Garbine Muguruza centra i quarti di finale a Brisbane dopo tre ore di battaglia contro Daria Kasatkina, sempre più vicina al livello delle migliori. Ma quello che sorprende è la determinazione della spagnola, che salva un match-point e la spunta 7-6 al terzo: “Sentivo che per battermi sarebbe dovuta morire in campo”.La stagione è appena iniziata, ma quanto visto durante la scorsa stagione rende possibile una previsione: il 2017 potrebbe essere l’anno di Garbine Muguruza. Col titolo al Roland Garros la spagnola ha confermato di avere le qualità per dominare il circuito, ma il vortice di popolarità e attenzioni ha cambiato le sue abitudini, finendo per lasciare il segno. Il risultato è stato che dai primi di giugno in poi non è più riuscita a giocare agli stessi livelli, tanto da definire la conquista della Coppa Suzanne Lenglen il momento più bello e allo stesso tempo più difficile della sua stagione. Ma ormai il passato è alle spalle, la pausa le è servita per capire gli errori e imparare a non ripeterli. E a quanto pare anche per ricaricarle il serbatoio di fiducia e ambizioni. L’ha dimostrato dopo la durissima vittoria che l’ha promossa ai quarti di finale del WTA Premier di Brisbane: archiviato il 7-5 6-7 7-5 del primo turno contro Samantha Stosur, la tennista nativa di Caracas è stata obbligata a un’altra furibonda battaglia per venire a capo della russa Daria Kasatkina, diciannovenne ormai prossima all’ingresso fra le prime 20 del mondo, e soprattutto sempre più vicina al livello delle migliori. Le due se le sono date di santa ragione per tre ore, fino al 9-7 del tie-break del terzo set, in cui la spagnola ha cancellato un match-point sul 6-7, prima di mostrare di nuovo gli artigli e chiudere 7-5 3-6 7-6.
E come se non bastassero due vittorie di nervi, sul filo di lana, Garbine ha regalato un’altra dimostrazione del suo (nuovo?) carisma nell’intervista in campo, subito dopo la fine dell’incontro. “È stata una battaglia incredibile, fino alla fine non sapevamo chi delle due avrebbe potuto vincere, e nel tie-break basta veramente un punto per fare la differenza. Ma sentivo che per battermi sarebbe dovuta morire in campo”. In realtà i fatti la dicono diversamente: sarebbe bastato che, invece di pizzicare la riga, il coraggioso diritto lungolinea con cui ha cancellato la palla match fosse finito un paio di centimetri più in là, e il match l’avrebbe vinto la russa. Ma non è andata così e la scelta di Garbine di rischiare quella soluzione, a maggior ragione dopo quasi tre ore di battaglia, è un chiaro indice della fiducia della spagnola. Fiducia che vittorie come questa non fanno altro che accrescere. Ora, dopo essere stata in campo quasi sei ore in due giorni, avrà una meritata pausa, prima dei quarti di finale di giovedì. Sulla sua strada una fra Svetlana Kuznetsova e la sorprendente Desantee Aiava. Dopo essersi qualificata, diventando la prima giocatrice nata nel nuovo millennio a disputare un torneo WTA, la sedicenne australiana (classe 2000) è diventata anche la prima a vincere un incontro, battendo per 2-6 6-3 6-4 Bethanie Mattek-Sands, di 15 anni più anziana.
 
WTA PREMIER BRISBANE – Secondo turno
Garbine Muguruza (ESP) b. Daria Kasatkina (RUS) 7-5 3-6 7-6
Elina Svitolina (UKR) b. Shelby Rogers (USA) 7-5 2-6 7-5
Karolina Pliskova (CZE) b. Asia Muhammad (USA) 6-1 6-4
Alizè Cornet (FRA) b. Christina McHale (USA) 6-2 6-1

DESANTEE, IL PRODIGIO DELLE ISOLE SAMOA
WTA PREMIER BRISBANE: IL TABELLONE