vincitrice in tre set sulla Goerges). “Ultimamente non l'ho vista giocare, proverò a guardare qualcosa, forse su Youtube”. Il futuro, con una compagna come la Ostapenko, potrebbe anche voler dire Fed Cup. “Jelena? Quando la vedo la saluto. A volte risponde, a volte no…scherzi a parte, le ho fatto i complimenti dopo il Roland Garros, ma non ci alleniamo insieme. Per la Fed Cup è stato intavolato un discorso, vedremo. È un po' che non gioco, non mi piaceva il modo in cui mi hanno approcciato. Forse l'anno prossimo lo faranno in modo diverso…”. È tutto qui, avvolto da una semplicità disarmante, il mondo di Anastasija Sevastova. Ben altra cosa rispetto a quello della Sharapova, che non ha cercato scuse nemmeno parlando della vescica che l'ha costretta a farsi curare sullo 0-3 nel terzo set. Ha rimontato fino al 2-3, ma poi ha ceduto nel finale. “Ho permesso che il match diventasse fisico – ha detto Masha, comunque soddisfatta del suo torneo – la cosa buona è che domani non dovrò sottopormi a una risonanza magnetica come era accaduto a Stoccarda. Va detto che ho pagato la scarsa abitudine a giocare, lei aveva molte più partite nelle gambe”. Ok, ma certe difficoltà non si erano viste contro Simona Halep. La verità è che c'è tanto della Sevastova in questo risultato. È stata splendida, dopo aver perso il primo set, nello sgraffignare un break in avvio di secondo e portarlo a termine. E nel terzo, quando il rumore dell'Arthur Ashe avrebbe potuto distrarla, dal 3-2 ha saputo mettere il turbo. Una favola, la sua, che si lascia raccontare con discrezione. Senza strilli né esaltazione, proprio come il suo profilo Instagram. Così semplice, così normale.
US OPEN 2017 – Ottavi Donne
Petra Kvitova (CZE) b. Garbine Muguruza (SPA) 7-6 6-3
Venus Williams (USA) b. Carla Suarez Navarro (SPA) 6-3 3-6 6-1
Sloane Stephens (US) b. Julia Goerges (GER) 6-3 3-6 6-1
Anastasija Sevastova (LET) b. Maria Sharapova (RUS) 5-7 6-4 6-2