"Visto che il formato attuale è così bello, che scendano in campo i dirigenti". Parola di Leonardo Mayer, eroe involontario nell'ultima tornata di Coppa Davis. L'argentino ha battuto Joao Souza in un match eterno, durato 6 ore e 42 minuti, il singolare più lungo nella storia dell'Insalatiera. Aveva dolori in tutto il corpo, tanto da dover rinunciare al Masters 1000 di Indian Wells. A quanto pare, il suo grido di dolore è stato ascoltato. Francesco Ricci Bitti, presidente ITF, ha spiegato che dall'anno prossimo (il primo in cui non sarà più presidente) potrebbe essere istituito il tie-break nel set decisivo. “L'idea è questa. Le partite di sette ore sono belle per i giornalisti, ma non per i giocatori. Presto prenderemo una decisione”. Le dichiarazioni sono state raccolte durante un'intervista radiofonica concessa da Ricci Bitti con La Nacion, quotidiano argentino e quindi molto interessato alla faccenda. E' d'accordo anche Juan Margets, vicepresidente esecutivo, presidente del comitato di Coppa Davis e, soprattutto, candidato alla presidenza. “Quattro anni fa dicevano tutti di no, ma adesso hanno cambiato opinione”.
TIE-BREAK SUL 5-5?
Non c'è dubbio che in tanti abbiano detto la loro sul formato della Coppa Davis. Anche i top-players, tra cui Rafael Nadal, Novak Djokovic e Roger Federer. Opinioni autorevoli e tutto sommato disinteressate, visto che tutti sono riusciti a vincerla almeno una volta. Ricci Bitti ha specificato che nessuna federazione aveva mai proposto nulla in questo senso. “Ma l'argomento era sul tavolo già da tempo” . Se il cambiamento dovrebbe avvenire, ed essere tutto sommato indolore (in fondo è già in vigore allo Us Open), ce ne sono altri ben più sostanziali, come l'idea di eliminare la seconda di servizio o accorciare i set. Margets ha detto la sua: “Nel tennis ci vuole troppo tempo affinchè i set arrivino al momento decisivo. La soluzione? Tie-break sul 5-5. In quel modo, si guadagneranno 7-10 minuti per ogni set. Con i set troppo corti si accorcerebbero tutte le partite, mentre con la formula che propongo sarà così soltanto per quelle troppo lunghe”. Proposte meno invasive di quelle di Ricci Bitti, peraltro molto criticate da stampa e giocatori.
LA NECESSITA' DI UN COMMISSIONER
Durante il Miami Open è intervenuto anche Novak Djokovic. “Il formato della Coppa Davis dovrebbe cambiare” ha detto, ma non si è limitato a lamentarsi. Ha anche individuato una possibile soluzione. “La Svizzera ha vinto con Federer e Wawrinka, ma gli altri team non avevano top-10. Dobbiamo fare in modo che tutti i migliori siano stimolati a giocare”: Soluzione? Organizzare un torneo di una o due settimane con formula annuale o biennale, con 16 squadre radunate in quattro sedi diverse. Le vincenti di ciascun gruppo si ritroverebbe in una sede unica per le fasi finali. Chissà se gli daranno ascolto. Il numero 1 ha parlato anche del calendario ATP. “E' sempre uguale da tanti anni. Io credo che l'Australian Open si debba giocare un paio di settimane più tardi. In particolare, non vedo perchè debba esserci così tanto spazio tra Melbourne e Parigi, mentre pochissimo tra Roland Garros e Wimbledon. Il problema è che il tennis è comandato da 2-3 organizzazioni diverse, indipendenti tra loro. L'ATP non può fare molto su Davis e Slam, e viceversa”. Un problema di vecchia data, di cui si parla da decenni. L'unica soluzione sarebbe un commissioner, un'autorità unica per tutti. Ma con troppi interessi in ballo, potrebbe anche non succedere mai.