Sorprendente sconfitta per Roger Federer: vince i primi due set, arriva a matchpoint, ma si fa rimontare e battere da Kevin Anderson. Il sudafricano ha mostrato una notevole autostima, che gli ha permesso di affrontare con personalità i tanti momenti delicati. Una volta ripreso, Federer non ha saputo alzare il livello.

Lo ha detto e ripetuto, appena uscito dal campo. “Sentivo che era il mio giorno”. Il perfido sole del Campo 1 ha giocato un brutto scherzo a Roger Federer, battuto in cinque set da Kevin Anderson. È una delle più dolorose sconfitte in carriera, se non altro per il modo in cui è maturata: avanti due set a zero, contro un avversario sempre battuto in quattro precedenti. È andato tutto liscio fino al matchpoint, ma di fronte aveva un giocatore che possiede una grande arma, ancor più efficace del servizio-bomba o del dritto: una profonda autostima. Nonostante le sconfitte passate, il sudafricano sentiva di potercela fare, sin da lunedì. “Penso che molti aspetti del mio gioco possano dare fastidio a Federer – diceva dopo la vittoria contro Monfils – sono alto, servo forte. Inoltre dovrò cercare di affrontare questa partita come se fosse un match qualsiasi”. Pensava di giocare sul Centre Court; “Sarà soltanto la mia seconda volta, ci ho giocato nel 2014 contro Murray”. Invece gli organizzatori hanno assecondato le richieste di Djokovic, che nei quattro match precedenti ci aveva giocato soltanto una volta. Dei big, l'unico a non uscirci mai era stato Federer. E allora, per ragioni di democrazia e par condicio, hanno spostato Federer. Può aver influito, nel 2-6 6-7 7-5 6-4 13-11 finale? Forse, ma se Federer avesse sfruttato il match point nel terzo set (avanti 5-4, 30-40 sul servizio di Anderson), se ne sarebbero dimenticati tutti. “Sento di star giocando il miglior tennis della mia vita – diceva Anderson alla vigilia – quando gioco così, posso essere molto pericoloso. Credo che la gente lo veda e lo senta. Dovrò portare tutto questo in campo contro Federer”. E pensare che il primo set è filato via liscio, normale, in appena 26 minuti. Nel secondo set, le prime avvisaglie di quello che sarebbe successo: per la prima volta nel torneo, Federer ha perso il servizio. Avrebbe ugualmente vinto il secondo set, ma erano i primi segni del terremoto che si sarebbe registrato nella Scala Richter del tennis. “In svantaggio di due set, ho fatto del mio meglio per combattere e portare a casa il terzo e il quarto – ha detto Anderson, che da anni ha reciso il rapporto col Sudafrica e risiede negli Stati Uniti – alla fine penso di aver fatto un ottimo lavoro, battere Federer a Wimbledon è qualcosa che ricorderò. E sì, continuavo ripetermi che sarebbe stata la mia giornata”.

"INCAPACE DI ALZARE IL LIVELLO"
Il match ha preso un'altra direzione dopo che Kevin aveva annullato col servizio il matchpoint. Sullo slancio, ha scippato nuovamente il servizio a Federer ed è andato a servire sul 6-5. A quel punto è stato fantastico, rimontando da 0-40 con cinque punti consecutivi. Da due anni (semifinale 2016, contro Raonic), Federer non era costretto a giocare un quarto set a Wimbledon. Un break al settimo game del quarto set lo portava addirittura al quinto: ancora una volta, il sudafricano era bravo a cancellare una palla del controbreak. Nel quinto set si è andati dritti, filati col servizio. Soltanto in un game, Federer ha avuto palla break. Eravamo 4-3 per per lui e ha raccolto quattro punti di fila da 40-0. Ancora una volta, il sudafricano ha fatto un bel respiro e ha giocato un grande punto. Anche sul 5-6, si è trovato 0-30. Nel momento del bisogno, ha sempre radunato le forze. Più il match andava avanti, più Federer sembrava in difficoltà fisica. Non era incisivo in risposta, si muoveva male, spesso era costretto a giocare in difesa. Si salvava col servizio, ma lo spettro della sconfitta era dietro l'angolo. Non c'era la stessa sensazione vissuta durante la finale di nove anni fa, quando era Andy Roddick il giocatore a corto di benzina. Infatti, il break sarebbe arrivato al trentesimo game. Stavolta era Roger il più stanco. Sempre più fermo, sempre meno regale. Sull'11-11 e 30-30, ha aspettato qualche secondo prima di servire perché un aereo ha sorvolato Church Road. Subito dopo, ha commesso il primo doppio fallo della sua partita. Il simbolo di una resa. Al momento di servire per il match, Anderson non ha tremato. Braccia al cielo, sguardo verso il suo angolo, e poi un rispettoso saluto a Federer. Il quale, nonostante la delusione, ha rispettato il protocollo e ha atteso che Anderson fosse pronto per uscire dal campo. “Non è che lui mi abbia sorpreso, conosco le sue qualità: per esempio risponde molto bene alla seconda di servizio e può essere molto solido da fondo, lo aveva già dimostrato anche contro di me – ha detto Federer – il problema è che non ha funzionato la mia combinazione uno-due, subito dopo il servizio. Quando entravamo nello scambio non ero più in grado di metterlo in difficoltà. Quando ho avuto bisogno di alzare il livello, non ce l'ho fatta”. La delusione c'era, ma intanto ha promesso di esserci anche l'anno prossimo. Una buona notizia, in una pessima giornata per i cultori della sua leggenda.

WIMBLEDON UOMINI – Quarti di Finale
Kevin Anderson (SAF) b. Roger Federer (SUI) 2-6 6-7 7-5 6-4 13-11