Con l’ingresso di Monaco tra i top 10, la piccola città argentina è l’unica (insieme a Belgrado) ad avere due rappresentanti nell’elite del tennis. Cosa c’è dietro a questo piccolo miracolo.
Juan Martin Del Potro e Juan Monaco, due top 10 "Made in Tandil"
Di Riccardo Bisti – 24 luglio 2012
Qualche anno fa, Tandil condivideva con Mosca il primato di città con più top 100. Oggi questa cittadina a circa 350 km da Buenos Aires torna a festeggiare. Il merito è di Juan Monaco, entrato tra i primi 10 grazie al successo di Amburgo. Per “Pico” è una gioia immensa, anche perché fino all’anno scorso l’obiettivo sembrava irraggiungibile. Quest’anno è partito alla grande e ha iniziato a crederci dopo la semifinale a Miami e il successo a Houston. “Non voglio pensarci più di tanto – disse – ma allo stesso tempo mi rendo conto di non essere lontano e voglio provarci”. Due giorni dopo si è storto la caviglia a Monte Carlo. Sembrava la fine di un sogno, invece non ha mollato e ci ha dato dentro con la riabilitazione. E’ tornato nel circuito prima del previsto, ha raggiunto gli ottavi a Parigi, il terzo turno a Wimbledon e la finale a Stoccarda. Adesso gode, e insieme a lui la città dove Eduardo Infantino porta i baby italiani per la preparazione invernale. Chissà che bagnarsi nell’acqua santa di Tandil non possa portarci fortuna. C’è solo un’altra città ad avere due top 10: è Belgrado, capitale della Serbia, da cui provengono Novak Djokovic e Janko Tipsarevic. “Ma in confronto a Belgrado la nostra è una città molto piccola – dice Monaco – abbiamo la fortuna di avere due grandi allenatori come Marcelo Gomez e Mario Bravo. E’ bello sapere che tanti bambini osservano me e Del Potro. Siamo degli esempi, come per noi sono stati Guillermo Perez Roldan e Mariano Zabaleta".
Al Club Independiente di Tandil si trova ancora Marcelo Gomez, detto “El Negro”, una sorta di guru. Non era nessuno, si è costruito questa nomea a suon di risultati. Il 23 luglio 2012 resterà impresso nella memoria, con due ragazzi cresciuti nel suo club tra i primi 10 del mondo. “Ho visto tutta la partita, quando è finita mi sono emozionato – racconta Gomez – mi sono tornate alla mente migliaia di immagini. Poi ho parlato al telefono con Juan, è talmente umile che ha sentito il bisogno di ringraziarmi. E’ una bravissima persona. Pensate che a lui e Del Potro ho dedicato 10-12 anni della mia vita. Ogni volta che li vedo nei campi più importanti del mondo provo un grande orgoglio. Grazie a loro, Tandil è menzionata in tutto il mondo. Tornando a Monaco, sono convinto che le cose non succedono per caso. Del Potro ha un talento eccezionale, mentre “Pico” è arrivato lassù con lo spirito di sacrificio. Ma non dimentico Diego Junqueira e Maximo Gonzalez. Non hanno ottenuto gli stessi risultati, ma sono dei grandi lottatori”. Tutti si chiedono come facciano a creare così tanti giocatori. “Ce lo domandano tutti, ma non c’è niente di particolare. C’è un buon clima, il metodo di allenamento è chiaro, ci sono valori importanti” Attualmente lavorano con Gomez una quarantina di ragazzi nel gruppo d’elite, mentre nella scuola tennis vera e propria ci sono 200 allievi. “Sanno di crescere sugli stessi campi di Del Potro e Monaco: per loro è una grande motivazione”. Molte federazioni tennistiche, non solo quella italiana, hanno una qualche forma di collaborazione con Tandil. Lo stesso Gomez effettua qualche clinic in giro per il mondo.
Ma se Gomez ha creato le basi e Monaco ci ha messo la volontà, il salto di qualità ad alti livelli si costruisce con i dettagli. E il “Pico” ha trovato la spinta decisiva con Gustavo Marcaccio, suo allenatore da dicembre. A quasi 28 anni, Monaco era un giocatore già formato. Eppure questo ex frequentatore di challenger e gare a squadre ha trovato la chiave giusta per migliorare i dettagli, dal servizio ai colpi da fondocampo, senza disdegnare qualche discesa a rete. Marcaccio è un coach scrupoloso, attento, riempie pagine di appunti durante le partite. In tanti assimilano il suo stile a quello di Marcelo Bielsa. Lo stesso Monaco lo ha soprannominato “Bielsita”. “Ho la mia videoteca, mi piace annotare tutto. Voglio ricordare tutto quello che facciamo negli allenamenti, può servire. L’ossessione nasce dal timore di non ricordarmi le cose. Mi piace leggere anche quello che fanno gli allenatori di calcio, come Guardiola e Mourinho”. Insieme a lui c’è il preparatore atletico Ignacio Menchon, ex di Del Potro. Un piccolo team che è riuscito a creare qualcosa di grande. “Spero di restare in cima il più a lungo possibile – chiude Monaco – in fondo non ho tanti punti da difendere da qui a fine stagione”. C'è da dargli fiducia.
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