Il più contento sarà Robin Soderling. Da oggi, forse, ogni 31 maggio non busseranno alla sua porta per chiedergli di ricordare la vittoria parigina contro Nadal. Fu un episodio, una delle più grandi sorprese dell'Era Open. Ma la Presa della Bastiglia Tennistica è arrivata oggi, 3 giugno 2015, beffardamente giorno del 29esimo compleanno di Rafa. Sei anni fa aveva il ginocchio mezzo scassato, stavolta ha perso perchè il suo avversario era più forte. Molto più forte. Le sensazioni erano chiare da mesi, e soltanto i tifosi più accaniti dello spagnolo potevano pensare all'impresa di Rafa. Il precedente di Monte Carlo aveva parlato chiaro. Certo, la lunga distanza, gli enormi spazi (fisici e psicologici) dello Chatrier erano fattori da considerare, ma Djokovic è di un'altra categoria. Lo ha disintegrato con un netto 7-5 6-3 6-1 che avrebbe potuto essere ancora più netto se non avesse avuto un pizzico di paura in avvio, quando si è fatto riacciuffare da 4-0 a 4-4. Era come se fosse quasi a disagio con una superiorità così imbarazzante. Si è fatto prendere dalle vertigini e ha dato benzina psicologica allo spagnolo. Nadal ha provato a trasformarsi da Bruce Banner a Incredibile Hulk, anche se il completo azzurro ricorda più….i puffi piuttosto che il supereroe verde. Quando lo ha agganciato, Nadal ha dato l'impressione di poter fare match pari. E' stato l'unico momento in cui ha giocato bene, da Rafa. Ma anche in quei momenti era chiaro che non avesse scampo. Il miglior Rafa si è visto nei setpoint annullati (tre sul 4-5, un altro sul 5-6). Di solito il miglior Rafa mette tanto spazio tra sé e gli avversari, stavolta era appena sufficiente per restare a galla. Quando Djokovic si è preso il primo set con un punto di quelli che di solito vanno a Nadal (passante in recupero, volèe sbagliata), le gerarchie si sono ristabilite. E il Rivoluzionario Nole ha abbassato il ponte levatoio della fortezza.
NUMERI IMPIETOSI
Il resto della partita è stato imbarazzante, quasi doloroso, fin crudele. A Djokovic andava tutto bene, compresi alcuni nastri malandrini, mentre le palle di Nadal (ha più senso chiamarli “pallettoni”?) erano sempre più corte. Il rovescio era il colpo con cui Nole dominava lo scambio, ma era con il dritto che faceva la differenza. La statistica finale è impressionante, di quelle che profumano di sentenza: 23 vincenti di dritto a 3. Ventitrè stoccate con il colpo di “relativa debolezza”, per dirla con il compianto Roberto Lombardi, mentre uno dei migliori dritti di sempre ne ha infilate appena tre. Una roba da gettare la spugna. Una rivoluzione, un 14 luglio francese trasportato al 3 giugno. Sia Djokovic che Nadal hanno commesso 30 errori gratuiti, ma Nole ha tirato il triplo dei colpi vincenti (45 a 16). Numeri impietosi, numeri prevedibili, ampiamente ipotizzati dai bookmakers nonostante l'impressionante record di Nadal al meglio dei cinque set sulla terra battuta: aveva vinto 92 volte su 93, spesso fischiettando. Adesso esce ridimensionato, massacrato, quasi umiliato. Perdere in questo modo, a casa sua, è una profonda umiliazione. Ancora peggio di quando Federer perse a Wimbledon da Stakhovsky. Aveva la bua alla schiena, era ai minimi storici in termini di fiducia. L'anno dopo si è rifatto alla grande e per poco non intascava il titolo. Rafa, invece, stava benino e pensava sinceramente di farcela.
QUEI DATI ANAGRAFICI
Oggi vien da domandarsi: tornerà così forte? E se anche ce la facesse, chi arriva da dietro gli consentirà di farcela ancora? Riuscirà a centrare la tanto attesa “decima” a 30 anni compiuti? La storia non gli è amica: da quando il tennis è diventato “Open”, soltanto 25 dei 185 Slam giocati sono andati a un giocatore di età inferiore ai 29 anni, che diventano 17 se ci limitiamo agli over 30. Di questi, soltanto quattro si sono verificati al Roland Garros (Andres Gomez nel 1990, Rod Laver nel 1969, Ken Rosewall nel 1968 e Andres Gimeno nel 1972). Insomma, nonostante nove titoli e un dominio che resterà nella storia, non è affatto certo che Nadal possa vincere di nuovo a Parigi. Più in generale, si complica la sua rincorsa ai 17 Slam di Roger Federer. Oggi come oggi, è difficile considerarlo favorito in qualsiasi Slam. E la classifica non aiuta: perdendo 1640 punti, lunedì prossimo franerà al numero 10 ATP, che diventerebbe 11 se Tsonga dovesse battere Wawrinka. E' proprio l'età il principale nemico di Novak Djokovic nella scalata all'olimpo. Il serbo ha appena compiuto 28 anni, ma ha iniziato a vincere con continuità un po' troppo tardi. Non sempre per colpa sua, ci mancherebbe, ma con 8 Slam in cascina non sarà semplice acciuffare Federer, o anche solo Nadal. Intanto ha bisogno di vincere questo Roland Garros, per nulla scontato (Murray in semifinale e un possibile Wawrinka in finale sono avversari molto complicati). Però vale la pena ricordare la sua mirabolante capacità di diventare il più forte in tempi di duopolio Roger-Rafa. Il suo tennis un po' robotico (ma con punte di bontà tecnica assolute, vedi il rovescio) può anche non piacere, ma è il meglio che ci sia oggi. E poi lui è un personaggio eccezionale, grande nella vittoria così come nella sconfitta. Dopo aver ingoiato sei sconfitte con una classe esemplare, oggi ha violato il tempio con altrettanta eleganza, senza esultare in faccia a un Nadal e concedendogli l'onore delle armi (merita una menzione anche il pubblico parigino, che ha salutato lo spagnolo con un'ovazione dopo i vergognosi fischi di 6 anni fa). Per alcuni è un “parac….”, per altri è un po' falso, ma la verità è che Novak Djokovic è un signore, un degno numero 1. Ed è giusto che sia stato lui ad abbattere il Regime Nadaliano.
ROLAND GARROS UOMINI – Quarti di Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Rafael Nadal (SPA) 7-5 6-3 6-1
Andy Murray (GBR) b. David Ferrer (SPA) 7-6 6-3 5-7 6-1
Jo WIlfried Tsonga (FRA) b. Kei Nishikori (GIA) 6-1 6-4 4-6 3-6 6-3
Stan Wawrinka (SUI) b. Roger Federer (SUI) 6-4 6-3 7-6