Nel 2008 vinceva il torneo giovanile di Wimbledon, ad appena 14 anni. Nel 2012 conquistava l'argento olimpico in doppio misto, sempre a Wimbledon, insieme ad Andy Murray. Ex numero 27 WTA, Laura Robson doveva essere la stellina del tennis britannico, l'erede di Virginia Wade e Jo Durie, ma un grave infortunio al polso (un anno e mezzo di stop!) e l'esplosione di Johanna Konta l'hanno fatta passare in secondo piano. Oggi ha 23 anni e fatica ad emergere, impantanata al numero 212 WTA. In questi giorni ha perso al primo turno del torneo WTA di Nottingham. La sconfitta contro Julia Boserup segue quella, sempre all'esordio, contro Marina Erakovic a Surbiton. Laura ha ammesso che il ritorno nel circuito WTA (dove peraltro è stata ammessa con una wild card) è stato piuttosto complicato. In effetti non vince una partita nel circuito maggiore da oltre due anni, e aveva giocato l'ultima ormai nove mesi fa. In questo momento, la sua classifica le consente di giocare i soli tornei ITF. Qualche settimana ha vinto un torneo da 60.000 dollari a Kurume, in Giappone, ma appena ha messo il naso sull'erba sono arrivate due sconfitte.
WIMBLEDON E IL NUOVO COACH
“I tornei WTA sono un'altra cosa. Ho bisogno di tempo per adattarmi a un diverso ritmo di palla, a diverse tattiche. Per adesso non ho fatto troppo bene l'adattamento. Ho avuto tre buone settimane in Giappone, sono stata solida per parecchi match, ma poi mi sono dovuta fermare perché ho avuto un problema allo stinco”. La Robson ha saltato la stagione sulla terra battuta, passando direttamente dal cemento all'erba: prima di Wimbledon, tenterà la via delle qualificazioni a Birmingham ed Eastbourne. Con il suo ranking, ai Championships rischia di non giocare neanche le qualificazioni (il tabellone femminile è a 96 giocatrici), a meno che non le concedano una wild card. “In Giappone erano tornei di basso livello, ma per tornare nel circuito WTA devo passare dal mondo ITF. Spero di continuare a vincere e costruirmi la mia strada. Wimbledon farà la sua scelta: sarei contenta di ricevere una wild card: giocare in tabellone, o anche nelle qualificazioni, sarebbe un bonus. Per un britannico significa molto giocare a Wimbledon, poi io vivo da quelle parti. Onestamente non ci penso ancora, mancano un paio di settimane”. La Robson ha anche cambiato guida tecnica: si fa seguire da Johan Ortegren, tecnico svedese proveniente dall'accademia di Magnus Norman, che in passato ha lavorato anche con Grigor Dimitrov. “Ci stiamo conoscendo, è un periodo di prova – dice la Robson – vedremo come va, per adesso mi trovo molto bene e gli allenamenti sono andati nel migliore dei modi”.