Dal 1987 a oggi, solo 7 giocatori hanno centrato l'accoppiata Indian Wells-Miami, di cui 3 nel nuovo millennio. Sintomo della difficoltà di confermarsi sempre al top.
Novak Djokovic è stato l'ultimo ad azzeccare la doppietta Indian Wells-Miami
Di Lorenzo Baletti – 29 marzo 2012
Se vincere è difficile, confermarsi lo è ancora di più. Trionfare in due tornei consecutivi, peraltro impegnativi come Indian Wells e Miami, è impresa veramente per pochi. Il dispendio di energie fisiche e psicologiche consente spesso al tennista di poter dare il massimo una sola settimana, cedendo invece nell’altra. Basti pensare che dal 1987 ad oggi solo 7 giocatori sono stati in grado di aggiudicarsi nello stesso anno i primi due Masters 1000 stagionali: Courier nel 1991, Chang nel ’92, Sampras nel ’94, Rios nel ’98, Agassi nel 2001, Federer nel biennio 2005-2006 e Djokovic nel 2011. Chi vince ad Indian Wells arriva scarico a Miami, chi gioca male in California ha più possibilità di rifarsi in Florida. Si contano 13 occasioni in cui vincitori e finalisti di Indian Wells, non sono poi andati oltre gli ottavi a Miami.
L’ultimo esempio è recentissimo: Federer, trionfatore ad Indian Wells la settimana scorsa, a Miami è uscito per mano di Roddick al terzo turno, così come il finalista Isner sconfitto addirittura al secondo round da Mayer. Per Roger non si tratta della prima volta: nel 2004 successe lo stesso, con lo svizzero fuori al terzo turno a Miami dopo la vittoria di Indian Wells, e il finalista Henman eliminato al secondo. Peggio di loro hanno fatto Djokovic e Fish nel 2008: il serbo, dopo aver vinto ad Indian Wells, è stato eliminato al secondo turno a Miami; l’americano, finalista, alla prima partita. L’elenco di tennisti incapaci di confermarsi continua, considerando in particolare i risultati del nuovo millennio nelle 26 edizioni dal 2000 ad oggi. Ljubicic, dopo aver trionfato in California nel 2010, in Florida si è ritirato al secondo turno. Nel 2005 Hewitt riuscì a raggiungere la finale di Indian Wells, ma la settimana dopo neanche partecipò a Miami. Sempre l’australiano, nel 2003, uscì alla seconda partita a Miami quando pochi giorni prima aveva portato a casa il titolo di Indian Wells. E come lui il finalista Kuerten. Anche Henman e Sampras, finalisti rispettivamente nelle edizioni 2002 e 2001 di Indian Wells, sono usciti agli ottavi e al terzo turno a Miami nello stesso anno. Così come Corretja, che dopo aver vinto in California nel 2000 non andò oltre il secondo round in Florida. Enqvist, suo avversario in finale, si fermò invece al quarto turno. Insomma, o uno o l’altro. Fare molto bene in entrambi i tornei sembra veramente difficile.
E se chi gioca ad alti livelli ad Indian Wells poi delude la settimana successiva a Miami, sovente capita l’inverso. Avendo speso meno degli altri in California, alcuni ne hanno poi approfittato in Florida. E’ il caso di Davydenko nel 2008: dopo un modesto terzo turno ad Indian Wells, si è imposto in finale a Miami. Oppure Canas, finalista a Miami nel 2007 quando la settimana prima era uscito al terzo turno. Nadal ha approfittato di non aver giocato ad Indian Wells nel 2005, andando poi ad un soffio dalla vittoria a Miami. Stessa storia per Agassi, assente in California ma vincitore in Florida nel 2003. L’americano aveva evidentemente imparato dall’anno prima, il 2002, quando uscì al primo turno ad Indian Wells prima di vincere a Miami. Nel 2000 la finale di Miami si giocò tra Sampras e Kuerten: il primo era uscito agli ottavi ad Indian Wells, il secondo appena alla seconda partita. Oltre ai magnifici sette cui è riuscita l’impresa di infilare la doppietta Indian Wells-Miami, da segnalare infine chi ci è andato molto vicino ma senza riuscirci: Roddick nel 2010, finalista a Indian Wells e poi vincitore a Miami; Murray l’anno prima con la finale in California e la vittoria in Florida; infine Djokovic nel 2007, anche per lui curiosamente sconfitta ad Indian Wells e poi trionfo a Miami. Per Nadal il massimo in termini di continuità è stato l’anno scorso con la doppia finale, ma c’era un Nole extraterrestre. Nel tennis di oggi sempre più faticoso e improntato sulla forza fisica, tenere alto il ritmo per due settimane richiede notevole resistenza e grande capacità di recupero e concentrazione, oltre che intelligenza nel dosare le energie per non disperderle troppo.
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