Lucas Pouille diventerà un ottimo giocatore. E' serio, completo e talentuoso. Ma a 21 anni, alla sua prima semifinale importante, difficilmente poteva sperare di battere Fabio Fognini. L'azzurro ha eletto il centrale del Rothenbaum Club a proprio feudo personale e ha centrato una prestigiosa finale, la terza in carriera in un ATP 500. La seconda ad Amburgo, dove due anni fa vinse il torneo al termine di una finale-thriller contro Federico Delbonis. Il match contro il francese presentava più di un'insidia, ma Fabio ha fatto esattamente quello che doveva: alzare il livello rispetto al match contro Aljaz Bedene. Ha commesso meno errori nella manovra da fondocampo e ha leggermente migliorato il rendimento al servizio, pur mantenendo una certo margine di miglioramento. I numeri diranno che ha messo in campo appena il 44% di prime palle. Poco, troppo poco. La percentuale andrà notevolmente alzata contro Rafa Nadal, ma è stata sufficiente per imporsi 6-2 7-6 contro il francesino dagli occhi celesti. Prima di scendere in campo, Fabio sapeva che la partita andava chiusa sin dall'inizio, senza dare a Pouille l'occasione di respirare. Detto, fatto: break al primo gioco. Nel primo set si è visto un Fognini quasi perfetto, magari non la sua migliore versione, ma intorno a un 85-90%. Il secondo break era annunciato, così come la conclusione del set.
UN POKER CHE NON RIESCE DA 35 ANNI
Difficile dire se Pouille fosse emozionato. Il sangue finlandese non dovrebbe lasciare spazio a sbalzi di questo tipo. Sta di fatto che in avvio di secondo evita di incassare un altro break e sembra scuotersi. Per la prima volta, dà l'impressione di divertirsi in campo e non sentire il peso della responsabilità. La diretta TV, gli occhi dei francesi che in questo settimana non hanno altri connazionali da seguire, sono cose a cui il buon Lucas dovrà abituarsi in fretta. E nel secondo set, in effetti, mette in mostra un repertorio tutt'altro che trascurabile. Certo, era lui a dover faticare nei turni di servizio, ma in qualche modo restava a galla. Ed ecco, come Bedene il giorno prima, l'occasione per portare il match al terzo. Sarebbe stata un'ingiustizia, per quanto visto sul campo. E infatti Fognini cancella il setpoint con una perfetta demi volèe. Davvero bravo. A quel punto, nessuno si è sorpreso quando Fabio ha intascato sei punti di fila nel tie-break e, dopo meno di un'ora e mezza, ha potuto agitare il pugnetto. Per lui sarà la decima finale in carriera e andrà a caccia di quello che ormai è diventato un tabù per il tennis italiano del post Panatta: vincere quattro titoli. Ad oggi, si sono tutti fermati a quota 3: oltre a Fabio, anche Andrea Gaudenzi, Paolo Canè e Andreas Seppi. La decima finale, intanto, è già è una soddisfazione: staccati Gaudenzi e Volandri che si erano fermati a nove. Numeri importanti, mai sottolineati a dovere. Mentre ogni suo gesto sopra le righe viene enfatizzato. "E' la stampa, bellezza”, si potrebbe dire. Per carità. Ma avere una corretta visione delle cose sarebbe importante. E Fabio lo sa.
ATP 500 AMBURGO – Semifinale
Fabio Fognini (ITA) b. Lucas Pouille (FRA) 6-2 7-6
VITTORIE ATP ALL'ITALIANA
Fabio Fognini 3
Andrea Gaudenzi 3
Paolo Canè 3
Andreas Seppi 3
Renzo Furlan 2
Omar Camporese 2
Stefano Pescosolido 2
Davide Sanguinetti 2
Filippo Volandri 2
Francesco Cancellotti 2
FINALI ATP ALL'ITALIANA
Fabio Fognini 10
Andrea Gaudenzi 9
Filippo Volandri 9
Andreas Seppi 8
Francesco Cancellotti 7
Renzo Furlan 7
Davide Sanguinetti 6
Paolo Canè 5
Potito Starace 5
Gianni Ocleppo 4
Omar Camporese 3
Stefano Pescosolido 2
Gianluca Pozzi 2