Se ne parla da anni, ma i progetti per cambiare la Coppa Davis stanno finalmente prendendo forma. D'altra parte Dave Haggerty, neopresidente ITF, lo aveva promesso: la Davis deve diventare una fonte di guadagni ancora maggiore. Secondo quanto riportato dall'agenzia Reuters, potrebbero adottare una formula "ibrida" tra il format attuale e l'idea, rivoluzionaria, di giocarla in un'unica sede. Si parla di lasciare intatti i primi turni e poi di istituire una Final Four. Quella sì, in sede unica. L'esigenza si è accesa ancora di più dopo la finale del 2015, in cui l'unico giocatore di livello assoluto era Andy Murray. L'attuale formula della Coppa Davis risale al 1981, quando è stato istituito il World Group, con un tabellone a 16 squadre che si snoda in quattro weekend e la finale a novembre. Tra l'altro, è un format meno invasivo rispetto al passato, quando per vincere ci volevano ben sei incontri. Anche per questo, il record di presenze di Nicola Pietrangeli (164 partite) è praticamente imbattibile. La proposta di Haggerty non prevede una riduzione delle partite, bensì una riduzione delle settimane: semifinali e finale, infatti, si giocherebbero nella stessa settimana. “Il formato casa-trasferta funziona molto bene per i primi turni, ma per me sarebbe molto interessante il concetto di una Final Four – ha detto – nella settimana finale, generalmente programmata in novembre, avremmo quattro squadre in una location neutrale, da definire. In questo modo saremmo in grado di di pianificare l'evento con due mesi di anticipo. Le semifinali si potrebbero giocare nei primi tre giorni, poi ci sarebbe un giorno di riposo e la finale negli ultimi tre”.
UN GIOIELLO DA RILUCIDARE
Ci sarebbe poi un'idea aggiuntiva, anch'essa già ipotizzata in passato: concedere un bye alla squadra detentrice del titolo. In effetti capita spesso che chi vince il trofeo non abbia voglia di scendere in campo due mesi dopo per il primo turno dell'anno seguente. E' successo nel 2015 con le assenze di Federer e Wawrinka, è molto probabile che ricapiterà quest'anno con Andy Murray. “I giocatori con cui ho parlato sono stati molto positivi in questo senso – dice Haggerty – se dovesse andare in porto, credo che li convincerà a giocare di più rispetto a oggi”. Tra gli argomenti di discussione c'è anche una riforma dei singoli match: attualmente si gioca al meglio dei cinque set, anche se da quest'anno sarà istituito il tie-break anche nel quinto set. Non è da escludere un ulteriore ridimensionamento. “Credo che la Coppa Davis sia un ottimo prodotto, ma la vogliamo lucidare un po' – ha concluso – vogliamo assicurarci che quello che facciamo sia apprezzato da tifosi e spettatori”.
IL PRECEDENTE DELLA FED CUP
Non si tratta di operazioni a botta sicura, specie l'ìstituzione della Final Four. Ma andiamo con ordine. Se davvero la formula dovesse andare in porto, sarebbe inevitabile giocare le semifinali con partite al meglio dei tre set. Haggerty dice che le semifinali si snoderebbero su tre giorni, seguite da 24 ore di riposo in vista della finale. Con tutti questi match sarebbe necessario giocare al meglio dei tre set, a meno di mettere le semifinali su campi diversi e quindi in contemporanea. Improponibile, anche perché si ucciderebbe in partenza il concetto di “sede unica”. E' tollerabile concedere il bye ai campioni in carica, ma bisognerebbe ridurre il World Group da 16 a 15 squadre. Come fare? Semplice: i posti play-off dei gruppi zonali sarebbero ridotti da otto a sei, in modo che con le otto sconfitte al primo turno del World Group ci sarebbero sette spareggi. Probabilmente sarebbe tolto un posto alla zona euroafricana, che in questo momento ha quattro posti contro i due della zona americana e di quella Asia-Oceania. Ci può stare. E' un rischio, invece, la Final Four. Il concetto è affascinante, ma c'è il pericoloso precedente della Fed Cup. Tale formula è stata utilizzata per cinque edizioni consecutive, tra il 2000 e il 2004, e non ha funzionato. Ok, il tennis maschile gode di maggiore popolarità rispetto al femminile, ma le finali di Las Vegas (2000), Madrid (2001), Maspalomas (2002) e Mosca (2003 e 2004) non hanno lasciato tracce. Poco pubblico, ancor meno entusiasmo e tante perplessità. Nessuno ricorda chi ha vinto quelle edizioni, tanto che l'ITF mandò in pensione il format per scimmiottare quello della Davis, anche se con un World Group I con appena otto squadre. Insomma, l'idea può essere seducente e libererebbe una settimana in calendario (quella di settembre dopo lo Us Open?), ma non c'è la certezza che funzionerebbe. E non è detto che ci sarebbero tutti i migliori. Inoltre, lasciando più o meno inalterato il format dei turni precedenti, potrebbero esserci quattro squadre senza grosso appeal. Nelle semifinali del 2015, tra i top-10 c'era il solo Andy Murray. Insomma, ci vuole attenzione.