La Davis scrive un’altra pagina di storia con un epico Argentina-Brasile. Emozioni così le regala solo questa magica competizione … di FEDERICO MARIANI

di Federico Mariani – foto Getty Images

 

Le emozioni della settimana appena conclusa sono tutte condensate nel weekend, prepotentemente dominato dagli ottavi di finale della Coppa Davis.

La manifestazione dell’Insalatiera viene spesso criticata da chi ha mire rivoluzionarie, a volte viene snobbata, altre sminuita, ma resta una competizione unica che conserva un intrinseco fascino assai duro da scalfire. Anche questa tre-giorni di Davis non fa eccezione, anzi. Gli spettatori hanno assistito a sfide tirate, incerte, vibranti, basti pensare che ben quattro incontri su otto hanno trovato l’epilogo solo al quinto match. Sfide anche geograficamente e politicamente  esaltanti come Serbi-Croazia, Inghilterra-USA e, soprattutto, Argentina-Brasile. Se nelle prime due della lista il pathos ha latitato, nel derby sudamericano è esploso.

 

Pur non potendo contare su Del Potro e Monaco per motivi diametralmente opposti, l’Argentina partiva ampiamente favorita coi verdeoroperché Mayer è un giocatore globalmente superiore sia a Souza che a Bellucci e perché Berlocq è un animale da clima gladiatorio ed in casa sa esaltarsi come pochi altri al mondo. In Davis, tuttavia, non c’è nulla di scontato ed  il destino, da perfido narratore, ha ordito una trama mozzafiato in cui il sangue non manca.

Nel match d’apertura Souza batte Berlocq rimontando uno svantaggio di due set e un break fino a chiudere per 6-2 nel quinto set al termine di quasi cinque ore di guerra. Mayer pareggia i conti vincendo agevolmente con Bellucci, ma sabato Melo e Soares fanno appieno il loro dovere rifilando un pesante 3-0 a Schwartzman e Berlocq. All’alba della terza e decisiva giornata, il Brasile è quindi avanti 2-1 ed hadue matchball per sbattere la porta in faccia agli odiati cugini per una vittoria che manca da quarant’anni.

 

Arriva il momento di Mayer-Souza, chiave di volta della disputa. La partita tecnicamente parte male e finisce peggio, è un valzer continuo di errori e mancate occasioni, uno spettacolo modesto da un punto di vista squisitamente legato allo spettacolo. Il match diventa presto un testa a testa snervante, entrambi barcollano, ma nessuno molla. Mayer vince i primi due set entrambi al tie break. Souza, mai domo, rimonta uno svantaggio di 1-4 nel terzo set, si aggiudica il parziale per 7-5, fa il bis nel quarto con identico punteggio e forza l’incontro al quinto set.

Il campo diventa un ring, i giocatori due pugili suonati e malconci. Il pubblico è in visibilio, vuole il sangue e lo avrà. Sul 5-4 in suo favore Mayer ha tre matchpoint consecutivi, ma non capitalizza. Nel game dopo Souza piazza il break, ma al momento di chiudere col servizio a disposizione è lui a cedere. 6-6, si va avanti ad oltranza, si va avanti per inerzia. Sul 9-8 arrivano ancora tre matchpoint per Mayer, ma niente da fare. Sul 12-11 la storia si ripete: ancora 0-40 pro Mayer (che ha pure un ulteriore matchpont) ed ancora resta in vita Souza. Entrambi sono esausti. Non si gioca più a tennisdopo sei ore di lotta, si va oltre, si resiste. Il Tecnopolis di Buenos Aires vive e respira con Mayer e viceversa. Sul 14-13 l’argentino ha gli ennesimi matchpoint, l’undicesimo se ne va, ma nel dodicesimo la risposta di dritto bacia la riga concludendo un incontro epico.
Sono servite sei ore accompagnate da 42 minuti prima che uno dei due finisse al tappeto. E’ la seconda partita più lunga di sempre in termini di game e di durata, dietro l’inarrivabile Isner-Mahut, la prima nella storia della Coppa Davis. Alla fine vince Mayer, il più forte, riportando in parità le sorti di una sfida che pare non voler finire e che, infatti, non termina nella giornata di domenica. Non ci sono le luci artificiali, il sole tramonta e Delbonis-Bellucci viene rinviata al giorno seguente.

 

Alla ripresa delle ostilità Delbonis, che domenica era riuscito a portare a casa il primo set prima della sospensione, batte 3-1 Bellucci e completa una storica rimonta. Il Brasile non può festeggiare la vittoria nel derby che manca dal 1975. L’Argentina vince ed avanza ai quarti di finale dove troverà la Serbia di Djokovic.

Un’altra pagina che trasuda epica viene scritta nel libro della Coppa Davis, una competizione ambigua capace di unire gli interpreti dello sport più individualista di tutti, di non tener conto di classifiche e dollari, di mettere la squadra prima dei giocatori, di regalare emozioni uniche.
Per favore, non cambiatela mai!