Il paese africano è quello che organizza più tornei professionistici al mondo. Nel 2014 saranno 91. Sharm El Sheikh attira, ma alcuni governi sconsigliano il viaggio.
Mohamed Safwat è il miglior tennista egiziano: a Sharm El Sheikh non paga l'alloggio
Di Riccardo Bisti – 18 marzo 2014
La diffusione globale del tennis è un fenomeno di lunga data, ma i punti nevralgici restano gli stessi: Australia, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna (le nazioni dove si giocano gli Slam), nonché i paesi di lunga tradizione come Spagna e Germania. Tuttavia, oriente e il Sud America stanno crescendo a passi da gigante, ma c’è un dato ancor più sorprendente. Qual è il paese che organizza più tornei professionistici? Non gli Stati Uniti con le loro enormi risorse, e nemmeno un grande paese europeo. Sembra incredibile, ma il primato spetta al martoriato Egitto. Nel solo 2014, ospiterà non meno di 91 tornei, così suddivisi: 51 femminili e 40 maschili. Si giocano tutti in un resort della famosa località di Sharm El Sheikh, molto nota ai turisti e affacciata sul Mar Rosso. Qualcuno ha già definito Sharm una specie di “Wimbledon dei Diseredati”, che sgomitano ogni giorno in un clima difficile e nella quasi totale assenza di spettatori. E il denaro in palio è pochissimo. 88 dei 91 tornei offrono un montepremi di 10.000 dollari, il minimo per un evento professionistco. L’esistenza di questi tornei (praticamente uno a settimana) ha una doppia valenza: far crescere il tennis in Egitto e dare una mano al turismo. Un torneo di tennis muove centinaia di persone, il che significa pasti e pernottamenti. Il tennis consente ai resort (i cui campi da tennis sono la sede del torneo) di avere un flusso costante di ospiti paganti.
L’idea arriva dall’imprenditore Mohamed Elghazawy, ex tennista con un'esperienza nei college americani. Fino ad oggi gli è andata bene, tanto che il maxi-circuito egiziano non è stato toccato dagli sconvolgimenti politici che hanno creato un mucchio di problemi al turismo, soprattutto al Cairo. Negli anni 80, la Milano da Bere accoglieva infornate di modelle americane con l’obiettivo di sfondare nel mondo dello spettacolo. Oggi, ogni settimana arrvano a Sharm El Sheikh decine di tennisti a caccia di punti ATP-WTA. Si guadagna talmente poco che questi tornei sono visti come un passaggio, un inferno obbligato da cui si spera di uscire il prima possibile, anche se pernottare presso il Jolie Ville e il Soho Square non è così male. Piano piano, si stanno costruendo una tradizione. Belinda Bencic, baby fenomeno del tennis svizzero, ha vinto il suo primo torneo professionistico proprio a Sharm El Sheikh. In certe fasi della stagione, quando non ci sono challenger in Europa, vi si recano anche diversi giocatori italiani. “Di solito i tennisti restano 2-3 settimane, ma ce ne sono alcuni che possono fermarsi anche due mesi” racconta Elghazawy, al timone per la dodicesima settimana di tornei, in corso in questi giorni. Per i tennisti è una buona soluzione: una volta sul posto, non c’è bisogno di viaggiare e la sistemazione è buona. “La prima cosa è l’aiuto al turismo – continua Elghazawy – perché in Egitto è molto importante, cinque milioni di persone sono coinvolte in questo settore. E poi vogliamo dare una mano al tennis egiziano. Offriamo alloggio gratuito ai nostri giocatori di Coppa Davis e Fed Cup, evitando loro i costosi viaggi all’estero”. Il miglior tennista edizione, Mohamed Safwat, è fuori dai top-200 ATP, ma l’obiettivo è portare almeno un egiziano tra i top-100.
“Per il paese sarebbe uno spettacolo. Da noi il primo sport con la racchetta è lo squash, ma vorremmo portare il tennis a quel livello. Tengo a precisare che questa attività non mi porta nessun guadagno. Anzi, ci rimetto perché è difficile trovare gli sponsor. Ma lo faccio volentieri”. Una delle attività più complicate è convincere i tennisti a recarsi in Egitto dopo i tumulti politici degli ultimi periodi, con le nuove elezioni e la deposizione del governo dei Fratelli Musulmani. Alcuni paesi stanno consigliando ai propri cittadini di non recarsi in Egitto: Germania, Stati Uniti, Olanda e Belgio. “Purtroppo alcuni governi consigliano di non venire in Egitto per motivi politici, ma qui è molto sicuro e vogliamo ospitare giocatori di tutto il mondo. La situazione è molto più stabile rispetto a prima. L’obiettivo di Elghazawy è “stabilizzare” la situazione in modo che tanti ottimi giocatori non abbiano remore a recarsi in Egitto per i tre tornei challenger in programma nel resto dell’anno. L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è trovare la forza economica per organizzare un torneo ATP o WTA. Perché, dopo la quantità, è opportuno costruire anche la qualità. Nel frattempo, in questi giorni, devono accontentarsi di due torneini, le cui teste di serie sono Safwat tra gli uomini e Naomi Broady tra le donne. In tabellone nel decimo future stagionale ci sono anche quattro italiani, tra cui spiccano Stefano Travaglia e Claudio Fortuna.
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