La curiosa vicenda di Franco Livi: nato in Italia, cresciuto in Argentina, residente in Spagna, fa lo sparring a tempo perso e chiedono sempre di lui prima di affrontare Nadal. Anche Djokovic. Però ha anche fatto da controfigura di Rafa in uno spot… 

La figura degli sparring partner è un sottobosco interessante, soprattutto nel circuito femminile. Le giocatrici non amano allenarsi tra loro, così le più forti si portano dietro uno sparring personale. Sono nati personaggi come Sasha Bajin, per anni al fianco di Serena Williams e oggi nel clan di Victoria Azarenka. Ma non è detto che non possano servire anche tra gli uomini. Lo sa bene Stefano Valenti, che da qualche tempo è entrato nel clan di Bernard Tomic. Ma è ancora più curiosa la storia di Franco Livi, italiano nato a Macerata (come Camila Giorgi) ma con un grosso legame con i paesi ispanici. Da quando ha tre anni, Livi risiede a San Carlos de Bariloche, nel sud-ovest argentino, a due passi dal Cile, dove è cresciuto e ha imparato a giocare prima di trasferirsi in Europa. Niente Italia, meglio la Spagna. Per qualche anno ha vissuto a Cadice, oggi lo si può trovare a Madrid. E' ancora giovane, 26 anni, ma fa già il maestro di tennis presso il Club International de Majadahonda. Tutto regolare, non fosse che ogni tanto si concede un'attività extra: sparring partner dei professionisti. Essendo mancino, viene spesso “utilizzato” dai giocatori che devono affrontare un mancino, specie se si tratta di Rafa Nadal. Già, perché Livi ha un tennis abbastanza simile al maiorchino. Talmente simile che in uno spot pubblicitario gli ha fatto da controfigura. Livi non lavora per un tennista in particolare, ma viene contattato direttamente dai tornei. Lavora al Masters 1000 di Madrid, all'ATP 500 di Pechino, nonché con il team qatariota di Coppa Davis.


UNO SPARRING CHE FUNZIONA

Tutto è nato per caso, lo scorso anno. Livi fu contattato da un amico, sparring di professione, che aveva bisogno di allenarsi in vista del Mutua Madrid Open. Un paio di settimane dopo il torneo lo ha contattato perché lo sparring mancino “titolare” era impegnato negli Stati Uniti. Qualche prova per verificarne il livello, ed ecco l'assunzione. Fu un esordio col botto, visto che palleggiò con Kei Nishikori prima della finale contro Nadal. Funzionò alla grande, visto che il giapponese dominò la partita prima di finire la benzina a due passi dal traguardo. Dopo Madrid c'è stato Pechino, poi la possibilità di allenarsi con giocatori di alto livello. Quest'anno, a Madrid, ha palleggiato con Murray prima della finale contro Nadal (vinta dallo scozzese), mentre in Cina ha fatto sparring a Djokovic prima dell'ennesima sfida contro Rafa. Sarà un caso, ma è stato un match a senso unico, un netto 6-2 6-2 per Djokovic. Insomma, Livi sembra funzionare… durante i tornei, la routine di uno sparring è molto intensa. Il giorno prima gli dicono con chi dovrà giocare e poi offre la sua disponibilità dalle 9 alle 18. Essere mancino è la sua fortuna: visto che ce ne sono pochi in giro, capita spesso che lo richiedano i tennisti in procinto di affrontare proprio un mancino. “Non ho mai avuto richieste particolari, se non suggerimenti tattici legati al giocatore che stanno per affrontare. Non è sempre facile: a volte capita di avere tra allenamenti di fila e mi chiedono di giocare come Nadal, come Feliciano Lopez o magari come Petra Kvitova” ha spiegato Livi a “La Naciòn”. Insomma, nell'arco di due ore è possibile vederlo arrotare disperatamente, battere e scendere a rete, poi tirare botte piatte.


ALL'OMBRA DI RAFA NADAL

Tra i giocatori conosciuti, il suo preferito è Novak Djokovic. “Non è come sembra: è molto meglio. Trasmette felicità, è amabile con tutti e sempre sorridente. Prova sempre a capire e parlare le lingue che non conosce. Prima della finale di Pechino mi ha chiesto alcune cose specifiche e abbiamo fatto diversi esercizi”. Ogni torneo ha la sua policy verso gli sparring partner. A Pechino, per esempio, non sono previsti incentivi economici ma tutte le spese sono pagate e il trattamento è identico a quello dei giocatori. “Hotel, auto ufficiali, pasti, zona vip. Ci sono andato per vivere una bella esperienza e migliorare il curriculum. Vivendo a stretto contatto con l'ambiente si impara in fretta”. Da junior gli è capitato di affrontare Juan Martin Del Potro, ma non se lo ricordava neanche. “Mi è venuto in soccorso mio padre”. Ricorda molto bene l'esperienza di qualche mese fa, quando gli hanno chiesto di fare il Nadal per uno spot pubblicitario. “Tutto è nato grazie a un'amica che aveva fatto da controfigura a Simona Halep. Gli chiesero se conosceva un tennista mancino: ha fatto il mio nome, mi hanno contattato e abbiamo raggiunto l'accordo”. Nello spot, ovviamente, non si vede il suo volto. A metterci la faccia è Rafa Nadal. Una piccola rivincita per il campione di Manacor, che ha perso due partite (quasi tre…) anche a causa di questo italiano che lo imita disperatamente.