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Sara Errani presa d'assalto dal pubblico cinese
Di Riccardo Bisti – 1 gennaio 2014
Sara Errani ha una colpa: ci ha abituati troppo bene. Con una finale e due semifinali Slam, due qualificazioni consecutive al Masters e 80 settimane tra le top-10, ci ha fatto pensare che certi risultati fossero scontati. Non è così, soprattutto se sei alta poco più di 160 centimetri e il talento ce l’hai più nella testa che nel braccio. Che poi, la testa è il “colpo” più importante. Anni fa, Juan Carlos Ferrero disse che il cervello conta al 50%, il fisico al 45% e il tennis soltanto al 5%. Forse esagerava, ma ha reso bene l’idea. E Sara si è forgiata proprio a Valencia, a pochi chilometri da Mosquito. Ma anche la testa può avere i suoi attimi di pausa, le sue difficoltà. E allora bisogna prendere con la giusta attenzione, ma senza inutili allarmismi, la sconfitta contro Vania King al secondo turno del torneo WTA di Shenzhen (500.000$, Plexicushion). La Errani aveva mostrato segni di difficoltà già al primo turno, dove aveva dovuto giocare il tie-break del terzo per battere la piccola Saisai Zheng. Stavolta il tie-break le è stato fatale, e l’americana si è imposta col punteggio di 2-6 7-6 6-3 in oltre due ore e mezza. Shenzhen non è certo il torneo più importante dell’anno. E’ un evento International dove l’hanno convinta a giocare perché avevano bisogno di una top-10 da affiancare a Na Li. La mente è protesa all’Australia, e l’imminente torneo di Sydney fornirà indicazioni più precise. Tuttavia, i segnali non devono essere ignorati. Precisiamo: se Sarita avesse trasformato uno dei due matchpoint avuti nel tie-break del secondo, il ‘processo’ non sarebbe neanche iniziato. Ma non li ha sfruttati, e nel terzo si è fatta prendere dal nervosismo. Le abbiamo visto spaccare una racchetta (inusuale per lei) e chiede un inutile challenge sull’ultimo punto della partita. Cose strane.
In attesa di altri test, il pensiero negativo giunge riflettendo sulla prestazione. La Errani è ancora imballata, concede troppo nei turni di battuta (21 palle break!) e nemmeno il nuovo movimento dei piedi sembra aver sortito effetti. Sui campi veloci, è dura essere competitive. E poi c’è un eccessivo nervosismo, chissà se dettato dalla pressione di doversi confermare. Strano, perché nel 2013 ha dimostrato che l’anno precedente non è stato un caso. La Errani non ha più nulla da dimostrare. Ad aprile compirà 27 anni: se è vero che il tennis è sempre più anziano, lei fa girare il motore al massimo da quindici anni, da quando fu spedita da Bollettieri. E magari potrebbe subentrare un pizzico (ma proprio un pizzico) di appagamento, unito a un filo di logorio psicofisico. Ce lo ha spiegato Renzo Furlan, che proprio intorno ai 27 anni, dopo una vita da formichina, ha sottratto al tennis quel 10% che gli ha impedito di restare sui livelli che lo avevano portato tra i top-20. La Errani dovrà essere brava a non scollegare i fili. Le sue caratteristiche non le consentono di rilassarsi. Neanche un po’. Il pensiero positivo sboccia riflettendo sui risultati dello scorso anno: anche nel 2013 ha avuto un inizio difficile: in tutta la trasferta australiana ha raccolto appena tre vittorie, cedendo alla Suarez Navarro al primo turno dell’Australian Open. E’ possibile (anzi, probabile) che la preparazione sia finalizzata a raggiungere il top per primavera. E poiché una rondine non fa primavera, la sconfitta contro Vania King (numero 85 WTA, buona doppista e ottima cantante) non deve alimentare chissà quali preoccupazioni. Di certo non va presa sotto gamba.