Top-30 WTA nel 2015, Anna Karolina Schmiedlova era stata vittima di un crollo verticale, piombando fuori dalle prime 250. Non trovava soluzioni, poi ha ripreso ad allenarsi con il coach delle scuole superiori. Ha magicamente ritrovato se stessa, vincendo tre titoli ITF. Oggi sembra pronta a tornare tra le top-100. E non solo.

Qualche anno fa si parlava di lei come possibile top-10. Di sicuro, Anna Karolina Schmiedlova sembrava la degna erede di Daniela Hantuchova e Dominika Cibulkova, volti più noti del tennis femminile slovacco. Nel 2015, prima di compiere 21 anni, ha vinto due tornei WTA: sempre quell'anno, il terzo turno allo Us Open le aveva fatto raggiungere un best ranking al numero 26 WTA. Coetanea di Svitolina, Gavrilova e Bouchard, ha però deluso le aspettative e si è persa in misura preoccupante. “La mia crisi è una questione mentale” ci disse a febbraio dopo aver perso in Fed Cup da Francesca Schiavone, per spiegare una preoccupante serie di sconfitte consecutive. Ma, come spesso accade, non era tutto da buttare. Per questo, la slovacca approccia il 2018 con un rinnovato carico di fiducia. Precipitata intorno al n.250 WTA, è ripartita da zero e si è dovuta ricostruire giocando i tornei minori. Alla fine, nei soli main draw, il suo bilancio parla di 39 vittorie su 61 partite e tre trofei sollevati al cielo. Questi risultati le hanno permesso di guadagnare un centinaio di posizioni e chiudere al numero 137. Visto che non avrà punti da difendere nei primi mesi dell'anno, il ritorno tra le top-100 è tutt'altro che improbabile. Il momento migliore l'ha vissuto tra maggio e giugno, quando ha vinto 11 match di fila nei tornei ITF, peraltro battendo sei giocatrici meglio piazzate di lei. Si è imposta a Grado, in Italia, e poi a Stare Splavy, in Repubblica Ceca.

LA CRISI È ALLE SPALLE
Vittorie che non sorprendono, visto che nel suo anno d'oro era stata capace di vincere a Katowice (sul cemento indoor) e Bucarest (sulla terra), mostrando un rovescio a due mani da prima della classe. Sempre nel 2015 ha superato Radwanska, Wozniacki e Roberta Vinci, quest'ultima al WTA Elite Trophy di Zhuhai. E pensare che fu una partita persa a farle capire che aveva certi risultati in canna. “A Rio de Janeiro ho giocato la mia prima finale WTA, e fu qualcosa di incredibile. In passato non ero mai arrivata nemmeno nei quarti, allora ho iniziato a credere che forse potevo diventare una grande giocatrice”. Certe sensazioni, smarrite l'anno scorso, sono lentamente tornate nel 2017. A fine ottobre si è imposta a Macon, negli Stati Uniti. Torneo da 80.000 dollari di montepremi, battendo ottime giocatrici come Min, Voegele, Peterson e Duval. In precedenza, aveva raggiunto la finale a Landisville: proprio in quei giorni aveva parlato del suo periodo di crisi, ammettendo che non aveva saputo individuarne la causa. “Lo avessi saputo, avrei cambiato subito. La verità è che non avevo idea di cosa mi stesse succedendo. Ho perso alcuni match, e con le sconfitte è andata via anche la fiducia. Probabilmente è stata una questione di fiducia. A volte non credo in me stessa e non riesco a giocare bene. Nel 2016 ho vinto 3-4 partite e ho perso tutti i punti. Così ho cambiato alcune cose a inizio 2017, ma nemmeno quelle hanno funzionato”. Con le spalle metaforicamente al muro, Anna Karolina è tornata ad allenarsi con il coach di quando era una ragazzina, Milan Martinec, che era al suo fianco ai tempi delle scuole superiori. Magicamente, ha iniziato a giocare bene. E adesso, forse, il tennis ha ritrovato una potenziale protagonista.