L’azzurro perde ancora contro Alexandr Dolgolpolov. Fatali un paio di episodi sfortunati in avvio di terzo set. C’è amarezza perché il tabellone si era “liberato” di Djokovic.

Di Riccardo Bisti – 6 maggio 2014

 
Alexandr Dolgopolov è ufficialmente la bestia nera di Fabio Fognini. Ci aveva perso quattro volte su quattro: è finita così anche al Mutua Madrid Open. Nello stadio intitolato ad Arantxa Sanchez, campionessa di costanza e attenzione, si sono affrontati due giocatori imprevedibili. Diversi sul piano tecnico, ma capaci di offrire grande spettacolo. In effetti si sono viste tante cose, nelle due ore abbondanti terminate col punteggio di 7-5 4-6 6-3. Non c’è dubbio che Fognini potesse aspettarsi di meglio dall’urna, ma per puntare a traguardi ambiziosi bisogna imparare a vincere certe partite. Stavolta c’è andato vicino, ma gli è mancato qualcosa. Chi critica Fabio ha trovato un paio di argomentazioni anche stavolta. Lasciando perdere l’arrivo in ritardo, che ci può stare (“Scusatemi, ero nell’altro spogliatoio”), Fognini si è innervosito sul finire del primo set (perso 7-5 dopo essere stato avanti di un break), quando ha chiamato il fisioterapista ma gli hanno fatto il trattamento alla coscia destra soltanto tre game dopo. Momenti concitati, in cui non si è capito granchè. Di sicuro, nei game successivi, ha mostrato qualche difficoltà sul piano fisico, fortunatamente scomparsa nel finale. L’handicap alla gamba non gli ha impedito di aggiudicarsi il secondo set, frutto di tre break consecutivi dal 3-3 (due a favore di Fabio). Era dal 2007 che non strappava almeno un set all’ucraino.
 
QUELLA MALEDETTA PALLA BREAK
Purtroppo per Fabio, la partita è girata negativamente in avvio di terzo a causa di un paio di episodi. Nel primo game ha avuto una palla break, cancellata con classe e un po’ di fortuna da Dolgopolov. Sul servizio dell’ucraino, Fabio ha risposto benino, una palla alta e senza peso. Dolgopolov si è fatto trovare sulla tre quarti, nella “terra di nessuno”, e ha inventato un dritto al volo di grande difficoltà, poiché la palla era in fase calante. Un piccolo miracolo che Fognini ha accolto con un plateale applauso, un po’ per l’avversario, un po’ per la dea bendata. L’altro episodio è arrivato nel quarto game, quando Un passante di Fognini è stato giudicato fuori sia dal giudice di linea che dall’arbitro Mohamed Lahyani. “Non c’è spazio, credimi, mi stai uccidendo” gli ha detto Fognini. Niente da fare. In verità, l’azzurro cancellava l’immediata palla break, ma lo strappo arrivava ugualmente un paio di punti dopo. 3-1 Dolgopolov, poi diventato 6-3 qualche minuto dopo. Rispetto a Monte Carlo c’è stato un lieve progresso, nel senso che non ha mollato quando le cose si sono messe male. In fondo, il terzo set è stato deciso da un solo break. Al netto degli episodi “extra” (comunque normali in un match di Fabio), questa sconfitta ha ragioni soprattutto tecniche. Non è facile chiudere Dolgopolov sul suo lato sinistro, soprattutto se l’ucraino si muove come un felino e riesce spesso a prendere l’iniziativa. In particolare, “Dolgo” è stato perfetto al servizio, tirando sette ace (e zero doppi falli) e raccogliendo l’84% di punti con la prima palla. Nonostante tutto, Fognini gli ha tolto tre volte il servizio. In altre parole, il match è stato deciso dai dettagli. E stavolta i dettagli sono girati male. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, Fognini avrà più tempo per ricaricarsi in vista degli Internazionali BNL d’Italia, dove sarà attesissimo. Certo, il tabellone senza Djokovic era invitante….