Ai tempi della rivalità con Boris Becker, lo svedese finiva spesso in secondo piano, soffocato dal carisma di Boris. Ma adesso, grazie allo straordinario lavoro con Roger Federer, si è preso la sua rivincita.

Di Alessio Morra – 2 dicembre 2014

 
Il dualismo tra due campioni è il succo di ogni sport. Nell’ultimo decennio, il tennis si è basato sulla rivalità tra Federer e Nadal. Oggi hanno lasciato il ruolo di numero 1 a Djokovic, ma non lo scettro della popolarità. Prima di Roger e Rafa ci sono stati Sampras e Agassi, e ancora prima Edberg e Becker. Per chi come me ha iniziato a seguire il tennis nella seconda metà degli anni ’80 quella tra lo svedese e il tedesco è la rivalità per eccellenza. Perché è vero che in quel momento il numero 1 era Ivan Lendl, ma Stefan e Boris infiammavano maggiormente i tifosi. Erano giovani, all’epoca si diceva che entrambi sarebbero stati i numeri uno, e soprattutto che giocavano benissimo. Io ho sempre fatto il tifo per Edberg e ho sempre sofferto la rivalità con Becker, quello che si è preso più copertine e prime pagine nonostante i numeri dicessero che lo svedese era più forte. 6 Slam vinti a testa, una finale persa a Parigi che grida ancora vendetta per Edberg, che ha chiuso per due volte la stagione al numero 1, posizione che i due hanno occupato rispettivamente per 72 e 12 settimane. Però Becker era un personaggio dentro e fuori dal campo. Vinse Wimbledon a 17 anni e poche settimane dopo, senza avere nemmeno la patente, in patria divenne il testimonial di una casa automobilistica. Esternamente, Becker sembrava (o era) più luccicante di Edberg. Loro hanno anticipato proprio Agassi e Sampras, con il primo meno vincente (frase scritta con delle virgolette enormi), ma nettamente più popolare per un milione di motivi. L’affetto e il supporto a Edberg non è mai mancato, ma il calore travolgente che ha ricevuto Becker forse lo svedese non lo ha mai avuto. E forse per questo annunciò il ritiro con un anno d’anticipo, e così ricevette un tifo e un affetto memorabile in una stagione che sembrava inizialmente solo una lunga passerella, ma che poi divenne anche un’ottima stagione sul piano dei risultati.
 
IL BREAK DECISIVO DI STEFAN

Gli anni sono passati. I due hanno continuato a vivere agli antipodi. Edberg si è sempre visto poco, e quando lo si vedeva era sempre in grandissima forma. Becker invece si è visto dovunque. Presenzialista come molti ex grandi campioni, il tedesco ha cambiato il suo fisico che rapidamente ha perso la freschezza dei bei tempi. Quest’anno è cambiato tutto, perché entrambi sono rientrati in pista: uno è diventato l’allenatore di Federer, l’altro di Djokovic. E con questa duplice scelta la prospettiva generale è cambiata radicalmente. Edberg ha fatto il break decisivo e a distanza di venti-venticinque anni ha superato Becker. E non solo perché a livello tecnico il tedesco non ha dato un aiuto rilevante a Djokovic, a differenza di Edberg che è riuscito a far tornare grande Federer. Ma perché, "grazie" a Roger, lo svedese ha avuto in pochi mesi quella considerazione che non è riuscito ad avere quando giocava. Addirittura quando Nole è diventato papà e ha deciso di chiamare suo figlio Stefan si sono sprecate battute, scontate. Perché,si è detto, che anche il serbo ha preferito Stefan a Boris. Oggi Edberg, tramite il suo lavoro con Federer, viene e verrà percepito in un altro modo dai giovani che non lo hanno visto giocare in diretta. Ottimo! ma è troppo tardi. Almeno il riconoscimento non è arrivato postumo.