Battendo la cinese Lin Zhu, ha raggiunto la seconda settimana di Wimbledon e contro Emma Raducanu proverà ad approdare ai quarti

LONDRA – Una neozelandese negli ottavi di finale è la tipica favola di uno Slam, anche se la giocatrice in questione, la ventitreenne Lulu Sun – che, da Svizzera che era, ha cambiato nazionalità all’inizio di quest’anno – non è proprio una sconosciuta, come dimostra la 123ª posizione occupata nel ranking WTA. Battuta da Cocciaretto al primo turno degli Open d’Australia, quest’anno ha vinto due titoli Itf. In Italia ha appena fatto una comparsata sui prati di Gaiba (sconfitta al primo turno con la svizzera Bandecchi) poi a Wimbledon è cambiato tutto: tre turni passati nelle qualificazioni, poi l’exploit contro la cinese Zheng Quinwen, numero 8 del mondo, e le vittorie meno eclatanti ma ancora più preziose contro Starodubtseva e Zhu Lin. Così Lulu Sun – che in carriera non aveva mai battuto una Top 100 – è divantata la prima giocatrice nell’era Open a portare i colori della Nuova Zelanda fino al quarto turno a Wimbledon, e la prima in assoluto in uno Slam dai tempi della semifinale di Belinda Cordwell nei vicini Australian Open del 1989. Soprattutto, ha riportato nella cartina geografica del grande tennis questa nazione, che dai quattro Wimbledon conquistati da Anthony Wilding subito prima di morire sul campo di battaglia del 1915 fino alla finale londinese persa da Chris Lewis contro John McEnroe nel 1983, ha scritto importanti pagine del nostro sport.

La particolarità di Sun Lin è il suo background internazionale: è nata in Nuova Zelanda, a a Te Anau, da madre cinese e padre croato. A 5 anni la sua famiglia si è trasferita in Svizzera, poi ha frequentato l’Università del Texas ed ora si divide tra la Florida e la Slovacchia, il paese natale del suo coach, Vladimir Piatenik. «Quando hai così tante culture alle spalle, non appartieni al 100% a una sola. In certi momenti della mia vita non è stato facile, ma ora mi sento il frutto di queste esperienze diverse, e mi sento fortunata per questo».
A 14 anni era stata la prima tennista nata nel 2001 a ottenere un posto nel ranking, precedendo coetanee più celebri come Swiatek, Potapova e Anismova. «Dopo le prime vittorie – racconta – avevo scelto la carriera professionistica, ma mia madre fece resistenza, preoccupata che il tennis prendesse il sopravvento sugli studi. Poi mi sono anche infortunata e a quel punto ho proseguito negli studi, scegliendo un college dove poter continuare a giocare». Laureata in “Relazioni internazionali e studi globali” («mi piace conoscere come le persone vivono e pensano il mondo, lo sport non è tutto»), Lulu Sin ritiene che il suo gioco, così ricco di “slice” e variazioni, con qualche sortita sotto rete, si adatti alla perfezione all’erba, come Zheng Quinwen ha capito a sue spese. «Non ho pensato alla sua classifica per non spaventarmi – le parole di Lulu Sin dopo l’esordio vittorioso – sapevo di poterle fare male con il mio gioco e ci sono riuscita. Avanti così». Ora la attende una severa verifica, lo scontro con Emma Raducanu e il pubblico inglese del Centrale.