di Andrea Nizzero – foto Getty Images
Si può sostenere che l'Olimpo del tennis femminile non sia mai stato così dubbiamente frequentato come in questo periodo, ma di certo il lunedì di mezzo dell'edizione 2011 di Wimbledon è destinato ad essere ricordato come una delle giornate più sorprendenti della storia di questo torneo. La caduta delle dee coinvolge Venus e Serena Williams, oltre che la numero 1 del mondo Caroline Wozniacki. In ordine cronologico, le eroine del giorno si chiamano Marion Bartoli (batte Serena 63 76), Dominika Cibulkova (batte Wozniacki 16 76 75) e Tsvetana Pironkova (batte Venus 62 63).
Le Williams rientravano da mesi di inattività (per Serena quasi un anno). Avevano mostrato qualche inevitabile difficoltà nei primi turni. Non si sapeva quanto avrebbero potuto essere competitive. Tutto vero: ma quando una delle Sorelle perde a Wimbledon, il colpo si sente in tutto il mondo. Diventa un boato se nell'arco di un'ora e mezza cadono entrambe. Nei prossimi giorni e settimane si sprecheranno le riflessioni sulla possibile fine dell'era Williams. Per quanto possano sembrare premature, è forte la sensazione che i saluti di Venus al Centre Court che l'ha vista trionfare cinque volte, potessero essere gli ultimi.
La prima eliminazione eccellente arriva per mano di una straordinaria Marion Bartoli, che torna a sorprendere nel torneo che l'ha vista clamorosa finalista nel 2007. La francese, che non esita a definire quella in cui si trova come “la miglior forma fisica della mia carriera”, batte la campionessa uscente per 63 76(6) in un'ora e 57 minuti. Una prova in cui ha messo in mostra, oltre alle consuete routine nevrotiche che l'hanno resa famosa, un coraggio e una determinazione assolutamente necessari per avere ragione anche di una Serena decisamente fallosa e lenta come quella di oggi.
Proprio la grande convinzione le ha permesso di mantenere il sangue freddo nei momenti più importanti dell'incontro, quando la Williams trova sempre il modo di innalzare il livello di gioco. E' successo nel primo set, quando ha avuto bisogno di sei set point prima di chiudere un parziale deciso da un solo break, ottenuto sul 3-2.Nel secondo, la partita segue i binari del servizio fino al cinque pari, quando arriva un break in favore della francese che sembra ratificare una superiorità decisamente percepibile. Dal 40-15, doppio match point, la partita si trasforma in una lotta. Serena annulla 3 match point e riesce a portare la partita al tie break.
La Bartoli potrebbe crollare, invece fa finta di niente: sul 4-3, dopo uno scambio dominato, subisce un rovescio lungolinea vincente dell'americana seguito da un ace. Sembra poter essere l'uno-due del KO. Invece no: si procura un altro match point, se lo vede annullare da un altro ace, ma con una risposta profonda si costruisce il quinto. E' quello buono: con una prima esterna vincente Marion torna nei quarti di finale a Wimbledon e firma la sorpresa più grande del torneo.
Il secondo tuono del pomeriggio arriva dal campo 2. Dopo 24 minuti dall'inizio del suo ottavo di finale, Caroline Wozniacki conduceva un set a zero (6-1) contro un avversaria che aveva battuto 6 volte su 8. Fino a quel momento, in tutto il torneo aveva lasciato per strada solo 13 game. Davvero difficile pensare che poco più di due ore dopo la numero 1 del mondo sarebbe uscita sconfitta dal campo numero 2. Tutta colpa (o merito) di Dominika Cibulkova, che con il suo diritto disarmante fa girare la partita, assediando ed infine abbattendo le difese della numero 1 più difensiva che il tennis femminile ricordi.
La slovacca ha salvato una palla del 3 a zero nel terzo set, sulla strada verso una delle vittorie più prestigiose della sua carriera. Il dritto vincente con cui chiude, al terzo match point, è l'ennesimo della sua straordinaria partita tutta votata all'attacco. Dopo la semifinale al Roland Garros 2009, la carriera della più piccola giocatrice nella top 50 (è appena 1m e 56cm) si arricchisce con i quarti a Wimbledon. Ad attenderla troverà Maria Sharapova, che ha disposto di Peng Shuai piuttosto facilmente con il punteggio di 64 62. Per la russa, campionessa qui nell'ormai lontano 2004, si tratta della prima qualificazione ai quarti di Wimbledon dal 2006.
Infine, sono il Centre Court, Sua Maestà il Principe William e sua moglie Kate Middleton a salutare Venus Williams, sconfitta malamente (62 63) nella rivincita dei quarti di finale dello scorso anno. Tsvetana Pironkova, che l'anno scorso si rese protagonista di una delle sorprese più grandi della storia recente del torneo, si ripete – per di più con lo stesso punteggio. Pur non sottovalutando i meriti della bulgara, non si può non evidenziare come sia stata davvero disastrosa la prova con cui Venus abbandona quello che per cinque volte è stato il suo campo. Dal 2 pari del primo set, la Williams subisce un parziale di 5 giochi a zero.
Subito sotto anche nel secondo parziale, riesce parzialmente a rientrare, arrivando a procurarsi una palla del tre pari. Invece con tre pasticci regala all'avversaria l'ennesimo break. Lo strappo è definitivo, e il gioco ordinato della Pironkova non risente del nervosismo nemmeno quando deve servire per chiudere. E' la terza volta che sconfigge Venus in un torneo dello slam: oltre ai quarti dello scorso anno, era già successo a Melbourne nel 2006. Alla luce del suo 2011 decisamente opaco, davvero in pochi potevano credere in una riconferma della bulgara a Wimbledon. Ha già smentito tutti.
E' un autentica demolizione quella che Petra Kvitova compie della sua malcapitata avversaria, Yanina Wickmayer, a cui lascia solo due game (60 62). La ceca sorprese tutti quando lo scorso anno raggiunse qui la semifinale. Adesso, nessuno sarebbe veramente troppo sconvolto se andasse fino in fondo. Lei stessa deve esserne consapevole: fin qui la pressione di avere una chance di vincere il torneo non le ha provocato nessun fastidio. Sarà interessante vedere come la gestirà nei quarti di finale (contro Pironkova) e negli atti eventualmente successivi.
A giocarsi un posto nei quarti di finale contro Ksenia Pervak, numero 89 del mondo, avrebbe potuto esserci Francesca Schiavone. Tocca invece a Tamira Paszek, che ha avuto la meglio sulla Leonessa nell'interminabile incontro di terzo turno, approfittare con merito di un tabellone decisamente benevolo. In quello che era lo scontro tra le più giovani rimaste in tabellone (90 Paszek, 91 Pervak), la russa ha offerto più resistenza del previsto, cedendo solo per 62 26 63.
Entrambe fortissime da junior (Tamira è stata finalista qui nel 2005, la russa ha vinto gli Australian Open nel 2009), si sono un po' perse nel difficilissimo passaggio da Under18 a professioniste. L'austriaca ha lasciato i tornei giovanili molto presto, ma gli ultimi tre anni sono stati davvero avari di successi: l'ultima volta in cui aveva vinto almeno due match consecutivi in uno slam era successo agli US Open del 2007. C'è ancora tutto il tempo per costruire una splendida carriera.
Decisamente pochi problemi per la sua prossima avversaria, Victoria Azarenka, che domina Nadia Petrova con il punteggio di 62 62. Tanto lucida e ordinata la prova di Vika quanto dimessa e opaca la prestazione della russa. Solo il 59% i punti vinti sulla sua prima palla, solitamente colpo decisamente temibile. La bielorussa di Scottsdale, Arizona, torna quindi nei quarti a Wimbledon, dove nel 2009 fu fermata da Serena.
Sono passati solo due anni da quando Sabine Lisicki diventò la prima tedesca dai tempi di Steffi Graf a qualificarsi per i quarti di finale a Wimbledon, per quello che sembrava essere il primo grande risultato di una carriera sulla rampa di lancio. Oggi, il suo ritorno tra le prime otto sa però tanto di rinascita. Quindici mesi sfortunatissimi, iniziati con l'infortunio alla caviglia di Indian Wells nel marzo 2010, sono finalmente alle spalle.La wildcard Sabine batte per 76 61 la sorprendente Petra Cetkovska, numero 81 del mondo.
La ceca, che prima di Wimbledon non aveva ancora vinto un match a livello di tour maggiore, ha opposto resistenza solo in un ottimo primo set conclusosi al tie break per 7 punti a 3, per poi alzare bandiera bianca nel secondo. Questa volta, dopo la vittoria per la Lisicki non ci sono lacrime, ma un sorriso soddisfatto e consapevole: un servizio (fin qui suo il record di questa edizione: 199km/h) e un gioco che si adattano benissimo all'erba potrebbero portarla ancora più distante. Comunque finisca, questo torneo saluta il definitivo ritorno ad alti livelli di una tennista che solo a marzo era numero 218 del mondo. Adesso, Marion Bartoli fa comunque meno paura di Serena Williams.
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