Dave Haggerty, neo-presidente ITF, è scatenato: per il 2017 vorrebbe istituire la Final Four in Coppa Davis, con semifinali e finali in sede unica. Lo avevano già fatto per la Fed Cup e non era andata troppo bene. “Voglio più soldi e la partecipazione dei migliori”. 

Le idee non mancano: Dave Haggerty avrà la capacità di metterle in atto? Nonostante Francesco Ricci Bitti rivendichi la bontà della sua presidenza, in cui ha restituito un title sponsor alla Coppa Davis (e di riflesso anche alla Fed Cup), il nuovo presidente ITF, eletto per un pelo a Santiago del Cile, è convinto che la Federazione Internazionale debba guadagnare più soldi. Lo ripete in continuazione, come se il denaro fosse più importante della salute del nostro sport. Per lui, evidentemente, le cose vanno di pari passo. La grande idea di Haggerty è istituire una Final Four per la vecchia coppona, da giocarsi in una sede unica e stabilita in anticipo. “Potremmo farcela per il 2017, ma prima dobbiamo capire quanto denaro riusciremmo a incassare. Una cosa è certa: dobbiamo aumentare il nostro fatturato”. Per riuscirci, l'idea è trasportare in Davis quello che per qualche edizione è stato adottato in Fed Cup: portare le quattro semifinaliste in un'unica sede. L'hanno fatto per quattro edizioni, tra il 2000 e il 2004 (nel 2001 ci fu un ritorno al passato con l'intera competizione giocata in una sede unica). I ricordi di questa formula non sono straordinari: noi ricordiamo soprattutto l'edizione 2002, unica Final Four con in campo l'Italia, giocata a Masapalomas con pochissimo pubblico. Certo, per la Davis sarebbe diverso. Ma c'è il solito rischio: se la nazione ospitante non ci fosse, quale sarebbe l'appeal per il pubblico?


DAVIS E FED CUP INSIEME. O QUASI.

“La storia insegna che le grandi modifiche si fanno con l'imposizione e non con la negoziazione – ha detto Francesco Ricci Bitti, che però non ha mai avuto il coraggio o la volontà di cambiare – gli inglesi hanno spostato Wimbledon senza chiedere niente a nessuno, così come gli americani avevano collocato la finale dello Us Open al lunedì”. Come a dire: se Haggerty avrà il coraggio, potrà fare tutti i cambiamenti che vuole. Di certo non vuole rendere la Davis un evento biennale. “Sarebbe un duro colpo per la storia e la tradizione”. Per questo, sta pensando alla creazione di un maxi-evento ITF che porti le fasi finali di Coppa Davis e Fed Cup in un'unica sede. “Ma non nella stessa settimana e magari in due città diverse. Faccio un esempio: Pechino potrebbe ospitare le fasi finali della Davis e, la settimana dopo, Shanghai quelle della Fed Cup”. In un calendario congestionato non sarà semplice riuscirci, anche se l'eventuale sparizione della settimana delle semifinali di Davis (quella successiva allo Us Open) darebbe un po' di spazio. “Parlerò con l'ATP e la WTA per fare in modo che facciano un calendario funzionale a Davis e Fed Cup. I giocatori devono avere il desiderio di esserci. Vogliamo che la Davis diventi importante come uno Slam, né più né meno”. Una bella scommessa, che si scontrerà con una tradizione (e un tradizionalismo) spesso insormontabile. A proposito di cambiamenti, Haggerty vorrebbe portare il World Group di Fed Cup da 8 a 16 squadre. In fondo, “basterebbe” eliminare il World Group II e il gioco sarebbe fatto. “Sono tutti d'accordo, ma non è semplice da fare”. Non sappiamo se riuscirà a portare a casa ogni idea: ma questo baffuto americano, un passato con Head, Slazenger, Penn e Dunlop e Prince, possiede la forza più importante: l'entusiasmo della novità.